Martedì 10 maggio 2022

     

    Quarta settimana di pasqua

     

    Aforisma del giorno di Papa Francesco

    Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come lo ha trovato.

     

    Preghiera del giorno di S. Teresa d’Àvila

    Oh, Signore! Fonte di ogni misericordia! Riconosco la vostra divina potenza. Ricordando gli anni sprecati ormai passati, credo che Voi, Signore, possiate in un istante trasformare questa perdita in guadagno. Per quanto miserabile io sia, credo fermamente che possiate tutto ciò che volete.

    Ricuperatemi, Dio mio, il tempo perduto concedendomi la vostra grazia per il presente e per il futuro, affinché compaia davanti a voi con la veste nuziale perché, se lo volete, lo potete. Amen.

     

    Santo del giorno

    S. Cataldo

    Nato in Irlanda all’inizio del secolo VII, dopo essere stato monaco e abate del monastero di Lismore, Cataldo divenne vescovo di Rachau. Durante un pellegrinaggio in Terra Santa, morì a Taranto, nella cui cattedrale fu sepolto e dimenticato.

    Nel 1094, durante la ricostruzione dell’edificio distrutto dai Saraceni, fu ritrovato il suo corpo, come indicava una croce d’oro su cui era inciso il suo nome e quello della sede episcopale. Questo reperto, che si conserva insieme col corpo ha permesso di stabilire che il santo visse nel secolo VII.

    Il 10 maggio ricorre la festa di Cataldo, che è patrono della città dei due mari ed è venerato, oltre che in Irlanda, sua patria, nell’Italia Meridionale e insulare. A Modena gli è intitolata una chiesa parrocchiale e Supino, cittadina del Lazio meridionale, è uno dei centri del suo culto. 

     

    La parola di dio del giorno Giovanni 10,22-30

    Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».

    Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.

    Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

     

    Riflessione del giorno Frammenti di vita

    Ci voleva la guerra per capire che pace, libertà, giustizia, eguaglianza, prima che diritti da esigere, sono doveri da compiere con tutti, sempre, senza stancarsi? Che cortei, marce, slogan non bastano e che la guerra ha messo allo scoperto la nostra incapacità (o non volontà) di salvaguardare un bene così prezioso?

    Perché se a parole tutti vogliono la pace, negli ultimi anni i livelli di aggressività, di pretesa, di sospetto, di risentimento sono aumentati a tal punto che c’è da stupirsi che la guerra non sia scoppiata prima. I talk-show televisivi come giustificano i toni esaltati e le aggressioni verbali? Chi bandisce pacatezza, riflessione, ascolto, rispetto, come fa a dichiararsi pacifista? Chi sacrifica la realtà dei fatti alla soggettività delle opinioni, come fa a non capire che se non c’è guerra senza menzogna, non ci può essere pace senza verità?

    Chi in problemi di enorme complessità ricorre agli schemini ideologici triti e ritriti, come fa a parlare senza vergognarsi? E a fare così sono in tanti: politici, intellettuali, economisti, generali, studiosi, giornalisti, impresari, sindacalisti e persino preti, “esperti” che spergiurano di mettere la pace al primo posto…ma che per fortuna non possono entrare armati ai dibattiti, altrimenti non esiterebbero a spararsi addosso.

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Per i bambini della Prima Comunione e per i ragazzi della Cresima e per i loro genitori e padrini.

     

    Don’t forget! 1000 quadri più belli del mondo

    WILLIAM BLAKE: SATANA CHE INFIERISCE SU GIOBBE

    1826 – tempera su mogano – 31 x 43 cm – Tate Gallery Londra

    L’opera del pittore inglese William Blake (Londra 1757 – Londra 1827) fu sottovalutata mentre era in vita, ma dopo la sua morte fu considerata molto significativa e divenne fonte di ispirazione sia nell’ambito della poesia che in quello delle arti visive.

    Il pittore e incisore inglese fu molto ispirato sia dalla Divina Commedia di cui lasciò un’insuperata serie di illustrazioni, sia dal libro biblico di Giobbe, l’uomo passato alla storia non solo per la sua pazienza, ma anche per il coraggio di chiedere conto a Dio del dolore innocente. Per illustrare le vicende di questo personaggio biblico realizzò una serie di 22 stampe calcografiche raccolte nel libro “The Illustrations of the Book of Job” pubblicato nel 1826.

    Quella che oggi presentiamo è l’ultima delle tavole realizzate dal pittore (che morirà l’anno dopo) e rappresenta Satana che infierisce su un Giobbe già prostrato da una impressionante serie di sciagure che l’hanno privato dei figli, dei servi e dei suoi beni, non solo materiali, ma anche morali: l’onore, la stima, la ricchezza…

    Steso a terra, Giobbe non più nemmeno la forza di ribellarsi a Satana che infierisce su di lui schiacciandolo al suolo col peso del suo corpo e versandogli addosso un liquido che gli procurano le piaghe e che lo renderanno ripugnante, al punto da obbligarlo a vivere in una specie di discarica.

    Ai piedi la moglie, affranta da dolore, è ripiegata su sé stessa dalla disperazione, mentre attorno al demone si addensano le nubi e scoppiano tuoni e lampi. In lontananza però, al di là del mare, il sole continua a sorgere disegnando attorno una corona dai colori dell’arcobaleno (=della pace), anticipo della risposta finale da parte di Dio al dramma incomprensibile che colpisce il giusto Giobbe.

     

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