5a Settimana di Quaresima
Avvenne il 7 aprile…
1167 – A Pontida i delegati delle città di Bergamo, Brescia, Cremona, Mantova e Ferrara fondano la Lega Lombarda per contrastare Federico il Barbarossa
1300 – Dante Alighieri inizia il viaggio nei tre mondi dell’aldilà di cui parlerà nella Divina Commedia.
1795 – La Francia adotta il metro come unità di misura
1948 – L’ONU istituisce l’Organizzazione mondiale della sanità
1953 – Dag Hammarskjöld viene eletto segretario generale delle Nazioni Unite
Aforisma dal Vangelo di Giovanni
“Io sono la luce del mondo –dice il Signore- chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”
Preghiera
O Padre, che con il dono del tuo amore ci riempi di ogni benedizione, trasformaci in creature nuove, per essere preparati alla Pasqua gloriosa del tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen
Santo del giorno

S. GIOVANNI BATTISTA DE LA SALLE
Nasce a Reims il 30 aprile 1651 da genitori nobili, ma non ricchi, e con dieci figli. Si laurea in lettere e filosofia; è sacerdote nel 1678, e a Reims assume vari incarichi, collaborando anche all’attività delle scuole fondate da Adriano Nyel, laico votato all’istruzione popolare.
Scuole gestite però da maestri ignoranti e senza stimoli. E dai maestri parte la sua opera. Riunisce quelli di Nyel in una casa comune, vive con loro, studia e li fa studiare, osserva metodi e organizzazione di altre scuole. Insegna un metodo e abolisce le lezioni in latino, introducendo in ogni disciplina la lingua francese. Nel 1680 nasce la comunità dei «Fratelli delle Scuole Cristiane».
In genere non sono preti, vestono una tonaca nera con pettorina bianca, con un mantello contadino e gli zoccoli, e sotto la guida del La Salle aprono altre scuole. Nel 1687 hanno già un loro noviziato. Nel 1688 sono chiamati a insegnare a Parigi dove in un solo anno i loro allievi superano il migliaio. A causa di critiche e ostacoli esterni da Parigi dovrà portare la sua comunità nel paesino di Saint-Yon, presso Rouen, dove morirà il 7 aprile 1719.
Parola di Dio del giorno Luca 4,24-30
In quel tempo, Gesù parlò [ai farisei] e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza i te stesso; la tua testimonianza non è vera». Gesù rispose loro: «Anche se io do testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove sono venuto e dove vado.
Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. E anche se io giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera. Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me».
Gli dissero allora: «Dov’è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio». Gesù pronunziò queste parole nel luogo del tesoro, mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora venuta la sua ora.
Riflessione Di don Bepo commentato da don Arturo Bellini.
«Vivere per sé stesso è come vivere con l’avversione al prossimo». Don Giuseppe Vavassori (diario).
C’è una dimensione del vivere per sé stesso che è “sana” quella contenuta nelle esortazioni di tante guida spirituali che raccomandano di vivere pensando che ogni giorno è in sé stesso una vita: «Vivi ogni giorno – scrive madre Teresa – come fosse l’ultimo della vita, rendi speciale ogni tua giornata! Le persone che si amano in modo totale e sincero sono le più felici del mondo. Magari hanno poco, magari non hanno nulla, ma sono persone felici. Tutto dipende dal modo in cui ci amiamo».
In ogni frammento dell’esistenza si annida sempre un senso da scoprire, un seme da far fiorire, una scintilla di luce da far brillare. Don Bepo Vavassori mette l’accento sulla dimensione malefica dell’«amore di sé» che sta all’opposto della grazia. La si riscontra nell’egoismo nella violenza gratuita, nella crudeltà che disumanizza, nella ricerca del profitto a tutti i costi, nella prepotenza e nella prevaricazione, nell’arroganza e nel dispotismo.
Questa forma non ha alcun rispetto per il prossimo. Anzi vede nell’altro il nemico, l’avversario dal quale difendersi o l’avversario da aggredire. L’avversario è nemico, rivale, antagonista, contendente, competitore, emulo, oppositore. Sfumature differenti, ma striate dal filo nero dell’ostilità, dell’antipatia, dell’odio. Per uscire dal labirinto occorre cambiare prospettiva, come suggerisce San Paolo: «Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere… Non lasciarti vincere dal male, ma vinci il male col bene».
È sguardo che nasce dalla fede, lampada che aiuta a vedere l’immagine di Dio nell’uomo, a distinguere il bene dal male, a costruire le connessioni di una società fraterna e a camminare con fiducia.
Intenzione di preghiera
Preghiamo perché la prossimità della Pasqua ci aiuti a intensificare la ricerca di Dio e il compimento della sua volontà.
Don’t Forget!1000 quadri più belli del mondo
CANELLA MARIO: “CORSIA DEI SERVI, IL DUOMO DI MILANO”
1860-1865 – Olio su tela – cm 66 x 79 Collezione Fondazione Cariplo – Gallerie d’Italia Milano
Il dipinto che qui si presenta è stato sicuramente eseguito prima della cessazione del dominio austriaco in Lombardia, ossia prima del 1859, come si rileva dalla presenza del militare in divisa dell’esercito austriaco sulla scalinata del Duomo. Esso si inserisce nel filone che ha spesso ad oggetto la cattedrale ambrosiana e i suoi dintorni: il Duomo di Milano, nel corso del secolo XIX, diventa un soggetto vedutistico in grado di gareggiare con l’importanza degli scorci veneziani che si erano moltiplicati ed erano stati largamente richiesti dai collezionisti del secolo precedente.
Questa opera di Carlo Canella, oltre all’alto valore qualitativo che presenta, ha anche un rilievo storico in quanto cronologicamente è la prima delle vedute della Corsia dei Servi eseguite dal pittore veronese. L’assenza del riferimento alla dominazione austriaca di Milano e la presenza di un’illuminazione più moderna nelle altre due versioni indica dunque l’indiscutibile priorità cronologica del nostro dipinto. A tale primato si aggiunge l’elevata qualità stilistica che induce a collocare l’opera fra le più significative tra quelle realizzate dal pittore.
Essa si presenta infatti come una sintesi della migliore lezione del vedutismo sviluppatosi a Milano nella prima metà dell’800: dai contrasti luministici e gli impianti scenografici, e il vivace affollamento della Corsia fino ai tratti più caratteristici come gli squarci di luce atmosferica il variopinto cromatismo dei tendoni che vivacizzano la parete sinistra della Corsia, lo spaccato di vita quotidiana esemplificato dalla varia umanità che popola la via e la piazza.
Di particolare interesse è poi l’inserimento della solennità monumentale dello scorcio del Duomo animato dal contrasto, in un’atmosfera di spontaneità quotidiana, con la vivacità delle figurine e la casualità quasi disordinata dei colori delle tende in un effetto d’insieme che attualizza e popolarizza il gusto dell’evoluzione della veduta ottocentesca.
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