Venerdì 3 giugno 2022

     

    Settima settimana di pasqua

     

    Aforisma del giorno di Nicolàs Gòmez Dàvila

    I Vangeli e il Manifesto comunista sbiadiscono; il futuro del mondo appartiene alla Coca-Cola e alla pornografia.

     

    Preghiera del giorno

    Dio, che hai promesso di stabilire la tua dimora in quanti ascoltano la tua parola e la mettono in pratica, manda il tuo Spirito, perché richiami al nostro cuore quello che il Cristo ha fatto e insegnato, e ci renda capaci di amarci gli uni gli altri come lui ci ha amati. Per Cristo nostro Signore. Amen.

     

    Santo del giorno

    I martiri Ugandesi sono 22 servitori, paggi e funzionari del re di Buganda, l’odierna Uganda, convertiti dai missionari del cardinal Lavigerie che vennero uccisi in quanto cristiani sotto il regno di Mwanga II (1884-1903) tra il 15-11-1885 e il 27-1-1887.

    Inizialmente l’opera dei missionari venne ben accolta dal re Mutesa e dal successore Muanga, il quale però sotto l’influenza dal cancelliere del regno e dai capitribù, decise la soppressione fisica dei cristiani. Tra loro Carlo Lwanga, capo dei paggi del re, bruciato vivo con 12 compagni il 3-6-1886.

    Papa Benedetto XV beatificò i 22 martiri il 6-6-1920 e furono canonizzati nel 1964 da Paolo VI che nel suo viaggio in Africa, intitolò loro il santuario di Namugongo, eretto sul luogo del martirio di S. Carlo Lwanga e compagni. Sono stati loro i primi fedeli cattolici dell’Africa sub-sahariana ad essere proclamati santi.

     

    Parola di Dio del giorno Giovanni 21,15-19

    Quando si fu manifestato ai discepoli ed essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene».

    Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?».

    Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse “Mi vuoi bene?”, e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore.

    In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».

     

    Riflessione del giorno – Parabola di Jacques Loew

    Per riflettere su che cos’è la comunità prendiamo l’immagine di un albero carico di frutti. L’unità in questa immagine è data dall’albero stesso, ma i suoi frutti non hanno relazione fra loro: ciascuno per sé, il sole per tutti.

    Non è questa l’immagine della vera comunità! Prendiamo allora i singoli frutti, li cogliamo uno a uno e li mettiamo in un canestro: è la comunità-contenitore dove si sta insieme perché si è nella stessa cassa, ma da perfetti estranei.

    Neanche questa è l’immagine della vera comunità! Proviamo allora a prendere i nostri frutti, sbucciarli e metterli nel frullatore per farne un succo: stesso sapore, stesso colore, stessa consistenza tutti uguali. Annullate le differenze. Non è nemmeno questa la vera comunità! L’immagine che più rispecchia la vera comunità è la macedonia, per ottenere la quale bisogna compiere alcuni passaggi: – Prendere la frutta e lavarla o sbucciarla – Poi tagliare la frutta a cubetti e mescolare il tutto – Infine, aggiungere lo zucchero e la macedonia è pronta.

    Io posso ancora gustare ogni pezzo da solo se voglio, oppure posso mangiare i pezzi di più frutti col cucchiaio. Ognuno mantiene il suo gusto; ognuno ha perso la durezza perché è stata tolta la buccia, ognuno è stato fatto a pezzettini (che è poi l’immagine del morire a sé stessi).

    È questa la comunità vera dove tu ti metti in comune, ti giochi. E nella comunità-macedonia, quali frutti vengono spezzati di meno? I più piccoli: i frutti di bosco. Nella macedonia più sei piccolo e meno ti devi spezzare, più sei grande più devi essere fatto a fette per essere gustato. È questa l’immagine più appropriata della vita della comunità cristiana, della parrocchia.

    Non è pensare tutti nella stessa maniera, bensì vivere la propria identità, la propria originalità, la propria diversità ma in vista di un bene più grande, del bene comune. Dalla comunità-macedonia dall’unione di diversi tipi di frutta viene fuori un sapore straordinario e buono; siamo frutti differenti, ma unendoci, ci arricchiamo a vicenda e nello stare insieme e nel rispetto delle diversità, creiamo l’unità. Solo allora Gesù potrà aggiungere lo zucchero dello Spirito Santo e trasformarci in alimento prelibato!

     

    Intenzione di preghiera del giorno

    Preghiamo per la Chiesa: lo Spirito Santo la riunisca nell’unità del corpo di Cristo e infonda in essa la verità e carità.  

     

    Don’t forget! Storia dei martiri cristiani

    Martiri Canadesi -1642 – 1649

     

    NOMI DEI MARTIRI CANADESI:

    1. RENÉ GOUPIL, coadiutore, 29 settembre
    2. ISAAC JOGUES, sacerdote, 18 ottobre
    3. JEAN DE LA LANDE, coadiutore, 19 ottobre
    4. ANTOINE DANIEL, sacerdote, 4 luglio
    5. JEAN DE BRÉBEUF, sacerdote, 16 marzo
    6. GABRIEL LALLEMANT, sacerdote, 17 marzo
    7. CHARLES GARNIER, sacerdote, 7 dicembre
    8. NOËL CHABANEL, sacerdote, 8 dicembre

    JEAN de BRÉBEUF nacque il 25-3-1593 nel castello feudale di Condé-sur-Vire a Bayeux in Francia. Discendente di antica famiglia nobile, aveva 20 anni quando nel 1617 entrò nel Noviziato dei Gesuiti a Rouen e il 25-3-1622 fu ordinato sacerdote.

    Nell’aprile 1625 s’imbarcò con altri Gesuiti a Duppe, per il Canada, in quell’epoca colonia francese, raggiungendo Québec il 19 giugno. In questa terra si fece notare per l’anima eroica e generosa, tanto che le Suore Orsoline di Québec lo chiamavano «personificazione della grandezza e del coraggio».

    Per 5 mesi accompagnò gli Indiani Algonchini, nelle foreste; apprese la lingua, redigendo un dizionario, una grammatica, un catechismo – rimasti unici documenti di una lingua scomparsa insieme al suo popolo – e facendosi rispettare da loro. 

    Nel marzo 1626, Giovanni de Brébeuf s’imbarcò su una canoa degli Uroni e risalì il fiume S. Lorenzo e poi il fiume Ottawa, raggiungendo dopo trenta giorni il territorio degli Uroni, dove rimase tre anni in solitudine, a causa degli stregoni che gli facevano terra bruciata intorno, e riuscendo a battezzare solo bambini in fin di vita.

    Tuttavia, dal 1637 la sua tenacia e il suo zelo iniziarono a dare i frutti, tanto che nel 1649, quando il 16/3 fu martirizzato, erano 7000 gli Uroni battezzati.

     

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