Martedì 30 aprile 2024

     

    5.a settimana di pasqua

     

    Avvenne il 30 aprile…

    1789 – George Washington presta giuramento come primo presidente degli Stati Uniti d’America.

    1945 – Adolf Hitler ed Eva Braun si suicidano dopo essersi sposati il giorno precedente.

    1975 – Le truppe nord-vietnamite occupano Saigon ponendo fine alla guerra del Vietnam.

    1977 – Prima marcia delle Madri di Plaza de Mayo, che reclamavano i figli desaparecidos

    1993 – Il CERN annuncia che il World Wide Web sarà gratis per tutti

     

    Aforisma Nicolàs Gòmez Dàvila

    Da sempre, in politica, patrocinare la causa del povero è stato il mezzo più sicuro per arricchirsi.

     

    Preghiera

    O Padre, che nella risurrezione di Cristo tuo Figlio ci rendi creature nuove per la vita eterna, dona a noi, tuo popolo, di perseverare nella fede e nella speranza, perché non dubitiamo che si compiano le tue promesse. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    Giuseppe Benedetto nasce a Bra nel 1786 ed è ordinato prete alla soglia dei suoi 25 anni. Portato fin da piccolo verso i bisognosi, divenuto sacerdote a Torino, aprì nella regione di Valdocco le Piccole Case della Divina Provvidenza, prima per i malati rifiutati da tutti, poi per “famiglie” di handicappati, orfani, ragazze in pericolo e invalidi.

    Le Piccole Case, oltre a dare rifugio e assistenza materiale, tendevano a costruire una identità umana e cristiana nelle persone emarginate. Con Giuseppe nacquero i preti della SS. Trinità, varie famiglie di suore, i fratelli di S. Vincenzo, il seminario dei Tommasini.

    Apostolo, asceta, penitente, mistico, devotissimo alla Madonna, egli portò nelle sue case una vita spirituale intensa. Fu formatore di vita religiosa e precursore dell’assistenza ospedaliera. Il “manovale della Provvidenza” muore a Chieri il 30 aprile 1842, a 56 anni.

     

    Parola di Dio del giorno Giovanni 14,27-31

    In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”.

    Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate.

    Non parlerò più a lungo con voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla, ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre mi ha comandato, così io agisco».

     

    Riflessione I padri del nuovo deserto

    Alcuni giovani, volendo burlarsi dell’abba Gregorio, lo fermarono al suo ritorno dalla Messa, prima che entrasse nella sua cella. Uno di loro, con fare sornione, ironizzò: “Sei soddisfatto, abba? Hai fatto un bel sermone? Che hai detto a quelle vecchiette che ti leccano i piedi?”. L’abba avrebbe voluto rispondere per le rime, ma poi ricordò la pazienza e la misericordia di Gesù: “Volete che vi ripeta qualcosa?”. 

    Un altro, pronto, esclamò: “Sì, sarei curioso di sapere”. Gregorio ebbe un’ispirazione e si limitò a dire: “Lo rimproveravano perché tacesse”. E aspettò la reazione, che non si fece attendere. “Chi è quello che doveva tacere e chi erano quelli che lo rimproveravano?”. E l’abba: “Era un mendicante cieco. Mendicava spiccioli per vivere, ma mendicava anche l’amore di qualcuno che lo accompagnasse, e le attenzioni di chi gli lavasse gli indumenti e di chi ascoltasse le sue piccole e grandi pene, soprattutto quelle causate da chi lo derideva”. Non si erano accorti che stava parlando di loro.

    Continuò: “Avrebbe mendicato anche la luce, ma quella nessuno gliela dava”. “E chi è che lo faceva tacere?”, chiesero in coro. “Erano ragazzi come voi. Ma lui gridava per farsi sentire da uno di cui aveva saputo che aveva la luce, anzi, era la luce”. Tacquero. “Voi non solo siete ciechi come quello, ma siete anche muti. Non gridate come lui. Se volete vi presento colui che il cieco voleva incontrare, ma dovete venire con il desiderio di incontrarlo. Vi aspetto alle 4 del pomeriggio”. Si presentarono quasi tutti.

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Preghiamo per i ragazzi vittime del bullismo che vivono nell’angoscia, nella paura e nell’insicurezza: perché trovino il coraggio di rompere il silenzio e confidino nell’aiuto di amici e maestri sinceri.

     

    Don’t Forget! 1000 quadri più belli del mondo

    VINCENT VAN GOGH: CAMPO DI GRANO CON I CORVI

    1890 – olio su tela – 50,2 x 103 cm – Museo Van Gogh Amsterdam – Paesi Bassi

    Questo è uno degli ultimi dipinti di Vincent Van Gogh (1853-1890) realizzato ad Auvers nel 1890 poco prima del suicidio. Secondo alcune fonti sarebbe lo stesso campo in cui il pittore si uccise. In una breve nota van Gogh scrive: “Ritornato da lì, mi sono messo a lavorare. Il pennello mi cadde quasi di mano…Non ho avuto difficoltà ad esprimere la tristezza e l’estrema solitudine”.

    Gli echi della sua disperazione qui sono quanto mai evidenti. Gli elementi del mondo naturale che aveva così spesso celebrato con gioia nella sua arte, assumono un tono minaccioso. Il grano maturo non ondeggia dolcemente, ma pulsa quasi come un fuoco impetuoso. Il cielo si oscura ed enormi corvi neri, ridotti a semplici pugnalate di colore, avanzano verso chi guarda come presagi di morte.

    Persino la composizione è inquietante. Invece di convergere verso l’orizzonte, è spinta in primo piano da tre sentieri convergenti. I due laterali scompaiono fuori della tela, quello laterale si interrompe bruscamente. L’osservatore, come l’artista, ha la sensazione di sentirsi costretto. Negli ultimi anni di vita Van Gogh lavorò a una velocità straordinaria, a volte completando uno o due dipinti in un solo giorno.

    Lavorava anche nel momento più caldo del pomeriggio e, secondo una teoria, la sua malattia fu provocata proprio da una insolazione. Quest’attività frenetica è chiaramente visibile nelle sue opere. L’artista applica la vernice con violenza senza fare alcuno sforzo per levigare la superficie o mescolare i colori con cura. E’ questo che dona ai suoi dipinti un senso di energia intensa e vibrante.  

     

     

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