Giovedì 24 marzo 2022

     

    3.a Settimana di Quaresima

     

    Aforisma del giorno di Charles Péguy

    “Il trionfo delle demagogie è momentaneo, ma le rovine sono eterne.”

     

    Preghiera del giorno

    Signore, spesso siamo attratti da chi è in alto, da chi ha una posizione, da chi ha successo e potere. Ma Tu ci fai scoprire che la vera grandezza è farsi servi, abbassarsi. Aiutaci a non aver paura di farci piccoli, vulnerabili, servi. Più sapremo abbassarci, più saremo in grado di entrare in relazione con il prossimo ed amarlo. Aiutaci a guardare Te, unico Maestro, e sentire gli altri come fratelli. Amen.

     

    Santo del giorno

    Óscar Arnulfo Romero y Galdámez nacque il 15-3-1917 a Ciudad Barrios – El Salvador. Dopo gli studi a Roma, fu ordinato sacerdote il 4-4-1942. Dopo vari incarichi diocesani, divenne vescovo ausiliare della diocesi di El Salvador e nel 1970 vescovo titolare di Santiago de María.

    4 anni dopo divenne vescovo di S. Salvador. L’uccisione del gesuita Rutilio Grande, lo condusse a schierarsi per i poveri: non solo con la parola e le omelie, ma anche con la presenza fisica. Il 24-3-1980 stava celebrando la Messa nella cappella dell’ospedale di San Salvador, dove viveva.

    Al momento dell’Offertorio, un sicario gli sparò e l’uccise. È stato beatificato il 23 maggio 2015, a San Salvador, sotto papa Francesco che lo ha canonizzato nel 2018 a Roma. Dal 1992 il 24-3 si celebra la Giornata di preghiera e digiuno per i missionari martiri.

     

    Parola di Dio del giorno Luca 11,14-23

    Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle furono prese da stupore. Ma alcuni dissero: «È per mezzo di Beelzebùl, capo dei demoni, che egli scaccia i demoni». Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo.

    Egli, conoscendo le loro intenzioni, disse: «Ogni regno diviso in sé stesso va in rovina e una casa cade sull’altra. Ora, se anche satana è diviso in sé stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demoni per mezzo di Beelzebùl. Ma se io scaccio i demoni per mezzo di Beelzebùl, i vostri figli per mezzo di chi li scacciano? Per questo saranno loro i vostri giudici.

    Se invece io scaccio i demoni con il dito di Dio, allora è giunto a voi il regno di Dio. Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro. Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne spartisce il bottino. Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde».

     

    Riflessione del giorno Frasi di Mons. Oscar A. Romero

    “Spesso hanno minacciato di uccidermi. Come cristiano devo dire che non credo nella morte senza resurrezione: se mi uccidono, risorgerò nel popolo salvadoregno.

    Il martirio è una grazia di Dio che non credo di meritare, ma se Dio accetta il sacrificio della mia vita, che il mio sangue sia un seme di libertà e il segno che la speranza sarà presto realtà”. “La Chiesa predica la sua liberazione…una liberazione che mette, al di sopra di tutto, il rispetto alla dignità della persona, la salvezza del bene comune della gente e la trascendenza che guarda innanzitutto a Dio e solo da Dio ricava la sua speranza e la sua forza”.

    “Io parlo in prima persona perché questa settimana mi è arrivato un avviso che sto nella lista di coloro che stanno per essere eliminati la prossima settimana. Ma rimanga il punto fermo che la voce della giustizia nessuno mai potrà ammazzarla”. “Come risponde bene la gente quando la si è saputa amare!”.

    “Chiunque, per amore di Cristo, si metta al servizio del prossimo, vivrà come il chicco di grano che, pur morendo, muore soltanto in apparenza. Se non morisse, la sua vita sarebbe inutile. Soltanto immolandoci totalmente alla causa daremo frutto”.

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Preghiamo per tutti coloro che per la loro fedeltà a Cristo e al Vangelo, rischiano la vita in ogni parte del mondo.

     

    Don’t forget! Storia dei martiri cristiani

    Martiri del Giappone XVII secolo

    Nel 1637 scoppiò una rivolta nell’isola di Kyūshū, causata dalla eccessiva tassazione che gravava sui contadini, che raccolse il consenso di molti cristiani, che in quei distretti erano numerosi. I ribelli si asserragliarono nel castello di Shimabara sotto la guida di MASUDA SHIRŌ, che assunse il nome cristiano di JEROME.

    Per sedare l’insurrezione lo Shogunato consumò molte vite umane e risorse e quando alla fine gli assedianti riuscirono a prevalere (anche grazie al vergognoso aiuto della flotta olandese che bombardò la fortezza) constatarono che i ribelli avevano decapitato decine di statue buddhiste (vedi imagine a sinistra). Così li decapitarono a loro volta, formando una collina con le teste recise.

    Ma gli imperiali avevano perso 70.000 uomini armati, addestrati ed equipaggiati. La penisola venne colonizzata da confuciani e buddhisti mentre il Giappone adottava il sakoku = la chiusura al mondo esterno. Purtroppo, per Nagasaki (e Hiroshima) non sarebbe stato, quello, l’ultimo martirio. Le leggi anticristiane infatti divennero ancora più severe e sistematiche. Queste disposizioni vennero abolite solo nel 1873.

    Con la disfatta di Shimabara la situazione dei cristiani peggiorò: i carnefici escogitarono un metodo quasi infallibile, chiamato yefumi, per smascherare i kakure kirishitan. Agli arrestati veniva intimato di calpestare una immagine sacra e in caso di rifiuto venivano suppliziati, col resto della loro famiglia.

    La legge giapponese infatti, non riconosceva il concetto di responsabilità individuale: per colpa di uno le sanzioni potevano colpire tutta la famiglia e, nei casi più gravi, tutto il villaggio. Le autorità infine istituirono nella zona il sistema del teruake: ogni abitante venne affiliato a un tempio buddhista che rilasciava un certificato di “ortodossia” e fedeltà al governo shogunale.

    Molti che avevano abiurato continuarono però a praticare la fede in clandestinità, diventando kakure kirishitan = cristiani nascosti. Apparivano in pubblico come devoti buddhisti, ma nel segreto delle loro case celebravano i riti cattolici. Le preghiere vennero modificate in modo da assomigliare a canti buddhisti, i santi e la Madonna erano raffigurati come manifestazioni di Buddha.

    Un’altra conseguenza della rivolta fu l’inaugurazione della politica dello stato chiuso: agli stranieri fu proibito l’accesso al Giappone con l’unica eccezione degli olandesi. Non solo: ai cittadini nipponici residenti all’estero, tra cui molti cristiani rifugiati nelle Filippine, fu impedito il rientro in patria. Le persecuzioni contro i kakure kirishitan proseguirono per decenni, ma con intensità calante.

    Le ultime crocefissioni sono attestate nel 1660. Il culto clandestino riuscì tuttavia a sopravvivere e, quando con la Restaurazione Meiji nel 1850 fu ristabilita la libertà di culto, migliaia di cristiani nascosti tornarono a praticare la fede alla luce del sole.

     

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