2a Settimana del Tempo Ordinario
nell’immagine un quadro di Giuseppe Costantini
Proverbio del Giorno (Madagascar)
Il dolore è come un tesoro; lo si mostra solo agli amici
Iniziamo la Giornata Pregando (Preghiera di S. Benedetto)
“Padre buono, ti prego: dammi un’intelligenza che ti comprenda, un animo che ti gusti, una pensosità che ti cerchi, una sapienza che ti trovi, uno spirito che ti conosca, un cuore che ti ami, un pensiero che sia rivolto a te, degli occhi che ti guardino, una parola che ti piaccia, una pazienza che ti segua, una perseveranza che ti aspetti. Amen”
TIMOTEO e TITO
Timoteo, di madre giudea e padre pagano, si avvicinò alla comunità cristiana dove per la conoscenza delle Scritture, godeva di grande stima. Paolo lo scelse come compagno di ministero. Tito di famiglia greca, pagano, venne convertito in uno dei suoi viaggi da Paolo che lo mandò a Corinto per riconciliare i cristiani con l’apostolo. Quando va Gerusalemme per l’incontro con gli apostoli, Paolo porta con sé Timoteo –circonciso- con Tito l’incirconciso: nei due riunisce simbolicamente gli uomini della legge e gli uomini dalle genti. Paolo scrisse 2 lettere a Timoteo e 1 a Tito quando erano vescovi di Efeso e Creta.
Ascoltiamo La Parola di Dio (Luca 10,1-9)
Il Signore designò altri 72 discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi…Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà messo dinanzi, curate i malati che vi si trovano, e dite loro: Si è avvicinato a voi il regno di Dio».
Riflessione Per Il Giorno (Mattutino Ravasi)
L’arca di Noè aveva in sé il corvo e la colomba. Se l’arca prefigura la Chiesa, è inevitabile che – nel diluvio del male del mondo – la Chiesa contenga ambedue questi generi: i corvi che cercano il proprio interesse e le colombe che cercano la gloria di Cristo. La frase è di S. Agostino: dal suo commento al Vangelo di Giovanni abbiamo tratto la metafora dell’arca di Noè. Mentre imperversa il diluvio che si stende come un manto di morte sulla «malvagità grande della terra» e su «ogni intimo intento del cuore umano dedito solo al male» (Genesi 6,5), anche nell’area serena della nave di Noè è presente l’eterno scontro tra bene e male. Il simbolismo animale del corvo e della colomba è ovviamente convenzionale, perché non sembra che i piccioni siano così pacifici e innocenti come li abbiamo classificati noi umani. Sta di fatto che il significato sotteso non può essere smentito: anche nella Chiesa si ramifica il peccato e ne siamo stati spesso testimoni e forse anche un po’ attori, perché tutti noi portiamo il nostro granello «di lievito di malizia», per usare un’espressione paolina. Diceva Giovanni Paolo II: «La Chiesa è certamente santa, come professiamo nel Credo; essa però è anche peccatrice, non come corpo di Cristo, bensì come comunità fatta di uomini peccatori».
Intenzione del giorno
Preghiamo per i terremotati del centro Italia, per le vittime e per chi ha perduto tutto
La foto della settimana
Giovedì 17 gennaio – Città del Vaticano
I butteri – cioè i pastori della Maremma, tra Toscana e Lazio – a cavallo davanti alla basilica di San Pietro per il giorno di sant’Antonio Abate, protettore degli animali domestici
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