XXIV settimana T. Ordinario
Avvenne il 20 settembre…
1519 – Ferdinando Magellano inizia il suo viaggio intorno al mondo.
1870 – I bersaglieri entrano a Roma per la breccia di Porta Pia. Fine del potere temporale dei papi.
1946 – Si tiene la prima edizione del Festival di Cannes.
1958 – Entra in vigore la legge Merlin per regolamentare la prostituzione in Italia.
1979 – L’imperatore Bokassa I viene rovesciato da un colpo di Stato.
Aforisma di Ennio Flaiano
«Da quando l’uomo non crede più all’inferno, ha trasformato la sua vita in qualcosa che somiglia all’inferno. Non può farne a meno.»
Preghiera
O Dio, creatore e Signore dell’universo, volgi a noi il tuo sguardo, e fa’ che ci dedichiamo con tutte le forze al tuo servizio per sperimentare la potenza della tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te e lo Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Santo del giorno
L’azione dello Spirito con l’apostolato di un generoso manipolo di laici è alla radice della Chiesa di Dio in terra coreana. Il primo germe della fede cattolica, portato da un laico coreano nel 1784 al ritorno in Patria da Pechino, fu fecondato sulla metà del secolo XIX dal martirio di 103 membri della giovane comunità.
Fra essi si segnalano Andrea Kim Taegon, il primo prete coreano e l’apostolo laico Paolo Chong Hasang. Le persecuzioni che infuriarono in ondate successive dal 1839 al 1867, anziché soffocare la fede dei neofiti, suscitarono una primavera dello Spirito a immagine della Chiesa nascente.
L’impronta di questa comunità dell’Estremo Oriente fu resa, con linguaggio semplice ed efficace, ispirato alla parabola del buon seminatore, dal presbitero Andrea alla vigilia del martirio. Nel suo viaggio pastorale in quella terra il Papa Giovanni Paolo II, il 6-5-1984, iscrisse i martiri coreani nel calendario dei santi.
Parola di Dio del giorno
In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria, chiamata Maddalena, dalla quale erano usciti sette demoni; Giovanna, moglie di Cuza, amministratore di Erode; Susanna e molte altre, che li servivano con i loro beni.
Riflessione
NOLI CREDERE OMNIA QUAE AUDIS = NON CREDERE A TUTTO CIÒ CHE SENTI.
Il tempo in cui viviamo ha moltiplicato a dismisura l’accesso a notizie e informazioni di ogni tipo, attraverso la diffusione capillare dei mezzi di comunicazione che non sono più solo i giornali, la radio e la tv, ma anche il computer e i social: si calcola infatti che nel mondo, per circa 8 miliardi di persone ci siano a disposizione ben sette miliardi e mezzo di telefoni mobili di cui l’80% sono smartphone.
La quantità di informazioni a cui uno può accedere è semplicemente mostruosa e incontrollabile, ma quel che più preoccupa è che tali mezzi tecnologici offrono tutto e il contrario di tutto, rendendo di fatto impossibile un’informazione univoca e corretta su eventi, fatti, persone ecc. Nel mare magnum dell’informazione infatti ognuno può trovare ciò che più gli aggrada, anche se contraddice la logica e il buon senso, il tutto aggravano dalle fake news (di cui potremmo dire che “non sono vere, ma io ci credo!”) che dilagano incontrollate e inquinano oltre alla verità, anche i rapporti fra individui, gruppi, comunità, istituzioni e Stati.
In questo marasma informativo la raccomandazione del testo medioevale “Speculum asceticum” è non solo opportuna, ma doverosa e va declinata in vari momenti.
1) mettere un limite alle informazioni. Essere sempre connessi come si auspica oggi è folle: non serve infatti a sapere di più e meglio, ma crea solo dipendenza. La pratica del digiuno e di un’astinenza che disintossichi è più che mai necessaria in questo campo, ma chi lo fa oggi?
