7.a settimana del tempo pasquale
Novena di pentecoste
Avvenne il 6 giugno…
1878 – Apre la tranvia Milano-Gorgonzola-Vaprio, la prima a vapore in Italia.
1944 – Le truppe alleate sbarcano in Normandia.
1949 – Viene pubblicato il romanzo di George Orwell 1984.
1978 – I PAC, a Udine, assassinano il maresciallo di Antonio Santoro. L’autore è Cesare Battisti.
1982 – Il ministro della difesa Ariel Sharon dà inizio all’Operazione Pace in Galilea in Libano.
2000 – La suora italiana Maria Laura Mainetti è martirizzata da tre sataniste a Chiavenna
Aforisma di S. Paolo
“I frutti dello Spirito di Dio sono: amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé.”
Preghiera Colletta
O Dio, che con la glorificazione del tuo Figlio e con l’effusione dello Spirito Santo ci hai aperto il passaggio alla vita eterna, fa’ che, partecipi di così grandi doni, progrediamo nella fede e nel tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo, per i secoli dei secoli. Amen.
Santo del giorno

San Norberto è il fondatore, nel 1121, di un antico ordine monastico, che però si dedicò anche all’evangelizzazione “ad extra”, anticipando così l’avvento degli ordini mendicanti: i Premostratensi. Il nome viene dalla valle francese di Prémontré, nei pressi di Laon, dove il santo si era fermato insieme ad alcuni compagni.
Norberto era nato a Xanten, in Germania, tra il 1080 e il 1085. Fece vita mondana, ma poi un evento lo sconvolse e lo indusse a cambiare. Un fulmine gli cadde vicino, per fortuna solo tramortendolo. Divenne prete, fondò l’ordine – che presto si diffuse in Europa e anche in Palestina – dal 1126 fu vescovo di Magdeburgo. Morì nel 1134 ed è santo dal 1582.
È il patrono delle partorienti, per essere “rinato” a nuova vita. Il suo corpo riposa a Praga (Repubblica Ceca), nel Monastero di Strahov.
Parola di dio del giorno Giovanni 21,15-19
In quel tempo, quando si fu manifestato ai discepoli ed essi ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?».
Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse “Mi vuoi bene?”, e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene».
Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi».
Riflessione di don Arturo Bellini su don Bepo
«Ai miei Sacerdoti: Vorrei vedervi santi. Vorrei che foste innamorati di Dio e che vi donaste con generosità a rendergli testimonianza del vostro amore col vivere una vita di immolazione come Lui vuole e come è nel fine della nostra esistenza. Vorrei che da questo amore a Dio partisse la dedizione al bene dei nostri figlioli, con l’amore di un padre, con la saggezza di un sacerdote, con l’amabilità di un giovane, con la comprensione e la condiscendenza di una madre. Vorrei che fossero in voi perfette queste virtù, come vorrei che fossero perfette in me. Chiedo a voi quello che io non ho saputo fare.
Abbiate un grande amore verso ciascuno: e soffrite delle loro sofferenze, specialmente quando dovete usare parole o maniere severe. Dovete soffrire più voi che loro”. Don Giuseppe Vavassori (Bergamo 10-1-1959). Don Bepo Vavassori domanda ai suoi preti e cooperatori di essere padri. Non fratelli e amici dei minori loro affidati, ma “padri”, capaci di testimoniare con la parola e il comportamento il valore della vita, la distinzione tra il bene e il male, il senso di responsabilità verso gli altri e il mondo; “padri” capaci di additare nell’attuale contesto comunicativo – divenuto un vero labirinto – il filo che permette di ritrovare la via che fa guadagnare l’uscita, evocato dal mito di Teseo e Arianna.
Il Vangelo indica nella paternità di Dio “il filo dall’Alto” che porta a respirare aria a cielo aperto, a rivedere l’orizzonte vasto e confinato e a ritrovare la connessione con lo Spirito che dà il coraggio di salpare e di prendere il largo senza temere venti e bufere. Queste non mancano mai: arrivano senza preavviso con caratteristiche diverse, perché ogni età, come ogni epoca, porta sfide nuove, nuovi sogni, nuove domande.
Intenzione di preghiera
Preghiamo perché la chiesa, chiamata a vivere il periodo di mezzo tra la tua venuta e il regno dei cieli, sappia sempre mantenere salde le sue radici e libero il suo sguardo verso il futuro.
Don’t Forget! BEATA MARGHERITA LUCIA
SZEWCZYK FONDATRICE 1828-1905


Łucia Szewczyk nacque nel 1828 a Szepetówka (Ucraina). Rimase presto orfana e venne allevata da una sorellastra, che era già sposata, potendo ricevere una buona istruzione. A vent’anni professò nel 3° Ordine francescano, con voti privati, e cominciò ad assistere alcune anziane bisognose. Avrebbe desiderato entrare in un istituto, ma la Chiesa era perseguitata e gli ordini religiosi soppressi. A 40 anni intraprese un pellegrinaggio in Terra Santa dove stette tre anni circa servendo a Gerusalemme i pellegrini nell’ospedale di S. Giuseppe, insieme ad alcune suore. Fu poi pellegrina a Loreto e infine i stabilì a Zakroczym (Varsavia), che era sotto l’occupazione russa, e si dedicò con grande amore al servizio di anziane ammalate.
Provvidenziale fu l’incontro col beato Onorato Koźmiński: nelle sue mani Lucia emise la professione religiosa, prendendo il nome di Maria Margherita. Insieme ad alcune compagne, nel 1881 diede origine a una nuova congregazione (le Sorelle dei poveri) che operò in clandestinità per 10 anni, poi si trasferirono in Galizia dove era concessa una certa libertà religiosa. Nominata superiora, madre Margherita Lucia per oltre vent’anni guidò la congregazione a servizio dei più poveri, mettendo però sempre al primo posto la vita spirituale. L’Eucaristia fu la fonte del suo zelo apostolico. Ebbe una profonda devozione per la Vergine Addolorata, che scelse come Patrona dell’Istituto. Il motto era: «Tutto per Gesù attraverso il Cuore Addolorato di Maria». Fu quindi aperta una casa ad Hałcnów (Cracovia) dove, il 14-8-1891, dalle mani del cardinale Dunajewski, le suore ricevettero l’abito religioso. Nasceva così la Congregazione delle Figlie della Beata Maria Vergine Addolorata, dette Suore Serafiche.
La casa generalizia fu aperta a Oświęcim, dove si edificò un grande convento e una chiesa intitolata a Maria Vergine Addolorata. Si diede vita a una scuola per le ragazze povere e ad alcuni laboratori di sartoria. Le suore iniziarono a prestare il loro servizio anche negli ospedali. Dopo aver dato le dimissioni da superiora trascorse gli ultimi mesi di vita nella casa religiosa di Nieszawa dove morì il 5 giugno 1905. Madre Szewczyk è stata beatificata a Cracovia il 9 giugno 2013. La congregazione è oggi presente anche in Svezia, Francia, Italia, Stati Uniti e Bielorussia, con opere dedicate all’assistenza di anziani e infermi e all’istruzione giovanile.
Nessun commento
È possibile postare il commento di prima risposta.