Tempo di Quaresima
Avvenne il 7 marzo…
1798 – Nasce la Repubblica Romana.
1876 – Lo statunitense Alexander Graham Bell ottiene il brevetto per l’invenzione del telefono.
1912 – La spedizione di Roald Amundsen raggiunge il Polo sud.
1996 – In Palestina viene formato il primo parlamento democraticamente eletto.
2013 – Il leader nordcoreano Kim Jong-un minaccia di bombardare con armi nucleari la Corea del Sud e gli USA
Antifone della quaresima Amos 5,14
“Cercate il bene e non il male, se volete vivere, e il Signore sarà con voi”.
Preghiera
Accompagna con la tua benevolenza, Padre misericordioso, i primi passi del nostro cammino penitenziale, perché all’osservanza esteriore corrisponda un profondo rinnovamento dello spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Santo del giorno

Nato a Ch’ungju nel 1812, fu un illustre funzionario coreano che, intrapraprese sin dalla giovane età la carriera nella pubblica amministrazione e a 39 anni divenne governatore. Presto iniziò però a trovar difficile il conciliare le sue mansioni con la fede cristiana che professava e si dimise perciò dal suo incarico e si dedicò all’insegnamento della lingua coreana ai missionari stranieri.
Nel 1866, quando una nave russa attaccò la provincia di Hamgyong, fu incaricato dalla moglie del reggente di recarsi dal vescovo francese Simeone Berneux per chiedere aiuto alle truppe europee di Pechino. Ma, i russi si ritirarono prima che Berneux potesse giungere a Seoul.
Dei funzionari governativi, offesi per l’intervento di un cristiano, decretarono l’eliminazione dei cattolici e Nam Chong-sam fu arrestato, torturato e decapitato il 7 marzo 1866. Spirò invocando i nomi di Gesù e Maria. Fu beatificato nel 1968 e canonizzato nel 1984 insieme ad altri numerosi testimoni della fede in terra coreana.
Parola di Dio del giorno Isaia 58,1-9
Così dice il Signore: «Grida a squarciagola, non avere riguardo; alza la voce come il corno, dichiara al mio popolo i suoi delitti, alla casa di Giacobbe i suoi peccati. Mi cercano ogni giorno, bramano di conoscere le mie vie, come un popolo che pratichi la giustizia e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio; mi chiedono giudizi giusti, bramano la vicinanza di Dio: “Perché digiunare, se tu non lo vedi, mortificarci, se tu non lo sai?”. Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari, angariate tutti i vostri operai.
Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi e colpendo con pugni iniqui. Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso. È forse come questo il digiuno che bramo, il giorno in cui l’uomo si mortifica? Piegare come un giunco il proprio capo, usare sacco e cenere per letto, forse questo vorresti chiamare digiuno e giorno gradito al Signore?
Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti?
Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora invocherai e il Signore ti risponderà, implorerai aiuto ed egli dirà: “Eccomi!”».
Riflessione Frammenti di vita
Le tante cose assurde che avvengono nel mondo, più che stupirci o indignarci dovrebbero farci capire che la realtà è così complessa, che chi pensa di avere la ricetta giusta per ogni problema, dovrebbe essere sottoposto a urgente TSO (trattamento sanitario obbligatorio).
Che oltre alla realtà anche la gente sia strana e complicata lo conferma un episodio avvenuto negli anni della missione in Bolivia: una coppia di pensionati onesti e buoni d’animo, era riuscita dopo un’intera vita di lavoro e risparmi a costruirsi una casetta non distante dalla parrocchia dove ogni giorno partecipava alla Messa serale. A un certo punto non li si vide più e nessuno sapeva dire dov’erano finiti.
Un giorno li incontrai per caso e dissero di essere stati costretti a vendere la casa per andare a vivere all’estrema periferia della città: “Cosa vi è successo?” domandai. E l’uomo: “Un nipote ci ha chiesto di fargli da garante per i suoi debiti e, per evitare che finisse in carcere abbiamo ipotecato la casa. Ma i suoi debiti erano così tanti, che abbiamo perso tutto e ora viviamo in una stanzetta in affitto a 10 km da qui”. “E il nipote?” chiesi. “Non l’abbiamo più visto: lui ha evitato la prigione, ma ci siamo finiti noi, in pratica”.
È un episodio doloroso, simile a tanti altri che capitano in ogni parte del mondo e che la sapienza antica ha condensato nel proverbio: “Dai miei amici mi guardi Iddio, che dai nemici mi guardo io”. Non so se in Ucraina esista un proverbio del genere, ma è bene che Zelens’kyj se ne ricordi la prossima volta.
Intenzione di preghiera
Preghiamo affinché lo Spirito Santo ci conceda il discernimento necessario a distinguere il bene dal male e le persone di cui possiamo fidarci e quelle (da non odiare, ma) da tenere a debita distanza.
Don’t Forget! Foto a commento del frammento di questa settimana (vedi sopra).
“DAI MIEI AMICI MI GUARDI IDDIO, CHE DAI NEMICI MI GUARDO IO”.
Fotografo OLMO FATTORINI: India, sul treno verso Varanasi.
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