Venerdì 21 giugno 2024

     

    XI Settimana T. Ordinario anno B

     

    Avvenne il 21 – 6 …

    1280 – Il marchese Guglielmo VII di Monferrato cede Torino, in cambio della libertà, a Tommaso III di Savoia: da questa data la storia della città si legherà ai Savoia

    1940 – Seconda guerra mondiale: la Francia si arrende alla Germania nazista

    1963 – Il cardinale Giovanni Battista Montini viene eletto papa con il nome di Paolo VI

    Oggi è il primo giorno d’estate nell’emisfero boreale e il primo giorno d’inverno nell’emisfero australe.

     

    Aforisma di James Joyce  

    “La vita è come un’eco: se non ti piace quello che ti rimanda, devi cambiare il messaggio che invii”.

     

    Preghiera colletta

    O Dio, fonte di ogni dono del cielo, che in san Luigi Gonzaga hai unito in modo mirabile l’innocenza della vita e la penitenza, per i suoi meriti e la sua intercessione fa’ che, se non l’abbiamo imitato nell’innocenza, lo seguiamo sulla via della penitenza evangelica. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo per i secoli dei secoli. Amen.

     

    Santo del giorno

    Figlio del marchese Gonzaga, nato il 9-3-1568, fin da piccolo fu educato alle armi, tanto che a 5 anni già indossava una mini corazza e un elmo. Ma a 10 anni Luigi aveva deciso che la sua strada era quella che attraverso umiltà, castità e una vita dedicata al prossimo l’avrebbe condotto a Dio.

    A 12 anni ricevette la 1.a comunione da S. Carlo Borromeo. Deciso a entrare nella compagnia di Gesù e dovette sostenere due anni di lotte contro il padre. Libero ormai di seguire Cristo, rinunciò al titolo e all’eredità ed entrò nel Collegio romano dei gesuiti, dedicandosi a umili e malati, distinguendosi nell’epidemia di peste che colpì Roma nel 1590.

    In quell’occasione, trasportando un moribondo, rimase contagiato e morì a soli 23 anni. Era il 1591. Papa Benedetto XIII lo canonizzò il 31-12-1726. È sepolto a Roma nella chiesa di S. Ignazio. È il patrono dei giovani.

     

    Parola di Dio del giorno Matteo 6,19-23

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassinano e non rubano.

    Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore. La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!».

     

    Riflessione

    Luigi Gonzaga entrò nella Compagnia di Gesù nell’anno 1587, a Roma, dopo il noviziato. Durante questo periodo i padri Gesuiti si accorsero subito di avere tra le mani un vero gioiello spirituale. Non solo non aveva bisogno di tutti i discorsi di stampo ascetico, ma il loro problema era di moderare ed equilibrare l’ardore penitenziale che era già patrimonio spirituale del soggetto che dovevano formare.

    E si crearono anche situazioni paradossali al limite dell’umorismo. Luigi era così abituato alla penitenza e all’autocontrollo ascetico che i suoi formatori non trovarono di meglio che proibirgli di… fare penitenza. Con il risultato che per lui la vera penitenza era non fare penitenza.

    E siccome soffriva di emicrania il padre spirituale gli consigliò di non pensare troppo intensamente a Dio, con il risultato che doveva sforzarsi maggiormente per obbedire… di non pensare a Dio, per amore di Dio. Confidava a un suo formatore anziano: “Veramente io non so che fare.

    Il padre rettore mi proibisce di fare orazione, affinché con l’attenzione io non faccia violenza alla testa: ed io maggior forza e violenza mi faccio, mentre cerco di distrarre la mente da Dio che tenerla sempre raccolta in Dio, perché questo già per l’uso mi è quasi diventato connaturale, e vi trovo quiete e riposo e non pena”.

    Dio gli era così presente che giunse a pregare: “Allontanati da me, Signore”. Non so quanti santi hanno osato pregare così, escludendo San Pietro, ma questi aveva detto le stesse parole per altri ben noti motivi.

