Quarta settimana di pasqua
Aforisma del giorno di Montesquieu (1689 – 1755)
L’orgoglio è uno specchio sempre favorevole: diminuisce i nostri difetti e accresce le nostre virtù.
Preghiera del giorno il Padre Nostro recitato da Dio
Figlio mio, che sei in terra preoccupato, solitario e tentato; conosco bene il tuo nome e lo pronuncio santificandolo, perché ti amo. Non sarai mai solo; io abito in te e assieme spargeremo il regno della vita che ti darò in eredità. Ho piacere che faccia la mia volontà, infatti io voglio la tua felicità.
Avrai il pane di ogni giorno, non ti preoccupare; però io ti chiedo di spartirlo con i tuoi fratelli. Sappi che ti perdono tutti i peccati, anche prima che tu li commetta, ma ti chiedo che anche tu perdoni a quelli che ti offendono.
E per non soccombere alla tentazione afferra con tutta la tua forza la mia mano e ti libererò dal male, mio povero e caro figlio. Amen.
Santo del giorno
S. Ignazio di Laconi
Ignazio nacque a Laconi in Sardegna, nel 1701. Ancora adolescente praticava digiuni e mortificazioni; non frequentò scuole e non imparò a scrivere, ma andava ogni giorno a Messa e faceva il chierichetto; di poche parole, parlava appena ii dialetto sardo.
Ventenne scese a Cagliari per chiedere ai cappuccini di S. Benedetto di essere accolto e lo fu come fratello laico. Venne poi trasferito nel convento di Iglesias come questuante e divenne una delle figure tipiche del capoluogo sardo. Lo si vedeva ogni giorno, bisaccia in spalla, per le vie della città, al porto, nelle bettole.
Riceveva i doni della gente in cambio di una buona parola e di una vita vissuta a fianco dei poveri, ai quali distribuiva parte di ciò che riceveva. La sua morte nel 1781 fu pianta come la scomparsa di un amico.
Parola di Dio del giorno Giovanni 12,44-50
Gesù esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.
Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno.
Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».
Riflessione del giorno di don Cristiano Mauri
La luce è indispensabile alla vita, ma una volta accesa, nessuno passa la vita a fissare la luce. Lei c’è e la vita scorre. D’altronde, nessuno fa luce per occuparsi della luce. Piuttosto ciò, illumina con la luce ciò di cui si deve occupare o a cui si deve dedicare. La luce c’è per permettere che ci si rivolga ad altro.
Si pone accanto a te perché tu possa fare ciò che devi, vuoi, puoi. Senza porre condizioni. Perché possa essere tu a comprendere, decidere, valutare, prenderti la responsabilità di fare. La giusta luce fa la differenza, ma lei è un gregario per natura, per quanto a volte la si spacci per protagonista. La luce è un potere, volendo. Ma è più vero che la luce è un servo fedele.
Che il Cristo si paragoni alla luce è bellissimo. Pensarlo come una presenza discreta, ma tangibile che si fa tuo compagno per “metterti nelle condizioni di”, come una parola d’amore che si accende sulla tua vita perché tu possa viverla in pienezza. E me lo immagino a volte dire: «Non passate il tempo a guardare a me, con le mani in mano. Vi ho illuminato il mondo, sarà il caso che ve ne occupiate».
Ma senza pretendere, senza forzare, senza vincolare. Continuando a far luce anche a chi sembra non gliene importi nulla. Quanto Vangelo, anzi, quanto Cristo c’è in chi con il suo modo di essere e di fare “mette gli altri nelle condizioni di…”, in chi offre qualcosa di sé perché il suo prossimo sia libero di comprendere, volere, scegliere, fare. Senza la pretesa di essere “la Luce”, ma con la discreta ambizione di fare un poco di luce nel buio che a volte c’è.
Intenzione di preghiera per il giorno
Perché il Signore ci aiuti a illuminare il mondo senza la pretesa di crederci noi la luce.
Don’t Forget! martiri cattolici delle eresie
86 MARTIRI della FLORIDA 1549-1706 (2.A PARTE)
«La barca è attraccata in un luogo lussureggiante e sconosciuto. Il lungo e accidentato viaggio verso il Nuovo Mondo ha condotto i marinai sulle rive della “Tierra de la Pascua Florida”. Padre Pedro Martínez, col suo piccolo gruppo di fedeli, decide di avventurarsi nel bosco di Tallahassee per trovare gruppi di indigeni e compiere la missione che lo ha portato ai confini del mondo conosciuto: annunciare il Vangelo di Cristo.
È il mese di agosto dell’Anno di Nostro Signore 1566 e il giovane gesuita nato in Spagna a Teruel, approfitta del tempo in mare per catechizzare l’equipaggio coi suoi canti, la sua testimonianza e, soprattutto, con la gioia della fede che ha portato tutti i naviganti al sacramento della penitenza. Non sanno di essere arrivati in un territorio ostile, dove gli ugonotti hanno istillato negli abitanti indigeni un profondo odio contro i cattolici spagnoli.
Mentre il padre Martínez aspetta il resto del gruppo, gli indigeni lo circondano e lì, sulla riva, il suo sangue inumidisce la terra che è venuto a salvare per Cristo. È il primo martire gesuita per la fede nel Nuovo Mondo».
Più di 80 evangelizzatori e migliaia di indigeni furono martirizzati per odio alla fede in questo angolo del America. Dal 1549 al 1706 importanti ordini religiosi svolsero un’intensa opera missionaria: nel 1549, il domenicano Luis Cancer (vedi immagine a fianco) fu assassinato vicino al fiume Suwannee, con un gruppo di compagni dell’ordine provenienti dalle missioni di Porto Rico e Guatemala.
A metà 1571 otto gesuiti subirono il martirio e la Compagnia di Gesù decise di posticipare la missione in Florida per un’altra volta. Nel 1611, il francescano Vicente Ferrer de Andrade fu martirizzato con 17 indigeni. Nella zona di Apalachee, Tallahassee, 3 francescani, 9 indigeni convertiti, e la famiglia del governatore dell’insediamento missionario furono torturati e bruciati vivi, compreso il nascituro della moglie incinta…
Quasi tutte le chiese che i francescani avevano eretto furono ridotte in cenere. Il francescano, Fray Luis Sánchez, nato a Cuba, fu martirizzato nel 1696, coi due ministranti indigeni, per essersi rifiutato di rinunciare alla fede cattolica. A metà del 1704, gli inglesi, con un gruppo di bianchi e indigeni, crocifissero l’anziano militare Baltasar de Francisco.
A loro volta i francescani Juan de Parga Araujo e padre Tiburcio de Osorio, nati a Cuba, furono assassinati coi loro compagni. Nel 1705, il padre Agustin de Leon cercò di salvare due dei suoi accoliti caduti prigionieri degli inglesi; si offrì in ostaggio in cambio della libertà dei due indigeni, ma furono tutti uccisi, insieme alla guida che l’accompagnava. (segue)
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