Giovedì 13 luglio 2023

     

    XIV settimana Tempo Ordinario

     

    Aforisma di Blaise Pascal

    «La fede dice quel che i sensi non dicono, ma non il contrario di quel che i sensi vedono. È al di sopra e non contro».

     

    Preghiera salmo 32

    Lodate il Signore con la cetra, con l’arpa a dieci corde a lui cantate. Cantate al Signore un canto nuovo, con arte suonate la cetra e acclamate. Il Signore annulla i disegni delle nazioni, rende vani i progetti dei popoli.

    Ma il disegno del Signore sussiste per sempre, i progetti del suo cuore per tutte le generazioni. Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme, su chi spera nel suo amore, per liberarlo dalla morte e nutrirlo in tempo di fame.

     

    Santo del giorno

    Iacopo da Varagine (Varazze)  

    Nato nel 1226, a 18 anni entrò fra i Domenicani a Genova, portandovi un’intelligenza e un cuore di santo e d’artista. Acquistò fama di santo e dotto ed ebbe il dono di conquistare i cuori: era uno dei più famosi predicatori dell’Italia di allora. Fu religioso perfetto per questo, due volte, fu chiamato a reggere la Provincia di Lombardia.

    I Papi fecero gran conto di lui e gli affidarono delicatissimi incarichi. Inviato da Nicolò IV a Genova per riconciliare la città, colpita da Interdetto, si comportò con tanta soddisfazione che i genovesi chiesero in grazia, nel 1292 di averlo come loro Arcivescovo, dignità che egli già un’altra volta aveva rifiutato. Le sue predilezioni furono per i poveri. Compose la pace fra i cittadini, che da 50 anni si distruggevano con guerre fratricide.

    Nonostante le molteplici cure dell’episcopato, trovò tempo per scrivere moltissime opere, tra cui la più famosa e la più popolare è la “Leggenda aurea” che narra le storie dei santi. Fu definito capolavoro di pietà e di sapienza. Tradotto in tutte le lingue, per secoli ha nutrito la fede d’intere popolazioni.

     

    Parola di Dio del giorno Matteo 10,7-15

    Disse Gesù ai suoi apostoli: «Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.

    Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto.

    Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglie e non dà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dei vostri piedi. In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sodoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città».

     

    Riflessione di Erri De Luca

    Bevo a chi è di turno, in treno, in ospedale, cucina, albergo, radio, fonderia, in mare, su un aereo, in autostrada, a chi scavalca questa notte senza un saluto, bevo alla luna prossima, alla ragazza incinta, a chi fa una promessa, a chi l’ha mantenuta, a chi ha pagato il conto, a chi lo sta pagando, a chi non è invitato in nessun posto, allo straniero che impara l’italiano, a chi studia la musica, a chi sa ballare il tango, a chi si è alzato per cedere il posto, a chi non si può alzare, a chi arrossisce, a chi legge Dickens, a chi piange al cinema, a chi protegge i boschi, a chi spegne un incendio, a chi ha perduto tutto e ricomincia, all’astemio che fa uno sforzo di condivisione, a chi è nessuno per la persona amata, a chi subisce scherzi e per reazione un giorno sarà eroe, a chi scorda l’offesa, a chi sorride in fotografia, a chi va a piedi, a chi sa andare scalzo, a chi restituisce da quello che ha avuto, a chi non capisce le barzellette, all’ultimo insulto che sia l’ultimo, ai pareggi, alle ics della schedina, a chi fa un passo avanti e così disfa la riga, a chi vuol farlo e poi non ce la fa, infine bevo a chi ha diritto a un brindisi stasera e tra questi non ha trovato il suo.

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Per chi vive nel sospetto, nella diffidenza, nel dubbio sistematico, perché riscopra che la prudenza unita alla fiducia è la condizione per garantire libertà e rinnovamento.

     

    Don’t Forget! Santi e Beati della Carità

    Beato Raffaele di Barletta (+1566)

     

    La città costiera di Cattaro (odierna Kotor, nel Montenegro) era tra i più importanti centri economici e religiosi della Dalmazia del XV secolo, essendosi sin dal 1423 liberamente sottomessa alla signoria veneziana e diventando capoluogo della cosiddetta “Albania veneta” e garantendosi l’indipendenza dall’Impero Ottomano.

    Proprio grazie al legame con la Serenissima, era divenuta porto vivace e ricco di commercianti, marinai e pescatori, ma anche di predicatori itineranti del Vangelo. Fu in questo contesto che nacque il beato Raffaele, del quale però abbiamo notizie solo dopo il suo trasferimento alla riva opposta dell’Adriatico, a Barletta. Qui egli professò nell’Ordine dei Servi di Maria come fratello converso nel Convento di S. Maria della Croce. Le fonti ci parlano di un frate umile e modesto, pieno di carità e zelo.

    Per le sue qualità e soprattutto per la sua prudenza, i Superiori gli affidarono l’ufficio di questuante dentro e fuori le mura e in quell’ufficio si rese amabile e degno di stima e venerazione, specie per la carità smisurata che usava verso i poveri. I suoi contemporanei riferiscono che il Beato Raffaele, dopo aver questuato il pane per i frati del convento, uscendo dalle mura lo distribuiva ai poveri e bisognosi che lo attendevano; rientrando poi in città riempiva di nuovo la bisaccia di elemosine e le portava al convento.

    Nella sua umiltà voleva sentirsi povero tra i poveri. Da parte dei barlettani godeva grande stima, non solo per la sua straordinaria carità, ma anche per la sua austerità di vita. Infatti egli voltò le spalle a tutto ciò che in questo mondo crea distrazioni e offre vane speranze, assumendo un regime di vita molto austero e penitente, praticando digiuni e veglie notturne.

    Camminava sempre a piedi scalzi. Non ebbe mai una cella per dormire: pregava davanti al SS. Sacramento e dormiva pochissimo dove capitava. Fu tentato spesso dal demonio, ma essendo puro e casto, con la forza dei sacramenti e della preghiera, ne uscì sempre vittorioso. Come rimedio alle tentazioni, si immergeva in acqua gelida. Una notte sognò che la sua morte era imminente perciò svegliò i confratelli perché non voleva restare senza i Sacramenti.

    Il Padre Superiore ne ascoltò la confessione e gli diede il Viatico e il Beato Raffaele spirò nella pace del Signore tra l’ammirazione dei confratelli. Era il 14 luglio 1566. Il corpo rimase esposto tre giorni, perché moltissimi da Barletta e dintorni accorsero per venerarlo, piangendo la sua perdita. Molti chiedevano che venisse dato, come reliquia, un pezzetto delle vesti, per sentire vicina la benevola protezione di questo Frate che in vita si era fatto tutto a tutti, testimone vivente della carità di Cristo.

     

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