venerdì 29 luglio ’16

    XVII Settimana tempo Ordinario

     

    nella fotografia i mestieri di una volta, il bottaio

     

    Iniziamo la giornata pregando

    O Dio onnipotente ed eterno, il cui Figlio fu accolto come ospite a Betania nella casa di Santa Maria e Santa Marta, concedi anche a noi di esser pronti a servire Gesù nei fratelli, perché al termine della vita siamo accolti nella tua dimora. Per il nostro Signore…Amen

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    S. Marta

    sorella di Maria e Lazzaro di Betania. Nella loro casa Gesù amava sostare durante la predicazione in Giudea. Il Vangelo presenta Marta come donna di casa, sollecita e indaffarata per accogliere degnamente il gradito ospite, mentre la sorella Maria se ne sta quieta in ascolto. Marta ricompare nella risurrezione di Lazzaro. Marta ricompare nel Vangelo nel drammatico episodio della risurrezione di Lazzaro, dove chiede il miracolo con la stupenda professione di fede nella onnipotenza del Salvatore e nella risurrezione dei morti, e durante un banchetto al quale partecipa Lazzaro, da poco risuscitato, e anche questa volta ci si presenta in veste di donna tuttofare. I primi a dedicare una celebrazione liturgica a S. Marta furono i francescani, nel 1262.

    Vangelo del giorno

    In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta». 

     

    Riflessione Per Il Giorno (Michele Brambilla)

    Una statua della Madonna? O un’immagine di suo Figlio? Non sappiamo di preciso se l’una o l’altra cosa. Ma sappiamo che, da un punto di vista artistico, non valeva granché. Eppure don Ivan Martini è morto per quella statua, o per quell’immagine. La Chiesa è fatta anche da uomini così. Erano le nove e mezza di mattina quando don Ivan, 65 anni, parroco di Rovereto sul Secchia – una frazione di Novi di Modena -, è entrato nella sua chiesa per recuperare quel che era sacro, per lui e per i fedeli. Un sopralluogo concordato con i Vigili del fuoco e programmato da tempo. La chiesa era pericolante dopo il terremoto. Don Ivan è entrato con i pompieri. Hanno cominciato a scappare insieme, quando sembrava suonassero le trombe dell’Apocalisse. Ma lui non ce l’ha fatta. Dicono che forse la veste si è impigliata da qualche parte. «L’ho raccolto che ancora respirava» racconta Gino Galiotti, uno che frequenta la parrocchia. «Ma si capiva che non ce l’avrebbe fatta. Una trave lo aveva schiacciato. È morto quasi subito. Che cosa vuole che le dica? Era qui da una decina d’anni e gli volevano tutti bene. Si occupava anche dei carcerati, insomma uno di quei preti degli ultimi».

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo perché non si faccia più ricorso alla violenza come mezzo di soluzione dei problemi

     

    134° quadro della serie: i 1000 quadri più belli del mondo

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    TIZIANO VECELLIO: BACCO E ARIANNA 1523 – OLIO SU TELA – 176 X 191 cm – NATIONAL GALLERY, LONDRA

     

    Questo quadro fu realizzato dal Tiziano (1480 – 1576 circa) per il duca di Ferrara Alfonso d’Este. Il quadro rappresenta il mito di Teseo e Arianna e il successivo incontro di questa con Bacco. Minosse, re di Creta, aveva incaricato l’architetto Dedalo di costruire un labirinto da dove fosse impossibile uscire per imprigionarvi il mostruoso Minotauro metà uomo e metà toro. Per saziare il Minotauro, Minosse costrinse Atene, sottomessa a Creta, a inviare ogni 9 anni 7 fanciulli e 7 fanciulle. Teseo, figlio di Egeo re di Atene, si unì al gruppo; entrò nel labirinto, affrontò il mostro e lo uccise. Questo

    grazie all’aiuto di Arianna, figlia di Minosse, che si era innamorata di lui: infatti in cambio della promessa di portarla via con sé egli ricevette un gomitolo di filo da dipanare nel labirinto, per assicurarsi così la via del ritorno. Teseo, però, una volta scampato il pericolo si pentì della promessa fatta ad Arianna e meditò di liberarsi di lei. E così, dopo aver fatto scalo a Nasso per rifornirsi di acqua e di cibo, si imbarcò sulla nave e ripartì. Il quadro del Tiziano racconta quello che succede da questo punto: in un paesaggio idilliaco sull’isola di Nasso, nel silenzio della natura, irrompe il corteo del dio trionfante, accompagnato da ninfe, satiri e animali. In una scena ricca di corpi e colori accesi, Bacco scende dal carro trainato da ghepardi e vede Arianna sola e abbandonata da Teseo, la cui nave è all’orizzonte (la si nota all’estrema sinistra). Il dipinto, ricco di simbolismi, è come diviso in due parti: una dominata dall’azzurro del mare e del cielo che ha come protagonista Arianna la quale infatti è destinata a salire in cielo. Bacco impietosito dalla sua storia, afferra la corona di fiori che la ragazza ha in capo e la lancia in cielo dove formerà la Corona Boreale, piccola costellazione dell’emisfero nord, di forma circolare (si nota a sinistra in alto). L’altra parte delle vicenda si svolge in terra, in una natura selvaggia dove sono le forze istintive, primordiali di cui Bacco è personificazione, a dominare. Il senso del dipinto è complesso, ma è evidente che da una parte l’intenzione non è di condannare gli eccessi, ma di sottolineare come anche la dimensione dionisiaca permetta una certa liberazione dagli affanni del mondo. Dall’altra il quadro rappresenta un’esaltazione dell’amore fedele (Arianna) che, tradito in terra, ha però il risultato sorprendente del suo riconoscimento in cielo. 

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