venerdì 22 dicembre ’17

    3a settimana di Avvento

     

    7° giorno novena di Natale

    O Re delle Genti, da loro bramato e pietra angolare che riunisci tutti in uno: vieni e salva l’uomo che hai plasmato dal fango”.

     

    Iniziamo la Giornata Pregando

    Il tuo aiuto Signore, ci renda perseveranti nel bene in attesa di Cristo, tuo Figlio; quando egli verrà e busserà alla porta ci trovi vigilanti nella preghiera ed esultanti nella lode. Amen.

     

     

     

    FRANCESCA SAVERIO CABRINI

    Nata a S. Angelo Lodigiano nel 1850, rimasta orfana di padre e madre, Francesca voleva chiudersi in convento, ma non fu accettata a causa della sua malferma salute. Prese allora l’incarico di accudire a un orfanotrofio, affidatole dal parroco di Codogno. La giovane maestra, fece molto di più: invogliò alcune compagne a unirsi a lei, costituendo il primo nucleo delle missionarie del S. Cuore, sotto la protezione di S. Francesco Saverio. Portò il carisma negli USA, tra gli italiani emigrati: per questo divenne la patrona dei migranti. Morì a Chicago nel 1917

     

    Ascoltiamo la Parola di Dio (Mt 1,18-24)

    Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre».

     

    Riflessione Per Il Giorno (Giulio Bedeschi 100.000 gavette di ghiaccio)

    La notte di Natale calò sulla distesa bianca; era patetica e struggente come solo i soldati in trincea la sentono, lontani da ogni bene, dispersi nel silenzio, prossimi alle stelle. A mezzanotte, dalle gelide tane disperse fra la neve, ombre lente sortirono sulla pianura e s’avviarono silenziose verso un punto un poco luminoso. Convenivano dagli esigui tuguri ricavati fra neve e terra, pazientemente divisi con pidocchi e topi; andavano a processione e giungevano alla piccola luce, alla baracchetta del Comando di battaglione a salutare Gesù, poiché il cappellano lo chiamava tra gli alpini, in quella notte: diceva la Messa di Natale in prima linea e lo pregava di scendere a trovare gli alpini, che lo attendevano con puro cuore. Pochi avevano trovato posto nella baracchetta, i più stavano nella neve, si erano inginocchiati nella neve e dalla porticina aperta vedevano le due candele accese e il cappellano che pregava per chiamare Gesù. Il cappellano pregava con fervore ma un poco in fretta, perché gli alpini tremavano di freddo, 42 feroci gradi sotto zero, ma erano venuti da Lui. Stavano fermi e buoni nella neve, le ginocchia sprofondate nel bianco parevano di ghiaccio; tenevano la testa bassa a dire le loro semplici preghiere e ogni tanto l’alzavano a guardare il chiarore delle due candele.  Il cappellano leggeva in fretta e a bassa voce le parole della Messa di Natale. Vedi, Bambino Gesù…questi sono gli alpini che fanno la guerra. Ma non ne hanno colpa, Tu lo sai. Sono stati mandati, e devono ubbidire. Preferirebbero lavorare tranquilli nelle loro case, per i loro figli e per le mogli che sono rimaste sole, e per i vecchi. A loro non manca la buona volontà di servirti in pace proprio come vorresti Tu, Pax hominibus bonae voluntatis. Vedi invece dove sono finiti e come soffrono, che vita fanno! Guardali come sono ridotti, quasi peggio di Te quando nascesti: hanno solo un po’ di fradicia paglia per sdraiarsi; Tu almeno avevi il bue e l’asinello a riscaldarti col fiato. Loro, no. Il loro fiato esce dalla bocca e diventa brina, ricade sul bavero e sul petto del cappotto, anche quando dormono; si svegliano così, poveretti, col ghiaccio sugli abiti. E sopportano, perché sono mansueti ed umili di cuore, come Tu vuoi. Quando mi sono voltato verso di loro per annunciare Gloria in excelsis Deo, ho visto che sono inginocchiati nella neve rivolti al tuo altare: me l’aspettavo, li conosco bene. E stanno a testa china, ti pregano, se li ascolti sentirai che ti chiedono soprattutto di farli tornare presto a casa, alle loro montagne; da soli non possono andarci, sono capaci di morire qui, per ubbidire. Tu stesso li hai fatti così; ma se li restituisci alla casa sentirai che felicità, che bontà d’intenti e d’opere vive nel loro cuore Press’a poco così doveva pregare il cappellano, perché era un alpino anche lui.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per tutti coloro che passeranno il Natale lontani da casa per lavoro, malattia o abbandono

     

    Don’t Forget!

    Tra il 21 e il 22 dicembre cade il solstizio (dal latino solstitium, composto da sol =sole e sistere= fermarsi) d’inverno e comincia ufficialmente la stagione fredda. Il solstizio perciò è, in astronomia, il momento in cui il sole raggiunge, nel suo moto apparente lungo l’eclittica, il punto di declinazione massima o minima.  Questo significa che i solstizi di estate e di inverno rappresentano rispettivamente il giorno più lungo e più corto dell’anno. A partire da oggi le ore di sole sono destinate ad aumentare fino al 21/22 giugno, data del solstizio d’estate. 

     

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