     

    Intenzione di preghiera

    Preghiamo affinché S. Luigi che per secoli è stato uno dei patroni della gioventù maschile continui a essere un luminoso punto di riferimento anche per i giovani di oggi.

     

    Don’t Forget! Divina Commedia: Inferno 1° canto

    Dante si smarrisce in una selva oscura e trova le tre fiere: lonza, leone, lupa. È soccorso da Virgilio, che lo guida nel viaggio. È la notte tra giovedì 7 aprile e venerdì 8 aprile del 1300. Dante dunque ha 35 anni di età. La selva in cui si è smarrito, non si può descrivere tanto è angosciosa.

    Lui stesso non sa dire come c’è finito, poiché era pieno di sonno quando ha perso la giusta strada: a un tratto però, mentre albeggia, si ritrova ai piedi di un colle, sulla cui vetta spuntano i primi raggi del sole: ciò gli ridà speranza e lo spinge a tentare la scalata del colle, dopo essersi riposato e aver ripensato al pericolo appena corso (come un naufrago che guarda le acque da cui è appena scampato).

    Il poeta inizia a salire la china del colle, ma con fatica e incertezza. Mentre risale il colle, gli appare improvvisamente una lonza dal pelo maculato, agile e snella, che lo spinge più volte indietro. Subito dopo compare un leone, che gli viene incontro con fame rabbiosa e fa tremare l’aria, e una lupa famelica, magra e carica di ogni bramosia.

    Dante perde ogni conforto e scende verso il basso, nella zona non illuminata dal sole. Mentre torna verso la selva, intravede una figura in penombra, appena visibile nella poca luce dell’alba. Intimorito, supplica lo sconosciuto di avere pietà di lui e gli chiede se sia uomo o l’anima di un defunto. L’altro risponde di non essere più in vita, ma di avere avuto i genitori lombardi e di essere originario di Mantova.

    Si presenta come Virgilio, il poeta latino vissuto al tempo di Cesare e Augusto cioè durante il paganesimo, e che ha cantato le gesta di Enea nell’Eneide. Virgilio rimprovera Dante perché sta scivolando verso il male della selva, mentre dovrebbe scalare il colle principio di felicità e Dante risponde, dicendo a Virgilio che lui è il più grande poeta mai vissuto e dichiarandolo suo maestro e modello di stile poetico. Si giustifica indicando la lupa che gli sbarra la strada, pregando Virgilio di aiutarlo a superarla. Virgilio spiega a Dante che, per salvarsi la vita, dovrà intraprendere un altro viaggio.

    Infatti la lupa è animale pericoloso e malefico, che uccide chi la incontri. Virgilio profetizza allora la venuta del «veltro», cane da caccia che ucciderà la lupa e la caccerà nell’Inferno da dove è uscita: il veltro non sarà interessato alle ricchezze materiali ma ai beni spirituali, e la sua patria non sarà nessuna città in particolare. Egli sarà la salvezza dell’Italia, per la quale già altri personaggi han dato la vita, come i troiani Eurialo e Niso, la regina dei Volsci Camilla, il re dei Rutuli Turno, tutti cantati dallo stesso Virgilio nell’Eneide.

    Virgilio dice a Dante che dovrà seguirlo in un viaggio attraverso i tre regni dell’Oltretomba: prima attraverso l’Inferno, dove sentirà le grida disperate dei dannati; poi nel Purgatorio, dove vedrà i penitenti contenti di espiare le loro colpe per essere ammessi in Paradiso. Qui, però, non sarà Virgilio a fargli da guida, ma un’altra anima, più degna di lui ovvero Beatrice. Dante risponde a Virgilio pregandolo di fargli da guida in questo viaggio, poiché è ansioso di vedere la porta di S. Pietro e le pene dei dannati. Virgilio inizia a muoversi e Dante lo segue.

     

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