Martedì 30 luglio 2024

     

    XVII settimana T. Ordinario

     

    Avvenne il 30 luglio…

    1627 – Terremoto della Capitanata con migliaia di morti e immani distruzioni nelle Puglie nonché un maremoto sull’Adriatico

    1930 – L’Uruguay, a Montevideo, vince il primo campionato mondiale di calcio.

    1932 – A Los Angeles si aprono i giochi della X Olimpiade.

    1971 – L’Apollo 15 atterra sulla Luna.

     

    Aforisma di Albert Einstein

    “Ci sono due modi per vivere la vita: l’una facendo come se niente fosse un miracolo. L’altra facendo come se tutto fosse un miracolo”.

     

    Preghiera

    O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    Nel 433 fu consacrato vescovo di Ravenna, dal Papa in persona, Sisto III. Il soprannome di Pietro è «Crisologo», che significa «parola d’oro». La sua identità di uomo e di vescovo viene dai documenti che possediamo, circa 180 sermoni.

    È lì che troviamo lui, con la sua cultura apprezzabile in quei tempi e soprattutto col suo calore umano e lo schietto vigore della sua fede. Ravenna ai tempi di Pietro è città crocevia di problemi e incontri. Dall’oriente lo consulta l’archimandrita Eutiche, in conflitto dottrinale col patriarca di Costantinopoli e con gran parte del clero circa le due nature in Gesù Cristo.

    Il vescovo di Ravenna gli risponde rimandandolo alla decisione del Papa (che ora è Leone I) «per mezzo del quale il beato Pietro continua a insegnare, a coloro che la cercano, la verità della fede». Una rigorosa indicazione, espressa sempre con linguaggio amico, con voce cordiale..

     

    Parola di Dio del giorno Matteo 13,36-43

    Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i discepoli gli si avvicinarono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno.

    La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo.

    Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».

     

    Riflessione da “le nuove lettere di berlicche”

    Bullo in francese = crâneur: fare il bullo crâner, faire le crâneur. Qualcuno sostiene che lo spettacolo blasfemo e oggettivamente rivoltante offerto in mondovisione dalla “République” in occasione delle Olimpiadi sia un buon segno. I bulli non se la pigliano con qualcosa di morto, non attaccano ciò che non ha importanza. Se la prendono solo con chi non può o vuole difendersi, qualcuno di cui in fondo si sentono inferiori e hanno paura.

    Cristo lo hanno già schernito e crocefisso: che volete che siano quattro sputi in più. I crâneurs in questione sono gli stessi che denunciano e fanno mettere in galera se vengono chiamati con un pronome diverso da quello preferito.

    I cristiani sono massacrati in tutto il mondo nell’indifferenza generale; non c’è giorno in cui, nel silenzio assordante dei bene informati, non ci siano nuovi martiri. Per forza sono il bersaglio preferito, provate a parodiare Maometto. C’è un precedente storico che ricalca quasi perfettamente ciò che accade oggi.

    Nell’impero romano dei primi secoli, dove la depravazione e la violenza non erano inferiori a quelle odierne, ci si faceva beffe di Cristo negli spettacoli teatrali e nelle arene, lo sappiamo. Quel mondo decadente si sarebbe di lì a poco dissolto, lasciandosi dietro solo rovine devastate e quei cristiani tanto vituperati che da quelle macerie avrebbero ricostruito una civiltà. Si tratta solo di aspettare. Il trionfo dei crâneurs di solito è di breve durata.

     

    Intenzione di preghiera settimanale

    Per gli haitiani da anni vittime delle bande criminali che imperversano nel paese, perché il Signore della pace e della giustizia conceda a questo popolo così tribolato un po’ di serenità e di pace.

     

    Don’t Forget! 1000 quadri più belli del mondo

    FORD MADOX BROWN: LAVORO (WORK)

    1863, olio su tela, 68.4 cm x 99.9 cm, Birmingham Museum and Art Gallery

    Ford Madox Brown (1821-1893) per dipingere questo quadro impiegò ben 13 anni e si ispirò all’opera letteraria Past and Present di Thomas Carlyle: non a caso nella società vittoriana, letteratura e pittura erano viste come arti sorelle. Il dipinto è un manifesto della convinzione vittoriana del lavoro come “virtù in senso assoluto”, come atto che rende nobile l’animo umano.

    In affinità con i temi affrontati da Carlyle, rappresentato a destra insieme al filantropo John Frederick Denison, il quadro “racconta” i problemi della società inglese nella seconda metà del 1800. Esso infatti ritrae gli operai che lavorano alla realizzazione della nuova rete fognaria di Hampstead al nord di Londra. In questo periodo uno dei problemi più gravi delle città inglesi era la mancanza di acqua potabile in alcuni quartieri, il che provocava problemi igienici di vario tipo, aggravati al colera, endemico fra le classi povere.

    A causa dell’assenza di un sistema fognario e di veri acquedotti, l’acqua pulita scarseggiava, in compenso favoriva la piaga dell’alcolismo: la birra risultava più accessibile infatti dell’acqua potabile. I bambini che il pittore ritrae in primo piano, erano le prime vittime di questa situazione.

    Il quadro fu molto apprezzato non solo per la luminosità dei colori, la freschezza della rappresentazione e l’originalità della composizione, ma anche per il simbolismo che sottolinea l’etica del lavoro esemplificato nei due operai al centro, dal povero venditore di erba gallina e dagli altri personaggi che animano il quadro che l’artista ha voluto polemicamente contrapporre alla signora con il parasole e la coppia a cavallo di ricchi oziosi. Un quadro manifesto insomma, dai notevoli risultati.   

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