Pregando non ti accorgi di nulla

     

    Cosa si chiede a chi celebra la Messa? Che sappia quel che fa. E a chi vi partecipa? Di farlo con fede. Semplice a dirsi, un po’ meno a farsi. “Dica loro di mettersi meglio la mascherina altrimenti è inutile”.

    Lo dico con gentilezza agli interessati e loro: “A chi glielo ha detto risponda da parte nostra che alla consacrazione non si spiano gli altri, ma ci si mette in ginocchio”.

    Squilla il telefonino e il proprietario corre fuori a rispondere. “Che ci vuole a spegnere il cellulare quando si entra in chiesa?” osserva infastidita la coppia che ha lasciato libero il bimbo di disturbare dall’inizio alla fine.

    L’africano incaricato delle elemosine in un eccesso di zelo dice grazie ad alta voce a ogni offerta; gli fai notare che non è il caso e c’è subito chi commenta: “Ce n’è uno gentile e lo rimproverano!”.

    Sta diventando difficile anche dir Messa, non solo per il numero crescente di disposizioni igienico-sanitarie, ma anche perché, dal prete all’ultimo fedele, tutti vorrebbero insegnare agli altri come ci si comporta, ma dimenticano la grandiosità del mistero che li avvolge.

    Una sera entro in chiesa al buio e inciampo in un giovane africano che prega in ginocchio. Nessuna reazione. Aspetto che finisca e gli chiedo scusa. Scusandosi a sua volta, lui risponde: “Non mi sono accorto di niente, perché stavo pregando”.    

     

    – don Davide Rota

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