XIV Settimana del tempo ordinario
nella foto un opera di Alberto Burri
Proverbio del giorno
«La ferita causata da un fratello fa più male di quella inferta da un nemico (Qatar)»
Iniziamo la giornata pregando
Ti benedico, o Padre, all’inizio di questo nuovo giorno. Accogli la mia lode e il mio grazie per il dono della vita e della fede. Con la forza del tuo spirito guida i miei progetti e le mie azioni: fa’ che siano secondo la tua volontà. Liberami dallo scoraggiamento davanti alle difficoltà, e da ogni male.
Rendimi attento alle esigenze degli altri. Proteggi col tuo amore la mia famiglia. Amen.
SS. Nabore e Felice soldati di origine nordafricana, arrivati a Milano nel IV secolo per servire nell’esercito di Massimiano. Divennero cristiani e, a Lodi Vecchio, furono giustiziati per aver disertato: si trattava in realtà di un’«epurazione» dei cristiani dai ranghi militari. Il loro culto decadde, fino a che nel XIII sec i francescani non lo ravvivarono. |
Ascoltiamo la Parola di Dio (Mt 10,7-15)
Gesù disse ai discepoli: «Andate, predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date». Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento. In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi». Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi. In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sodoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città».
BREVE COMMENTO AL VANGELO
Annunciando il vangelo siamo viandanti coi viandanti, cercatori coi cercatori: è questa tensione verso la pienezza ciò che manca a volte alla nostra Chiesa, che troppe volte si propone come se già sapesse, come se già avesse concluso. Per essere testimoni credibili dobbiamo davvero essere in costante tensione ideale, desiderando anche noi crescere nella conoscenza del Signore.
Riflessione Per Il Giorno (Domenico Quirico “La Stampa” 30 giugno 2018)
Per una volta dei migranti vivi, dei flussi, degli utili e gli inutili, degli aventi diritto e i clandestini, si abbia il pudore di non parlare. Contiamo gli altri: i morti, i migranti morti. Guardiamo il mare: uomini portano a riva piccoli cadaveri con vestiti colorati. Diciamo la verità: non sapremmo enumerarli tutti questi morti. Sono tanti, dappertutto, in ogni lembo del Mediterraneo, davanti alla Libia e a Lampedusa e nelle acque delle isole greche. Se provassimo a contarli, i morti, ne dimenticheremmo sempre la metà. Sì. Parliamo dei morti, se ne abbiamo il coraggio. Ne avete chiacchierato, mentre loro affogavano, davanti alle tavole imbandite dei vostri vertici. Attenti perché i morti sono implacabili. Con i vivi si può fingere: ma con i morti no. Dove sono le vie di uscita per far finta che non esistano? Dove possiamo nascondere le storie di ciò che sono stati? Non basteranno i ghirigori delle competenze, la carta bollata del tocca a te, la geografia dello scaricabarile diplomatico. I morti sono lì, implacabili, irrimediabili. Ci guardano. Raccontano che i naufraghi sono rimasti a lungo in acqua aspettando i soccorsi, prima di affogare. Proviamo a immaginare qual era l’oggetto più prezioso che si erano portati dietro su quella barca dannata, l’ultimo frammento, si illudevano del loro viaggio infinito: un paio di scarpe, un telefonino, una foto del villaggio, della madre? Salveremo ciò che siamo solo se sapremo guardare questi morti, immutabili, lacerati dalla sofferenza, ma non sfigurati, caparbi, immortali.
Intenzione del giorno
Preghiamo perché la Chiesa non tema la povertà e la sofferenza, ma il potere e la ricchezza
Don’t forget!
In giorni di crescente polemica nei confronti dei migranti africani, forse vale la pena di ricordare che la tratta atlantica degli schiavi africani cioè il commercio di schiavi di origine africana attraverso l’Oceano Atlantico fra il XVI e il XIX sec ha riguardato da 10 a 12 milioni di neri: è stata una delle più grandi migrazioni della storia e certo la più grande deportazione, se si tiene conto che altri 18 milioni di neri furono avviati in Turchia e nei paesi arabi.
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