giovedì 3 giugno ’21

     

    Nona Settimana Tempo Ordinario

     

    Proverbio del giorno (Abruzzo)

    Triste che non ha niente, ma più triste chi non ha nessuno.

     

    Preghiera del giorno

    Salve corpo di Cristo, nato da santa Vergine, Carne viva, Divinità integra, vero Uomo. Salve vera Salvezza, Via, Vita, Redenzione del mondo, che la tua destra ci liberi da tutti i mali.

    Salve sangue di Cristo, bevanda santissima del cielo, onda salvifica che lava i nostri peccati. Salve sangue versato dalla ferita sul fianco di Cristo appeso alla croce, salve onda salvifica.  Amen.

     

    Santo del giorno

    CARLO LWANGA e 12 COMPAGNI MARTIRI. Tra il 1885 e il 1887, in Uganda i cristiani subirono una violenta persecuzione. Le vittime furono un centinaio.

    Tra loro Carlo, domestico del re Muanga dell’antico regno indipendente del Buganda, bruciato vivo insieme a 12 compagni il 3 giugno 1886.

    Carlo Lwanga, capo dei paggi reali, era stato battezzato dai Padri Bianchi del cardinale Lavigerie. Inizialmente la loro opera, avviata nel 1879, venne ben accolta dal re Mutesa e dal successore Muanga che però si fece influenzare dal cancelliere del regno e dal capotribù.

    Tanto che decise la soppressione fisica dei cristiani, alcuni dei quali uccisi con le sue mani. I martiri dell’Uganda furono beatificati il 6 giugno 1920 da Benedetto XV e canonizzati da Paolo VI l’8 ottobre 1964.

    A loro è stato inoltre dedicato un grande santuario a Namugongo consacrato da Paolo VI nel 1969. 

     

    La Parola di Dio del giorno Marco 12,28-34

    Si avvicinò a Gesù uno scriba e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”.

    Il secondo è: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, secondo verità, che Egli è unico e non c’è altri fuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».

    Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

     

    Riflessione del giorno – Mons. Ravasi: Mattutino

    Tutti hanno un orologio e nessuno ha tempo. Scambiate le due cose: lasciate il vostro orologio e riprendetevi il vostro tempo.

    La frase appartiene al filosofo francese contemporaneo Michel Serres che ha cercato di intrecciare il sapere umanistico con quello scientifico, interessandosi così di fisica e di geometria ma anche di arte, storia e poesia.

    Questa sua battuta sul rapporto tra orologio e tempo è meritevole di considerazione. L’orologio è diventato, soprattutto ai nostri giorni, una sorta di giudice inesorabile: persino quando si è in chiesa, è facile vedere fedeli che controllano l’ora sul quadrante dei loro orologi, quasi a contingentare il tempo destinato a Dio.

    Si diventa, così, schiavi delle scadenze prefissate. Guai a infrangere la sequenza degli impegni di un ufficio, guai a interrompere una serie di affari o di incombenze per restare da soli, fermarsi, passeggiare, pensare, respirare!

    Certo, non bisogna dilapidare «il tempo che divora ogni cosa» (edax rerum), come diceva Ovidio, un tempo «che si è fatto breve» (S. Paolo ai Corinzi).

    Tuttavia, in una società frenetica come la nostra, convinta solo che «il tempo è denaro», è necessario qualche volta di più buttar via l’orologio e riappropriarsi del nostro tempo per viverlo in modo personale, libero, intimo, creativo, quieto e sereno.

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Preghiamo per i giovani che si preparano al matrimonio con il sostegno della comunità cristiana: perché crescano nell’amore, con generosità, fedeltà e pazienza

     

    Don’t Forget! Storia dei martiri cristiani: le crociate (La crociata dei fanciulli 1212)

    La tradizione afferma che nel maggio del 1212 un pastorello dodicenne di nome Stefano proveniente dall’Orléans, si presentò al Re di Francia Filippo II, affermando che Cristo gli era apparso e gli aveva ordinato di raccogliere fedeli per la crociata, consegnandogli una lettera che diceva essergli stata affidata da Dio.

    Filippo II diede la missiva ai teologi che la considerarono un falso: quindi ordinò al fanciullo di tornare a casa, ma questi non si scoraggiò e iniziò a predicare in pubblico presso l’abbazia di Saint-Denis.

    Prometteva a quelli che si sarebbero uniti a lui che i mari si sarebbero aperti davanti a loro, come Mosè e che sarebbero arrivati a piedi in Terra santa.

    Il ragazzo iniziò a viaggiare, raccogliendo proseliti e facendosi aiutare nella predicazione dai suoi convertiti. Alla fine la Crociata partì verso Marsiglia.

    I piccoli crociati si precipitarono al porto per vedere il mare aprirsi ma, poiché il miracolo non avveniva, alcuni si rivoltarono contro Stefano accusandolo di averli ingannati, e tornarono a casa.

    Molti rimasero in riva al mare ad aspettare il miracolo per alcuni giorni, finché due mercanti marsigliesi (Ugo il Ferreo e Guglielmo il Porco) offrirono loro un passaggio gratis.

    Stefano accettò e partirono 7 navi con l’intero contingente di bambini. Due navi affondarono per una tempesta vicino all’Isola di S. Pietro (Sardegna) e gli occupanti morirono affogati.

    I superstiti furono consegnati dai mercanti di Marsiglia ai musulmani che li vendettero come schiavi.

     

     

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