Che sia cattolico lo dice il nome “Pius” (Pàius precisa lui): si tratta di un giovanissimo africano di 17 anni, solo in Italia e ospite di una struttura diocesana. Non manca mai alla Messa dove ama fare il chierichetto. Un giorno mi fa: “Voglio confessarmi”. “Ok, andiamo”. Mi fissa scandalizzato: “Bisogna che mi prepari prima…Va bene sabato alle 11,30?”. Sospetto che la cosa finirà in niente e invece il sabato è lì, impaziente: “Temevo che non venissi” fa lui a me. “Facciamo due passi in cortile?” gli propongo per metterlo a suo agio. E lui: “Forse non hai capito: devo confessarmi”. Entriamo in chiesa e lo invito a sedersi: “Si chiede perdono in ginocchio” ribatte in un tono che non ammette repliche. Parla a lungo, senza mai perdere la concentrazione e alla fine chiede: “Sei sicuro che Dio m’ha perdonato?”. “Sicurissimo”. Mi salta al collo e gridando di gioia esclama: “Now I’m really happy”. A questo punto sono io che confesso di invidiare a questo ragazzo una fede così semplice e pulita.
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