27a Settimana del tempo ordinario
Aforisma del giorno – di Nicolàs gòmez dàvila
Borghesia è ogni insieme di individui scontenti di ciò che hanno e soddisfatti di ciò che sono.
Preghiera del giorno
O Signore, manda a noi il tuo Spirito perché illumini le nostre menti e le renda disponibili alla verità.
Così sapremo ascoltare gli altri con attenzione, simpatia, fiducia e umiltà, e rispondere con rispetto, con calma e sincerità.
Ti preghiamo, fa che la divergenza di opinioni non intacchi la stima e l’amore vicendevoli. Amen.
Santo del giorno 9 ottobre
S. DIONIGI (SAINT DÉNIS) PRIMO VESCOVO DI PARIGI
Secondo la tradizione, San Dionigi fu il primo vescovo di Parigi, inviato in Gallia dal Papa Fabiano nel 250. Subì il martirio insieme al sacerdote Rustico ed al diacono Eleuterio.
Le reliquie sono custodite nella Basilica che Santa Genoveffa fece erigere nel 495. Accanto ad essa nel secolo VII sorse la celebre abbazia che da lui prese il nome.
La versione più accreditata, lo indica come mandato dal Papa con gli altri due compagni, ad evangelizzare nel III secolo, la Gallia, divenendo primo vescovo di Parigi che allora si chiamava Lutezia.
Il Martirologio Romano promulgato da Giovanni Paolo II ha fatto chiarezza circa l’identità di questo S. Dionigi, distinguendolo dall’omonimo Areopagita, primo vescovo di Atene, con il quale erroneamente era stato identificato.
La Parola di Dio del giorno Luca 11,27-28
Mentre Gesù parlava, una donna dalla folla alzò la voce e gli disse: «Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!». Ma egli disse: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!».
Riflessione: Anno di s. Giuseppe riflessione di Pippo Corigliano
Giuseppe non è un santo facile da capire: sposa una donna meravigliosa, ma scopre che è votata allo Spirito Santo; vorrebbe proteggere il bambino e gli capita una stalla come nursery; vorrebbe avere un po’ di pace e deve scappare in Egitto.
E per rifarsi una vita, andare a Nazareth, cittadina conosciuta perché da lì non può venire nulla di buono. Deve assistere alla profezia di Simeone che preannuncia a Maria il cuore trafitto da una spada e si angoscia nella ricerca di Gesù che sta fra i dottori.
Maria stessa dice “Tuo padre e io ti cercavamo…” è lei infatti a citare Giuseppe che in tutto il Vangelo non dice una parola, ma si limita a ricevere ed eseguire indicazioni avute in sogno… Sembra che una figura così susciti più compassione che ammirazione e invece non è così.
Io sono figlio di un’epoca in cui è considerato fortunato chi realizza i propri sogni: i sogni che fa lui, non i sogni in cui gli angeli danno indicazioni. Nella mentalità di oggi c’è una radicale resistenza all’idea che “mio cibo è fare la volontà del Padre” (Giovanni 4) come dice Gesù.
Siamo stati allevati con la mentalità di chi, ogni tanto, rivolge un pensiero a Dio, ma si aspetta che Dio lo aiuti a realizzare la propria volontà. Giuseppe al contrario dimostra che l’uomo felice (felice!) è quello che vive secondo la volontà di Dio e sa di aver ricevuto da Dio una missione da compiere e che riuscirà a compierla solo col suo aiuto.
Cioè non faccio un favore a Dio se vado a Messa anche nei giorni feriali o recito il Rosario, ma è Dio che fa un favore a me perché mi ha chiamato con la vocazione cristiana. Tutti gli attimi della mia vita acquistano sapore e interesse quando realizzo ciò che Dio vuole, nell’ambito della famiglia, del lavoro e della vita quotidiana.
Se penso ai “fatti miei” la vita è angosciata, se faccio la volontà di Dio la vita è saporita. Giuseppe non è un poveretto che ha dovuto sopportare tante contrarietà, ma è l’uomo forte e felice che fa la volontà di Dio e muore sereno con Gesù e con Maria.
Intenzione di preghiera del giorno
Perché capiamo che il modo felice di vivere la vita non è fare ciò che vogliamo, ma ciò che vuole Dio.
Don’t Forget!
Era il 9 ottobre 1927, seconda domenica del mese dedicata alla Maternità di Maria SS. quando don Giuseppe Vavassori coi ragazzi del Patronato S. Vincenzo abbandonava la vecchia sede nel chiostro di S. Agata al Carmine in Bergamo Alta per scendere in quella nuova ricavata sul terreno delle ex fornaci Murnigotti che don Bepo aveva ottenuto in affitto dall’impresario svizzero Ernesto Berner a 10.000 lire all’anno per un terreno di 14.600 m2 e una palazzina di 144 m2.
Il gruppetto di 12 ragazzi si trasferisce a piedi nella nuova sede in zona Malpensata mentre due carri della ditta Cornaro trasportano suppellettili e masserizie. Ha così inizio l’avventura di fede e carità che si è sviluppata per 94 anni e continua fino a oggi.
– Ex fornaci Murnigotti
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