Va settimana di Pasqua
Accadde il 1° maggio…
1707 – L’Atto di Unione unisce Scozia, Inghilterra e Galles: nasce il Regno di Gran Bretagna.
1886 – Sciopero che porterà a ottenere le 8 ore lavorative negli USA, evento che darà luogo alla Festa dei lavoratori nella maggior parte delle nazioni industrializzate
1947 – Si consuma la strage di Portella della Ginestra.
2004 – Polonia, Slovenia, Ungheria, Malta, Cipro, Lettonia, Estonia, Lituania, Repubblica Ceca e Slovacchia entrano a far parte dell’Unione europea.
2011 – Papa Giovanni Paolo II viene proclamato beato
2015 – In Italia viene inaugurata l’Esposizione universale di Milano
Aforisma di N. Gomez Davila
Dopo aver screditato la virtù, questo secolo è riuscito a screditare anche i vizi.
Preghiera
O Dio, che hai chiamato l’uomo a cooperare con il lavoro al disegno della tua creazione, fa’ che per l’esempio e l’intercessione di san Giuseppe siamo fedeli ai compiti che ci affidi, e riceviamo la ricompensa che ci prometti. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Santo del giorno
San Giuseppe lavoratore, che, falegname di Nazareth, provvide con il suo lavoro alle necessità di Maria e Gesù e iniziò il Figlio di Dio al lavoro tra gli uomini. Perciò, nel giorno in cui in molte parti della terra si celebra la festa del lavoro, i lavoratori cristiani lo venerano come esempio e patrono.
Nel Vangelo Gesù è chiamato ‘il figlio del carpentiere’. In modo eminente in questa memoria di san Giuseppe si riconosce la dignità del lavoro umano, come dovere e perfezionamento dell’uomo, esercizio benefico del suo dominio sul creato, servizio della comunità, prolungamento dell’opera del Creatore, contributo al piano della salvezza (cfr Concilio Vaticano II, ‘Gaudium et spes”, 34). Pio XII nel 1955 istituì questa memoria liturgica nel contesto della festa dei lavoratori, universalmente celebrata il 1° maggio.
Parola di Dio del giorno Mt 13,54-58
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi?
Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.
Riflessione
Lo si creda o no, noi siamo stati allevati nel seno di un popolo allegro…Ai miei tempi tutti cantavano. Nella maggior parte dei luoghi di lavoro si cantava; abbiamo conosciuto questo culto del lavoro ben fatto perseguito e coltivato sino allo scrupolo estremo.
Ho veduto, durante la mia infanzia, impagliare seggiole con lo stesso identico spirito, e col medesimo cuore, con i quali quel popolo aveva scolpito le proprie cattedrali. Un tempo gli operai non erano servi. Lavoravano. Coltivavano un onore, assoluto, come si addice a un onore. La gamba di una sedia doveva essere ben fatta. Era naturale, era inteso. Era un primato. Non occorreva che fosse ben fatta per il salario, o in modo proporzionale al salario.
Non doveva essere ben fatta per il padrone, né per gli intenditori, né per i clienti del padrone. Doveva essere ben fatta di per sé, in sé, nella sua stessa natura…E ogni parte della sedia che non si vedeva era lavorata con la medesima perfezione delle parti che si vedevano. Secondo lo stesso principio delle cattedrali…Non si trattava di essere visti o di non essere visti. Era il lavoro in sé che doveva essere ben fatto.
Intenzione di preghiera
Signore, che hai nobilitato l’opera dell’uomo facendoti tu stesso lavoratore, fa’ che non siamo mai schiavi del lavoro e del guadagno, ma ce ne serviamo come mezzo di liberazione a gloria del tuo nome. Preghiamo.
Dont’ Forget! Il lavoro di un tempo nell’arte
Nessun commento
È possibile postare il commento di prima risposta.