Venerdì 3 marzo 2023

     

    1a settimana di Quaresima  

     

    Aforisma di Khalil Gibran

    “Le anime più forti sono quelle temprate dalla sofferenza. I caratteri più solidi sono cosparsi di cicatrici”.

     

    Preghiera del giorno

    Concedi, o Signore, alla tua Chiesa di prepararsi interiormente alla celebrazione della Pasqua, perché il comune impegno nella mortificazione corporale porti a tutti noi un vero rinnovamento dello spirito.

    Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

     

    Santo del giorno

    Nasce il 31-7-1801 a Bergamo. Primogenita dei 7 figli di Antonio Verzeri e della contessa Elena Pedrocca-Grumelli, Teresa fa i primi studi in casa, guidata dal canonico Giuseppe Benaglio.

    Più tardi la troviamo con le monache benedettine di S. Grata, a Bergamo, ma lascia il monastero, per dedicare la sua vita e il suo impegno nel mondo. L’8-2-1831, insieme al canonico Benaglio, fonda la Congregazione Figlie del S. Cuore di Gesù. Saranno educatrici e guide delle ragazze povere, orfane e abbandonate.

    Morto il Benaglio nel 1836, gravano su lei le fatiche per la formazione delle religiose, le costituzioni, i rapporti con Roma. Un lavoro imponente di volumi sui doveri delle religiose, dalle costituzioni, dalle oltre 3.500 lettere che scrive di persona. Muore a Brescia il 3 marzo 1852. 

     

    Parola di Dio del giorno Matteo 5,20-26

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio.

    Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

    Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».

     

    Riflessione del giorno di Andrej Sinjavskij

    «Non molto tempo dopo il mio arrivo nel lager, verso sera, un’ora prima della ritirata mi si avvicinò un tale e mi chiese con cautela se non volessi ascoltare l’Apocalisse. Mi condusse nel locale della caldaia dov’era più facile nascondersi a delatori e carcerieri.

    Lì, nella penombra di quel covile, simile a una caverna, si erano già raccolte e si rimpiattavano negli angoli, sedendo sui talloni, alcune persone. E io pensai che qualcuno avrebbe estratto da sotto il giubbotto il libro o il fascio di fogli, ma mi sbagliavo. Illuminato dai bagliori rossastri della caldaia, un uomo si alzò e cominciò a recitare a memoria parola per parola l’Apocalisse.

    Quindi il fuochista disse: “E adesso continua tu Fiodor!”. Fiodor si alzò e recitò a memoria il capitolo successivo. Poi ci fu un salto nel testo, perché colui che sapeva la continuazione era a lavorare con il turno di notte. – Beh, lo sentiremo un’altra volta – disse il fuochista, e dette la parola a Piotr.

    A quel punto mi resi conto che quei detenuti, tutti semplici contadini che avevano da scontare di 10 a 15, 20 anni di lager, si erano suddivisi tutti i principali testi della Sacra Scrittura; li avevano imparati a memoria, e incontrandosi segretamente di tanto in tanto li ripetevano per non dimenticarli. I contadini del locale della caldaia dicevano l’uno: “Io sono l’Apocalisse, capitolo 22”; l’altro. “e io il Vangelo secondo Matteo, capitolo 3”.

    E così via, in una staffetta scandita da ciò che ognuno serbava nella memoria. Questo era cultura, nella sua successione, nella sua essenza primitiva, nella sua sopravvivenza clandestina, sostenuta da una catena della memoria, di bocca in bocca, di mano in mano, da una generazione all’altra, da un lager all’altro!

    Ma non di meno cultura! E in una delle sue manifestazioni più pure ed elevate. E se non ci fossero al mondo simili uomini e la loro tenace staffetta, la vita dell’uomo sulla terra perderebbe il suo significato».

     

    Intenzione di preghiera

    Preghiamo per le vittime dell’ennesimo drammatico naufragio di profughi sulle coste della nostra penisola e perché si faccia di tutto per evitare che si ripetano.

     

    Don’t Forget! La situazione dei profughi in Turchia dopo il naufragio di Crotone

    (AsiaNews) – Nel corso del 2022 la Turchia ha espulso 68.290 afghani e più di 12.511 pakistani e i migranti di altri Paesi per un totale di 120mila espulsioni totali. Sono i dati della direzione generale per la migrazione delle Turchia relativi all’anno scorso, dopo che la tragedia nel Mediterraneo (con più di 60 migranti morti, tra cui almeno 12 bambini, e i cui cadaveri sono stati recuperati nei pressi di Crotone, in Sud Italia) ha riacceso i riflettori su quella che viene chiamata la rotta orientale e che dalla Turchia si dirama nella rotta balcanica (percorsa a piedi attraverso l’Europa dell’Est) e nella rotta del Mediterraneo orientale, che si sviluppa invece via mare. La Turchia ospita 3,9 milioni di rifugiati, il numero più alto al mondo e di cui la maggior parte (3,7 milioni) sono siriani scappati dalla guerra iniziata nel 2011.

    Altri 322mila rifugiati registrati dalle organizzazioni internazionali provengono da Afghanistan, Iraq, Iran e Somalia.  In base a un accordo del 2016 con alcuni leader europei, la Turchia si impegna a farsi carico dei rifugiati presenti sul Paese utilizzando i fondi dell’Ue. Eppure le condizioni dei profughi in Turchia dopo tutti questi anni continuano a essere drammatiche: a inizio gennaio la direzione generale per la migrazione aveva annunciato che avrebbe espulso altri 5mila afghani, sulla falsariga delle espulsioni praticate nel 2022.

    Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, oltre il 98% dei rifugiati in Turchia vive fuori dai campi profughi in circostanze difficili e spesso precarie e molte famiglie hanno esaurito le proprie risorse economiche. Molti non hanno altra scelta se non ricorrere a meccanismi di sopravvivenza come il lavoro minorile, l’accattonaggio in strada o dando in sposa le figlie minorenni.

    Gli afghani sono anche vittime di sequestri di riscatto e una fonte di AsiaNews aveva raccontato che “molte persone” sono morte lungo la frontiera tra Afghanistan, Iran e Turchia nel “disperato tentativo” di ricominciare una nuova vita lontano dai talebani. La situazione è peggiorata a seguito della riconquista talebana del Paese ad agosto 2021: come è noto, oltre ai divieti e alle limitazioni imposti alle donne, la situazione umanitaria è tragica, con oltre il 90% della popolazione sotto la soglia della povertà.

     

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