2) imparare ad esercitare il discernimento cioè a distinguere fra vero e falso, per fare scelte coerenti, il che esige un minimo di onestà con sé stessi e un confronto corretto con la propria coscienza, con Dio, con gli altri.
3) mettere in pratica un’altra indicazione del testo in questione: omnes audi; paucis crede; cunctos honora cioè ascolta tutti; credi a pochi; rispetta ognuno. La fiducia non esime infatti dal controllo. 4) Infine va tenuto presente che la chiesa da sempre ha affermato che occorre “credere” senza condizioni o limiti solo a Dio e in Dio, perché Egli è l’unico affidabile, sicuro, l’unico che tutto ciò che dice lo fa e dice solo il bene (bene-dice) e fa bene ogni cosa.
Intenzione di preghiera per la settimana
Preghiamo per coloro che a ogni età soffrono a causa della malattia mentale, perché ad essi siano offerte le cure necessarie dalle strutture sanitarie e l’amore dei fratelli.
Don’t Forget! Santi e beati della carità
S. EMILIA GUGLIELMA DE RODAT
FONDATRICE 1787-1852
Maria Guglielma Emilia nasce da genitori nobili e ricchi in un castello della Francia meridionale. Non ha ancora due anni quando scoppia la Rivoluzione: i genitori la portano dalla nonna materna, a Villeneuve de Rouergue, in un luogo più sicuro. Lei trascorre l’infanzia lì e lì, nel 1798, riceve la 1.a Comunione in un clima ancora malsicuro, perché il terrore è finito, ma ogni anno c’è una congiura di destra o di sinistra, con polizia scatenata, processi, esecuzioni.
Emilia ha 15 anni nel 1802, quando tutte le chiese di Francia sono riaperte al culto, e il “primo console” Napoleone Bonaparte va alla Messa di Pasqua in Notre-Dame di Parigi, dove i rivoluzionari avevano inscenato il “culto della Dea Ragione”. Si ricomincia, dunque. Anche Ordini e Congregazioni si ricostituiscono in mezzo a queste difficoltà, e ne fa esperienza personale Emilia. A 17 anni, nella festa del Corpus Domini del 1804, lei ha scelto di farsi suora ed è ritornata nel 1805 a Villefranche de Rouergue dalle sue prime educatrici, le suore di Saint-Cyr.
Prova in altre Congregazioni: le Suore della Carità, dell’Adorazione perpetua, della Misericordia…non sa decidersi, ma il segnale giunge dalle case dei malati privi di assistenza che va a visitare, e dai loro figli privi di istruzione, condannati all’indigenza. Parte di lì, cominciando a raccogliere e istruire bambini in una stanzetta che le danno le suore di Saint-Cyr. Più tardi lasceranno la loro casa a lei, a una decina di giovani donne che l’hanno raggiunta, al centinaio di bambini che stanno con loro.
Qui Emilia e le compagne prendono i voti, chiamandosi Suore della S. Famiglia. C’è un momento di crisi nel 1819, per la morte di alcune bambine e alcune suore, durante un’epidemia. Scoraggiata, vorrebbe cedere tutto a un altro Istituto ma le consorelle la persuadono a continuare, anche perché la loro opera è richiesta da tante parti. Così l’Istituto si sviluppa, mentre la fondatrice perde le forze. Lei continua a seguire l’Istituto, che presto sarà chiamato a lavorare pure negli ospedali e tra i detenuti: ma alle consorelle chiede innanzitutto l’impegno della preghiera, e quello del silenzio.
Per tutta la vita affianca l’attività alla contemplazione. E, per conto suo personale, aggiunge a tutto questo la sofferenza fisica: il tumore al naso la perseguita, giungerà ad aggredirle un occhio. Abbandona allora le funzioni di Madre generale, e muore pochi mesi dopo, mentre l’Istituto è ormai presente in Francia con 36 case. Pio XII l’ha proclamata santa nel 1950. Il suo corpo è custodito a Villefranche, nella Casa madre dell’Istituto.
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