lunedì 6 aprile ’20

     

    LUNEDì DELLA SETTIMANA SANTA

     

     

    Frase del giorno: Isaia 42,1-7

    «Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto di cui mi compiaccio…Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta; proclamerà il diritto con verità. Non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra, e le isole attendono il suo insegnamento».

     

    Iniziamo la Giornata Pregando (Salmo 26)

    Il Signore è mia luce e mia salvezza: di chi avrò timore? Il Signore è difesa della mia vita: di chi avrò paura? Quando mi assalgono i malvagi per divorarmi la carne, sono essi, avversari e nemici, a inciampare e cadere. Se contro di me si accampa un esercito, il mio cuore non teme; se contro di me si scatena una guerra, anche allora ho fiducia. Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi. Spera nel Signore, sii forte, si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

     

    PIETRO DA VERONA

    Sebbene nato da genitori eretici, la rettitudine di cuore gli fece intuire la verità. A 7 anni imparò il Credo ed entrato nell’Ordine Domenicano, nei lunghi anni di preparazione, mise le basi della santità che fece di lui un atleta di Cristo. A un confratello confidò che sempre chiedeva al Signore la grazia di morire martire. Nominato nel 1242 Inquisitore per la Lombardia, combatté gli eretici, finché fu ucciso per loro mano sulla strada da Como a Milano.

     

    Parola di Dio del Giorno (Gv 12,1-11)

    Sei giorni prima di Pasqua, Gesù andò a Betania, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo.  Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.  Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

     

    Riflessione Per Il Giorno (Don Davide Rota)

    Non credo sia mai capitato in duemila anni che per tutta la Quaresima e la Settimana Santa siano stati sospesi i riti e le cerimonie pubbliche, neppure nei periodi di persecuzione. Significativo è quanto avvenne nel 304 a 49 cristiani rei di avere celebrato illegalmente l’eucaristia domenicale ad Abitina, nell’attuale Tunisia. L’anno prima Diocleziano con un editto ordinava la distruzione di testi e luoghi di culto cristiani e proibiva loro di riunirsi per i riti religiosi. Arrestati e condotti davanti ai magistrati, fu loro chiesto perché avessero disobbedito agli ordini. Risposero: “Sine dominico non possumus” cioè in altre parole “Se ci obbligate a non celebrare, è meglio morire perché senza eucaristia non possiamo vivere”. La situazione attuale è stata accettata dalle nostre autorità religiose per gravissimi motivi di salute pubblica e le comunità cristiane hanno dimostrato di condividere la scelta. Nondimeno rimane dolorosa l’assenza dei riti, così come strazianti sono i commiati dai propri cari (5.000 morti in un mese nella sola bergamasca) ridotti a una rapida benedizione in presenza di poche persone. Rimane la possibilità di seguire i riti attraverso i mezzi di comunicazione e la certezza che dal Papa all’ultimo dei sacerdoti quotidianamente hanno celebrato e celebreranno le liturgie della Settimana Santa per tutti. Abbiamo inoltre la percezione che il dolore di questi giorni abbia riavvicinato alla preghiera tanti che in tempi migliori l’avevano dimenticata o persino snobbata.   

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo perché l’isolamento e il distanziamento a cui siamo obbligati questi giorni, non distanzi né isoli nessuno di noi da Dio e dalla preghiera.

     

    DON’T FORGET! “1.000 quadri più belli del mondo”

    REMBRANDT HARMENSZOON VAN RIJN: LE TRE CROCI 1653 - puntasecca e bulino - 38,1 x 43,8 cm - Metropolitan Museum of Art - New York

    REMBRANDT HARMENSZOON VAN RIJN: LE TRE CROCI 1653 – puntasecca e bulino – 38,1 x 43,8 cm – Metropolitan Museum of Art – New York

     

    Le tre croci è uno dei più grandi capolavori della produzione artistica di Rembrandt e rappresenta l’apice della sua bravura come incisore. Egli eseguì il disegno sulla lastra di rame a puntasecca, una tecnica che gli consentì di utilizzare le aree rialzate dallo strumento (ago a punta secca) scalfendo la superficie di metallo. Grazie a un uso originale dell’inchiostro sulle lastre e alla stampa su diversi tipi di materiale, Rembrandt poté così creare un’opera unica ogni volta che eseguiva una stampa. Al di là della padronanza della tecnica, questa è una delle più intense e drammatiche crocifissioni della storia dell’arte. Lo sfondo tempestoso e carico di tenebre fa pensare a una enorme grotta nella quale da una superiore apertura piove una cascata di luce che evidenzia la parte centrale del quadro e soprattutto il crocifisso che emerge su tutti. Del resto è proprio Gesù l’unico personaggio che il pittore si preoccupa di definire con cura. Sugli altri la luce produce effetti diversi secondo la vicinanza o meno alla croce: i vicini sembrano dissolversi nel chiarore (il gruppo di dolenti e pie donne è appena abbozzato); quelli che invece escono dal fascio di luce, piombano nelle tenebre e i sommi sacerdoti, scribi e farisei sulla sinistra del quadro sembrano fondersi in un unico blocco. La luce contribuisce anche a movimentare la scena: attorno al Cristo immobile in croce, tutti si agitano, compresi i ladroni che, a differenza del Signore, tentano di divincolarsi dai lacci del supplizio. Le donne letteralmente si lasciano andare nel dolore, gli amici di Gesù si disperano alzando le mani al cielo; i soldati a cavallo pensano a eseguire la condanna; i due in primo piano indifferenti, se ne tornano a casa; i giudei confabulano tra loro ecc. Sembra un commento al motto dei Certosini: “Stat crux dum volvitur orbis”, la croce è salda mentre il mondo si agita. Un solo personaggio rimane fermo in tutto quel bailamme: è il centurione in ginocchio davanti al Cristo che, vedendolo morire in quel modo esclama: “Veramente costui è il Figlio di Dio”. Insomma Rembrandt riesce a farci entrare nel dramma del Calvario senza nascondere nulla della crudeltà e malvagità umana, ma nel contempo aprendo la porta alla speranza e alla certezza che lì dentro si compie la salvezza dell’umanità e del mondo. 

     

     

     

     

    Condividi questa!

    Informazioni sull'autore

    Potrebbe piacerti anche

    Nessun commento

    È possibile postare il commento di prima risposta.

    Lascia un commento

    Please enter your name. Please enter an valid email address. Please enter a message.

    WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com