Tempo di Natale
Famiglia di Gesù, Giuseppe e Maria
Aforisma del giorno di Natale
Astro del ciel, pargol divin, mite agnello, Redentor…luce dona alle menti, pace infondi nei cuor…
Preghiera del giorno
O Dio, nostro creatore e Padre, Tu hai voluto che il tuo Figlio crescesse in sapienza, età e grazia
nella famiglia di Nazareth; ravviva in noi la venerazione per il dono e il mistero della vita, perché diventiamo partecipi della fecondità del tuo amore.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Santo del giorno
Oggi siamo invitati a contemplare la S. Famiglia nella casetta di Nazareth, dove Maria e Giuseppe sono intenti a far crescere il fanciullo Gesù. Possiamo immaginare la Vergine accanto al Bambino o Giuseppe nella falegnameria dove Gesù impara a lavorare.
Ma per Maria e Giuseppe il Bambino è assieme il loro Dio e il loro prossimo più caro. Fu dunque a Nazareth che gli atti più sacri (pregare, ascoltare la Parola di Dio ecc.) coincisero con le normali espressioni colloquiali che ogni mamma e ogni papà rivolgono al loro bambino. Fu a Nazareth che gli «atti di culto dovuti a Dio» (quelli stessi che intanto venivano celebrati nel tempio di Gerusalemme) coincisero con le normali cure con cui Maria vestiva Gesù, lo lavava, lo nutriva, assecondava i suoi giochi.
Fu allora che cominciò la storia di tutte le famiglie cristiane, per le quali tutto (gli affetti, gli avvenimenti, la materia del vivere) può essere vissuto come sacramento: segno reale e anticipazione di un amore Infinito.
Parola di Dio del giorno Matteo 2,13-15.19-23
I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Dall’Egitto ho chiamato mio figlio». Morto Erode, ecco, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe in Egitto e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino».
Egli si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele. Ma, quando venne a sapere che nella Giudea regnava Archelao al posto di suo padre Erode, ebbe paura di andarvi. Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nazareth, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
Riflessione del giorno di Mons. Josemarìa Escrivà
«Il Natale è considerato come la festa della famiglia. Il ritrovarsi insieme e lo scambio dei doni sottolineano il forte desiderio di reciproca comunione e pongono in luce i valori più alti dell’istituzione familiare. Essa si riscopre come comunione d’amore tra persone, fondata sulla verità, sulla carità, sull’indissolubile fedeltà dei coniugi, sull’accoglienza della vita.
Nella luce del Natale, la famiglia avverte la propria vocazione a essere una comunità di progetti, di solidarietà, di perdono, di fede, dove ogni individuo non perde la propria identità, ma, apportando i propri doni specifici, contribuisce alla crescita di tutti. Così è avvenuto nella Santa Famiglia, che la fede presenta come inizio e modello delle famiglie illuminate da Cristo».
Intenzione di preghiera per il giorno
Per le famiglie cristiane, perché sull’esempio della S. Famiglia di Nazareth custodiscano, trasmettano e testimonino la fede, speranza e carità che rendono la famiglia immagine di Dio.
Don’t Forget! I santi della carità
Charbel Makhlouf
Charbel morì la vigilia di Natale del 1898, mentre celebrava la Messa. Nevicava e tutte le strade per l’eremo erano innevate e nessuno nel monastero poteva informare gli abitanti del villaggio della morte dell’eremita, ma lo stesso giorno ogni abitante del villaggio sperimentò l’intima convinzione che padre Charbel era stato chiamato in cielo.
I giovani si avviarono con le pale a sgombrare la neve per raggiungere il monastero di Annaya. “Abbiamo perso la stella splendente che proteggeva il nostro Ordine, la Chiesa e il Libano con la sua santità” scrisse il Priore. “Preghiamo perché Dio renda Charbel nostro patrono, che vegli su di noi e ci faccia da guida nelle tenebre della nostra vita terrena”. Il giorno di Natale, padre Charbel fu sepolto nella fossa comune del monastero.
La notte seguente una misteriosa luce divenne visibile in tutta la valle e continuò a brillare per 45 notti. La tomba fu aperta alla presenza di un medico e di altri testimoni: seppur coperto di fango, il corpo riesumato era perfettamente conservato. La salma fu sottoposta a esami medici, che confermarono l’assenza dei segni di decomposizione; inoltre, emanava un aroma e un fluido di origine sconosciuta (una miscela di plasma e sangue) che ha continuato a fuoriuscire fino a oggi dal corpo del Santo.
Il corpo di Charbel fu lavato, vestito con abiti nuovi, deposto in una bara aperta e riposto in una stanza del monastero. A causa del fluido che continuava a fuoriuscire dal corpo, i monaci dovevano cambiare le vesti del Santo ogni due settimane. Il 24-5-1927 i resti mortali di Charbel furono posti in una bara di metallo e trasferiti in una tomba di marmo nella chiesa del monastero.
Nel 1950 il misterioso fluido cominciò a fuoriuscire dalla tomba. Il Patriarca maronita la fece aprire e riesumò la salma alla presenza di una commissione medica, rappresentanti della chiesa e funzionari della città: il Santo si presentava in stato di perfetta conservazione. Il fluido che filtrava dal suo corpo aveva corroso la bara di metallo e si era fatto strada attraverso il marmo della tomba.
Il corpo di S. Charbel fu lavato, vestito con abiti nuovi e mostrato al pubblico. Quell’anno ad Annaya si ebbe un numero record di guarigioni e di conversioni miracolose. Il monastero divenne il punto focale dei pellegrinaggi, non solo dei cristiani, ma anche dei musulmani e di persone di altre fedi. Il 7-8-1952 la tomba fu aperta alla presenza del Superiore Generale e sotto gli occhi di molti credenti e non credenti. Il Monaco dormiva, vestito con i suoi paramenti che gli furono cambiati poiché saturati…
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