giovedì 11 aprile ’19

    4a settimana di Quaresima

     

     

     

    nell’immagine un dipinto di Frans Snyders

     

     

    Frase del giorno (Paul Valéry)

    L’unica maniera per realizzare i propri sogni è svegliarsi.

     

    Santo del Giorno – Stanislao Vescovo martire

    Vescovo di Cracovia, fu pastore sapiente e sollecito. Intrepido sostenitore della libertà della Chiesa e della dignità dell’uomo, difensore dei piccoli e dei poveri, subì il martirio sotto il re Boleslao II. Canonizzato nel 1253, è patrono della Polonia. Le sue spoglie a Cracovia, sono mèta di pellegrinaggio da secoli

     

    Preghiera del giorno

    Signore Gesù, grazie dei Tuoi doni e del Tuo esempio. Fa’ che non dimentichiamo mai che Tu ci ami davvero. Fa’ che le persone che incontriamo possano vedere in noi il Tuo amore. Aumenta la nostra fede, affinché il nostro amore per Te sia proclamato dalle opere, oltre che dalla nostra bocca. Amen

     

    Parola di Dio del Giorno (Giovanni 8,51-59)

    Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte». Gli dissero i Giudei: «Ora sappiamo che hai un demonio. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Chi osserva la mia parola non conoscerà mai la morte”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti; chi pretendi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria non sarebbe nulla; chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “E’ nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. E se dicessi che non lo conosco, sarei come voi, un mentitore; ma lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò». Gli dissero allora i Giudei: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero pietre per scagliarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

     

    Riflessione Del Giorno (Gli Aforismi di Nicolàs Gòmez Dàvila)

    Gli uomini si dividono in due categorie: quelli che credono nel peccato originale e gli sciocchi. * L’esistenza di una carmelitana scalza ammonisce il miscredente più seriamente dell’attività sindacale di un prete. * Il cattolicesimo popolare è il bersaglio di tutte le ire progressiste. Fede popolare, speranza popolare, carità popolare irritano un clero di estrazione piccolo-borghese. * Abbiamo visto un solo urbanista geniale: il tempo.

    Il miscredente si stupisce che i suoi argomenti non allarmino il cattolico, dimenticando che il cattolico è un miscredente sconfitto. Le sue obiezioni sono il fondamento della nostra fede. * L’uomo moderno teme il potenziale distruttivo della tecnica, mentre è il suo potenziale costruttivo la vera minaccia.  * Se Dio fosse il punto d’arrivo di un ragionamento, non sentirei alcuna necessità di adorarlo. Ma Dio non è solo la sostanza di ciò che spero, è anche la sostanza di ciò che vivo. * Il cristiano di oggi non si cruccia del fatto che gli altri non sono d’accordo con lui, ma del fatto che lui non è d’accordo con gli altri.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per tutti i malati ricoverati in cliniche, ospedali, case di cura…

     

    Don’t forget! – Articolo della settimana (da Avvenire)

    La mamma legale di Uma Louise, Cecile Eledge, è anche la sua nonna. Il padre genetico, Matthew Eledge, è anche suo fratello. Colui che la alleverà, il padre acquisito, Elliot Dougherty, è anche suo zio. La madre biologica, Lea Dougherty, è anche sua zia. Un autentico pasticcio genetico e anagrafico che ha per protagonista una piccola venuta alla luce il 25 marzo scorso in una clinica del Nebraska, negli USA. Per fare ordine: una donna di 61 anni ha partorito una bimba per ‘donarla’ al figlio Matthew e al suo compagno Elliot. Il patrimonio genetico della bambina è un accurato incrocio tra le due famiglie: il seme dello stesso Matthew e l’ovulo della sorella di Elliot. L’abnorme puzzle che è stato costruito sulla vita di Uma si rispecchia nel suo certificato di nascita, a dir poco inquietante: per la legge del Nebraska padre è colui che ha fornito il seme e madre è colei che l’ha partorita. Quindi non solo la madre e il padre di Uma sono rispettivamente sua nonna e suo fratello, ma anche madre e figlio tra di loro. «È un po’ imbarazzante – ha ammesso Matthew –. Diciamo che non inquadreremo l’atto di nascita per appenderlo in casa».

    E sarà complicato persino spiegarglielo, a Uma, l’algoritmo che l’ha fatta affacciare al mondo. Se non fosse un delizioso fagottino urlante di vita come tutti i neonati – a cui diamo il benvenuto tra noi e auguriamo ogni felicità – si potrebbe definire un prodotto di laboratorio, creato con la migliore materia prima a disposizione a costo zero, sapientemente e rigidamente selezionata: da 24 ovociti prelevati alla mamma-zia, 11 sono stati fecondati, 7 si sono sviluppati come embrioni e sono stati sottoposti a screening genetico. Solo 3 hanno passato l’esame (e gli altri 4? Scartati, ovviamente), uno è stato impiantato alla mamma-nonna e due congelati, in caso Matthew e Elliot volessero in futuro ‘allargare la famiglia’, come se non fosse già abbastanza ampia. La coppia ha spiegato di non aver voluto spingersi fino a scegliere il sesso del bambino e di aver lasciato mano libera ai medici nel momento del trasferimento dell’embrione. Dichiarazione che suona paradossale, visto che il sesso è l’unico elemento in questa storia che non è stato studiato a tavolino. Eppure, nonostante il sapore pirandelliano, la vicenda è stata perlopiù descritta come un commovente atto altruistico, un gesto di amore: la mamma-nonna che mette a disposizione il suo grembo per consentire all’adorato figlio una paternità altrimenti impossibile, la mamma-zia che cede due dozzine di suoi gameti perché anche il fratello ottenga lo stesso scopo. Una maternità surrogata ‘pulita’, senza scambio di denaro né contratti capestro, senza donne sfruttate né vendita di neonati.

    Una storia edificante, insomma. Che però lascia l’amaro in bocca e increduli. Davvero si può parlare di ‘dono’ quando si fa nascere un neonato per l’esclusiva volontà di soddisfare un desiderio che naturalmente non potrebbe realizzarsi? Comprendiamo l’umana aspirazione di Matthew e Elliot alla paternità, ma non si può condividere che questo desiderio salga sul trono e diventi tiranno, né tanto meno il metodo perseguito per realizzarlo. Una bambina è stata progettata con un Dna ‘autoctono’, familiare insomma, non prelevato da estranei, per corrispondere un po’ a tutti (e per risparmiare sul conto) e poi ‘donata’ da chi l’ha partorita al suo stesso figlio. Ma il neonato è lui stesso il dono, e casomai si accoglie, non si cede. Un bambino non può essere regalato come un oggetto, né scelto, né acquistato, né è un diritto per nessuno, coppia etero o omosessuale o singolo che sia. Un figlio è una persona per sé stessa, ha una sua individualità. Un figlio non può essere solo il realizzarsi a ogni costo di un desiderio, per quanto tenace. No, non è una favoletta edificante, quella che ha portato alla nascita di Uma Louise. Piuttosto, un gigantesco inganno panificato anche alle sue spalle. Anche per questo c’è da augurare alla piccola, tutto il possibile bene.

     

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