nell’immagine un dipinto di Viktor Popkov (1932 – 1974)
XXIVa Settimana t. Ordinario
Aforisma del giorno (F. Falconi)
Avevano previsto tutto. Tranne l’imprevedibile. Cioè quasi tutto.
Iniziamo la giornata Pregando
O Padre, conforto dei poveri e dei sofferenti, non abbandonarci nella nostra miseria: il tuo Spirito Santo ci aiuti a credere con il cuore, e a confessare con le opere che Gesù è il Cristo, per vivere secondo la sua parola e il suo esempio, certi di salvare la nostra vita solo quando avremo il coraggio di perderla. Per Cristo nostro Signore. Amen.
CIPRIANO
nacque a Cartagine verso il 210. Dopo tre anni dalla sua conversione al cristianesimo, fu eletto vescovo della sua città. Ritiratosi in clandestinità durante la persecuzione di Valeriano, quando seppe di essere stato condannato a morte, tornò a Cartagine per dare testimonianza di fronte ai propri fedeli e venne decapitato nel 258.
Ascoltiamo la Parola di Dio Luca 7,1-1
Gesù entrò in Cafarnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». Gli inviati, tornando a casa, trovarono il servo guarito.
Riflessione del Giorno (Frammenti di vita)
E’ pensionato ed è solo: alla pensione c’è arrivato in modo naturale; alla solitudine, mettendoci del suo. Il tempo non gli manca, a differenza di un suo personale pensiero, ma è convinto che glielo possa fornire il suo giornale che ogni giorno legge dalla prima all’ultima pagina. Però fa delle notizie verità infallibili e ripete come un mantra che: “se lo dice il giornale, vuol dire che è vero”. Lo si è consigliato di leggere anche altri quotidiani e alcuni libri: niente da fare per uno che scambia la fedeltà con l’ostinazione. Così che all’ennesima invettiva, ho risposto prendendola alla larga: “Più di 2000 anni fa Cicerone sosteneva che per dire il vero, bisogna prima rispondere a 7 domande (le dico in latino per far colpo): “Quis? Quid? Ubi? Quibus auxiliis? Cur? Quomodo? Quando?”. “Sarebbe?” dice. “Tu sei convinto che X ha rubato perché l’ha detto il giornale, ma le domande a cui si deve rispondere per circostanziare le accuse sono: “Chi è il ladro? Cosa e quanto ha rubato? Dove l’ha fatto? Chi sono i complici? Perché ha rubato? Infine, come e quando?”. “Come faccio a saperlo?” borbotta confuso. “Appunto: tu non sai e dubito che anche il miglior giornale del mondo possa rispondere in modo esauriente a tutte le domande. Perciò un po’ più di prudenza sarebbe necessaria, non ti pare?”
Intenzione del giorno
Preghiamo per gli insegnanti e i maestri, perché siano sempre alunni della verità che insegnano
Don’t forget!
Oggi si ricorda il MASSACRO DI SABRA E SHATILA opera delle Falangi libanesi con altri elementi a essa legati, e provocò la morte di un numero di civili compreso fra 762 e 3.500, in prevalenza palestinesi e sciiti libanesi. La strage avvenne fra le 6 a.m. del 16 e le 8 a.m. del 18-09-1982 nel quartiere di Sabra e nel campo profughi di Shatila, entrambi alla periferia ovest di Beirut. |
Istituzioni Caritative bergamasche: Centro “Zabulon”
Zabulon è un servizio della Caritas di Bergamo e si situa in una struttura nel complesso della sede Caritas Diocesana. Il quartiere che ospita la struttura è semi periferico, nella zona sud ovest della città, la quale è caratterizzata dalla presenza della stazione ferroviaria non distante. Come è facilmente immaginabile l’area è frequentata da soggetti multiproblematici e al margine della società (tossico dipendenti, alcolisti, prostitute ecc), ma è anche una zona con molti servizi e agenzie del terziario
(sede CISL, Opera Bonomelli, Casa del giovane, Patronato S. Vincenzo…) e quindi non residenziale, ma di transito. L’utenza del centro Zabulon comprende persone con le problematiche più varie: persone con problemi mentali, tossicodipendenti, senza fissa dimora, spacciatori, prostitute, etilisti, persone indigenti economicamente e immigrati con problemi di marginalità. Il servizio è considerato di bassa soglia o di riduzione del danno e offre una mensa (diurna e serale), il servizio docce, un guardaroba. Sulla base di uno specifico progetto educativo predisposto dal Centro di Primo Ascolto e Coinvolgimento della Caritas le persone accedono a tali servizi. L’utenza accolta proviene da tutta la provincia di Bergamo: il 40% del totale dei beneficiari di Zabulon sono immigrati extracomunitari, per un totale di 60 accessi alla settimana. I servizi coinvolti nei progetti personali sono molteplici e dipendono dalla situazione del singolo. Solitamente il centro di ascolto condivide gli obiettivi con i servizi sociali di riferimento e con gli educatori di Zabulon che rimandano all’operatore di riferimento le osservazioni registrate durante il passaggio dei singoli utenti nel servizio. Servizi offerti dal Centro Pluriservizi Zabulon:
– GUARDAROBA E DOCCE: Gli interventi hanno l’obbiettivo di ridurre il danno e consentire a chi vive la strada un luogo in cui poter ricominciare ad aver cura di sè. Hanno diritto ad usufruire di questi servizi soggetti multiproblematici in carico ai servizi sociali segnalati dal centro di Primo Ascolto.
– MENSA: Gli interventi hanno l’obbiettivo di soddisfare i bisogni primari.
Il ricordo e il grazie… REMIGIO MADOTTO Morto il 24 marzo 2020 Si è spento all’ospedale Bolognini di Seriate l’ex sostituto commissario Remigio Madotto, 67 anni di Pedrengo, pensionato dal 2012 dopo aver lavorato quarant’anni alla Digos. Lascia nel dolore la moglie Mariella Cattaneo, le due figlie Silvia e Marta e gli amati nipoti. Era ricoverato da un paio di settimane dopo i primi sintomi e la positività al tampone. Originario del Friuli, arruolato nel 1971, l’anno successivo era stato assegnato alla Questura di Bergamo venendo destinato fin da subito alla Uigos (la Digos di allora) che nasceva proprio in quegli anni difficili. Nel 1983, con la qualifica di ispettore, era stato assegnato alla Questura di Brescia fino al 1° luglio 1984, data del trasferimento a Bergamo, dove fu riassegnato alla Digos fino al pensionamento. I colleghi lo ricordano come persona «seria, responsabile, competente e benvoluta da tutti». E ne ricordano anche l’impegno negli anni del terrorismo di estrema sinistra «durante i quali era riuscito a distinguersi per il suo fiuto investigativo», per poi occuparsi del tifo violento «con fare deciso ma sempre garbato». Fu tra i fondatori del Siulp, il sindacato italiano unitario lavoratori di polizia e ricoprì il ruolo di segretario provinciale fino alla pensione, quando, tolta la divisa, entrò a far parte dell’Auser di Pedrengo come revisore dei conti. |
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