mercoledì 11 luglio ’18

    XIV Settimana del tempo ordinario

     

    nella foto un opera di Alberto Burri

     

    Proverbio del giorno (S. Benedetto)

    Se parlare e insegnare è compito del maestro, il dovere del discepolo è di tacere e ascoltare.

     

    Iniziamo la giornata pregando (Antica preghiera Benedettina)

    Degnati, o Dio buono e santo di concedermi un’intelligenza che ti comprenda, un sentimento che ti esperimenti, un animo che ti gusti, una diligenza che ti cerchi, una sapienza che ti trovi, uno spirito che ti conosca, un cuore che ti ami, un pensiero che sia rivolto a te, un’azione che ti dia gloria, un udito che ti ascolti, occhi che ti guardino, una lingua che ti lodi, una parola che ti sia gradita, una pazienza che ti segua, una perseveranza che ti attenda.

     

    Benedetto, Patrono d’Europa

    È il patriarca del monachesimo occidentale. Dopo un periodo di solitudine presso Subiaco, passò alla forma cenobitica prima a Subiaco, poi a Montecassino. La Regola, che adatta le regole monastiche orientali con saggezza e discrezione al mondo latino, apre una via nuova alla civiltà europea dopo il declino di quella romana. Nel solco di Benedetto sorsero in tutta Europa centri di preghiera, cultura, promozione umana, ospitalità per i poveri e pellegrini. Due secoli dopo la sua morte, saranno più di 1000 i monasteri guidati dalla sua Regola.

     

    Ascoltiamo la Parola di Dio del giorno

    In quel tempo, Pietro, disse a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna». 

     

    BREVE COMMENTO AL VANGELO (S. Gerolamo)

    Cristo è tutto: chi accetterà di lasciare tutto per lui ritroverà tutto in lui. E potrà dire: “Il Signore è mia parte di eredità” (Sal 15,5). Non date solo il denaro, se volete seguire Cristo. Dategli voi stessi; imitate il Figlio dell’Uomo che non è venuto per essere servito, ma per servire (Mc 10,45).

     

    Riflessione Per Il Giorno (s. benedetto)

    L’uomo di Dio, Benedetto, fra tante opere meravigliose che lo resero illustre quaggiù, una ne fece che brillò grandemente anche per la dottrina: perché scrisse una Regola dei Monaci, notevole per la discrezione con cui è dettata e ricca di insegnamenti. Se qualcuno vuol conoscere a fondo i costumi e la vita di S. Benedetto, può trovare nelle disposizioni della Regola l’immagine fedele di tutta la sua attività di maestro, poiché questo Santo non sapeva insegnare diversamente dal modo con cui viveva. A questo giudizio di S. Gregorio Magno, esatto e completo nella sua forma graziosa e sobria, si potrebbero aggiungere due osservazioni: 1°) la bellezza morale di S. Benedetto; il suo temperamento e quasi i suoi lineamenti si riflettono anche nelle pagine candide insieme e profonde del suo biografo; 2°) la Regola stessa, già alla metà del VI secolo, ci appare come frutto di tutto un passato monastico e della spiritualità dei Padri. S. Benedetto è uomo della migliore tradizione cristiana”.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per la famiglia benedettina maschile e femminile

     

    Don’t forget! – 224° quadro de “I 1.000 quadri più belli del mondo”

    GUERCINO: “IL RISVEGLIO DI LAZZARO”   1619 – Olio su tela – 199 x 233 cm. – Musée du Louvre Paris.

     

    GIOVANNI FRANCESCO BARBIERI (1591-1666) detto Guercino perché affetto da strabismo, nacque da un’umile famiglia di Cento, nel Ferrarese e in un primo tempo apprese l’arte della pittura da autodidatta. Successivamente divenne uno degli artisti di punta della scuola bolognese e alla morte di Guido Reni (1572-1642) ne rilevò lo studio. Lo stile si sviluppò e diversificò notevolmente nel corso della sua vita, a partire dal barocco carico di intensi contrasti di luci e di ombre delle sue prime opere come quella che oggi presentiamo.

    La composizione che racconta la risurrezione di Lazzaro -così come è presentata dal quarto Vangelo- è complicata e piena di gestualità enfatica, di energia e di sentimento. I personaggi si affollano in primo piano secondo una tecnica tipica del Guercino che pone l’osservatore virtualmente sullo stesso piano spaziale dei personaggi, suscitando di conseguenza un’intensa reazione emotiva. Gesù –l’unico in piedi- indicando l’amico appena estratto dalla tomba intima agli astanti “Scioglietelo e lasciatelo andare” (Gv 11,44): un giovane esegue l’ordine liberando Lazzaro dai lacci simboli dei vincoli della morte. Ai piedi del Cristo un altro chino sulla tomba si tappa il naso, a commento dell’osservazione di Marta “Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni” (Gv 11,39). Lazzaro è seduto fra le due sorelle, Maria che guarda Gesù e Marta che guarda il fratello (il tutto coerentemente con il racconto di Lc 10,38-42). Sul fondo dalla parte di Lazzaro la costruzione in rovina allude alla morte e al disfacimento che essa provoca, ma il cielo coperto da nubi oscure, presenta uno squarcio luminoso proprio in corrispondenza del risorto. La fonte luminosa è esterna e proviene da sinistra: investe i personaggi conferendo alla scena intensità estatica e fervore spirituale. Pochi anni prima di eseguire questa tela il Guercino aveva incontrato Ludovico Carracci (1555-1619) che lo ispirò quanto al trattamento dei colori e alla resa delle emozioni, ma lo stile del Guercino è ben più energico e il risultato più drammatico.      

     

     

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