sabato 13 giugno ’20

     

     

     

    nell’immagine una fotografia dal Cimitero monumentale di Milano tra storia, leggende e simboli

     

     

    X Settimana del Tempo Ordinario

     

    Proverbio del Giorno (proverbio Tibetano)

    Quando c’è una meta, anche il deserto diventa strada.

     

    Iniziamo la giornata pregando

    Dio onnipotente, che in S. Antonio di Padova, hai dato al tuo popolo un insigne predicatore e patrono di poveri e sofferenti, fa’ che per sua intercessione seguiamo gli insegnamenti del Vangelo e sperimentiamo nella prova il soccorso della tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo. Amen

     

    Antonio da Padova

    Fernando di Buglione nasce a Lisbona. A 15 anni è novizio tra i Canonici Regolari di S. Agostino e a 24 anni è ordinato prete. Nel 1220 giungono a Coimbra i corpi di 5 frati francescani decapitati in Marocco, dove si erano recati per ordine di S. Francesco e Fernando entra fra i Minori mutando il nome in Antonio. Invitato al Capitolo generale di Assisi, ha modo di ascoltare Francesco. Per circa un anno e mezzo vive nell’eremo di Montepaolo: su mandato di Francesco, inizierà poi a predicare a Padova e in Francia. Nel 1227 diventa provinciale dell’Italia settentrionale proseguendo nella predicazione. Il 13 giugno 1231 spira a Padova.

     

    Ascoltiamo la Parola di Dio (Mt 5,33-37)

    Gesù disse ai discepoli: «Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”; “No, no”; il di più viene dal Maligno»

     

    Riflessione Per Il Giorno (Dai sermoni di S. Antonio)

    Nella mano è simboleggiata l’attività caritativa; dobbiamo stendere la mano ad utilità del prossimo e articolarla, per così dire, in tante parti a seconda delle necessità. Viene usata una sola parte (della mano), quando ci dedichiamo solo a Dio; ne vengono usate due parti, quando si somministra al prossimo il nutrimento dell’anima e del corpo. L’agilità delle dita, cioè la pratica delle virtù nella vita attiva, compie due cose: prende la grazia data da Dio, quindi la trattiene, cioè la conserva, per non perderla. In questa mano, dunque, dobbiamo avere i doni della fortezza, della carità e dell’ele­mo­sina, e l’incenso della devozione interiore, affinché tutto ciò che facciamo, sia fatto con devozione. “Per offrirli nella casa del Signore”. E questo è ciò che si dice anche nell’Apoca­lisse: “E il fumo degli incen­si, con le preghiere dei santi, salì davanti a Dio per mano dell’angelo” (Ap 8,4). Chi cerca la propria lode per le buone opere che compie, non offre doni nella casa di Dio e neppure il fumo dell’incenso sale davanti al Signore. Veniamo così istruiti a fare l’offerta delle nostre opere nella casa del Signore, davanti a lui, cioè con pura coscienza nella quale egli dimora, e da lui solo attendere la ricompensa. Solo così, mediante il ministero degli angeli deputati alla nostra custodia, la nostra devozione salirà a Dio e la sua grazia scenderà su di noi, affinché anche noi diveniamo finalmente capaci di salire alla sua gloria. Ce lo conceda colui che è benedetto nei secoli. Amen.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per don Berto e tutti i missionari bergamaschi defunti

    Don’t forget…!

    13/06/2005: muore Mons. Berto Nicoli, prete diocesano fidei donum e primo missionario bergamasco in Bolivia; fu pure 3° superiore del Patronato S. V. e parroco di S. Croce in Malpensata. Missionario di frontiera, spostò sempre più in là i confini della presenza dei bergamaschi in Bolivia, aprendo ogni volta nuove comunità. Il suo corpo riposa nel Santuario di Melga (Cochabamba) da lui fatto costruire e dedicato alla Madonna.

     

    Foto della Settimana

    ATLANTA – GEORGIA – STATI UNITI

    Poliziotti in ginocchio fanno pugno contro pugno con i manifestanti in segno di solidarietà per la morte di George Floyd. 

    FOTO CURTIS COMPTON/ATLANTA JOURNAL-CONSTITUTION VIA AP

     

     

    IL RICORDO E IL GRAZIE…

     

    6) MONS.

    ACHILLE BELOTTI

    Nato il 28-11-1937 a Foresto Sparso

    Morto il 10-marzo-2020 a Bergamo

    ACHILLE BELOTTI. Nato nel 1937 a Foresto Sparso, è stato ordinato l’8-6-1963 come membro della Comunità missionaria del Paradiso. Fra il 1964 ed il 1965 coadiutore a Bibbiena (Arezzo), prima di trasferirsi fra i migranti meridionali della periferia milanese a Corsico e Gratosoglio. Fra il 1974 ed il 1978 era stato cappellano fra gli emigranti in Belgio e, tornato a Bergamo, diventa Segretario del Centro per la pastorale scolastica, direttore dei Centri Pastorali, direttore dell’Ufficio Pastorale dellaSalute, Sofferenza, Assistenza. Sempre degli anni ’80 e ’90 sono gli incarichi presso l’ufficio pastorale scolastica, da vicario episcopale per la formazione del comportamento cristiano, vicario episcopale e poi delegato vescovile per l’Annuncio della Parola e Liturgia; direttore uff. catechistico e ufficio liturgico (1993-97). Nel 1986 è stato nominato prelato d’Onore di S. Santità, mentre fra il 1997 ed il 2001 era stato parroco della Cattedrale. In vista del Giubileo del 2000 aveva presieduto la relativa commissione diocesana, e assunto l’incarico di delegato vescovile per il Sostentamento del Clero. Si era dedicato anche all’ufficio pellegrinaggi e per poco più di un anno (2001-‘02) è stato parroco di S. Maria delle Grazie in città. Dal 2002 al 2013 era stato parroco di Gavarno S. Antonio, Nembro. Uno dei collaboratori più fedeli del Vescovo Beschi, muore a 82 anni per il coronavirus il 10-3-2020. «Ci sono alcuni elementi che contraddistinguono le persone che provengono dal mondo contadino: la concretezza e la determinazione, ma anche la serenità interiore. Don Achille ha assorbito dalla famiglia questo nutrimento, in particolare la mamma ha accompagnato la sua crescita intuendo la futura scelta sacerdotale. Anche il parroco di Foresto Sparso, don Leone Locatelli, è una figura determinante per la nascita della vocazione; in seguito il passaggio dal seminario alla comunità del Paradiso dà il senso di un forte e generoso slancio missionario. Sensibilità e fede, insieme alla passione per la lettura, lo studio e la ricerca si sono tradotti nel coinvolgimento e nella voglia di conoscere e cambiare le situazioni difficili e problematiche, come quelle incontrate tra gli immigrati del Sud alla periferia di Milano o dei minatori in Belgio».

     

     

     

     

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