Giovedì 25 aprile 2024

     

    4.a settimana di pasqua

     

    Avvenne il 25 aprile…

    387 – S. Agostino e il figlio Adeodato ricevono il battesimo da S. Ambrogio

    1267 – Solenne consacrazione del Duomo di Monreale

    1507 – Il cartografo M. Waldseemüller utilizza per la 1.a volta il nome America per indicare il nuovo continente in una carta del mondo

    1846 – Inizio della guerra messico-statunitense

    1859 – Iniziano i lavori per la creazione del Canale di Suez

    1945 – l’esercito nazista si arrende e lascia l’Italia, ponendo fine all’occupazione tedesca in Italia. Questo giorno viene celebrato ogni anno con la festa della liberazione

     

    Aforisma di Paul Claudel

    “Il rispetto dei cattolici per la Bibbia è enorme e si manifesta soprattutto nel tenersene a rispettosa distanza.”

     

    Preghiera

    O Dio, che hai glorificato il tuo evangelista Marco con il dono della predicazione del Vangelo, concedi a noi di imparare dal suo insegnamento a seguire fedelmente le orme di Cristo. Egli è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

     

    Santo del giorno

    Ebreo, nacque fuori Palestina, da famiglia benestante. S. Pietro, che lo chiama «figlio mio», lo ebbe con sé nei viaggi a Roma e in Oriente. Marco può vantare pure una lunga comunità di vita con l’apostolo Paolo che incontrò nel 44, quando Paolo e Barnaba portarono a Gerusalemme la colletta della comunità di Antiochia.

    Al ritorno, Barnaba portò con sé il giovane nipote Marco, che più tardi si troverà al fianco di san Paolo a Roma. Nel 66 Paolo ci dà l’ultima informazione su Marco, scrivendo dalla prigione a Timoteo: «Porta con te Marco. Posso bene aver bisogno dei suoi servizi».

    L’evangelista probabilmente morì nel 68, di morte naturale o secondo un’altra tradizione come martire, ad Alessandria d’Egitto. Secondo una leggenda due mercanti veneziani avrebbero portato il corpo nell’828 nella città della Venezia.

     

    Parola di Dio del giorno Marco 16,15-20

    In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.

    Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

    Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

     

    Riflessione La resistenza popolare

    La Resistenza al nazifascismo, che per molti anni è stata identificata quasi in modo esclusivo nel movimento partigiano, punta emergente delle avanguardie che si opposero al regime, si sta rivelando un fenomeno assai complesso e molto più ampio, che ha coinvolto, a vari livelli la società intera. C’è stata infatti anche una Resistenza quotidiana, domestica, nascosta. Resistenti, ad esempio, sono state le formazioni dell’esercito italiano che non hanno deposto le armi dopo l’8-9-1943, come è avvenuto per la Divisione Acqui di stanza a Cefalonia e Corfù, affrontando l’invasore tedesco.

    Resistenti sono stati quegli operai e imprenditori che rallentarono o addirittura boicottarono le produzioni belliche. Resistenti sono stati i nostri soldati, prigionieri in Germania, che si sono rifiutati di aderire alla Repubblica Sociale Italiana. Resistente è stata la popolazione delle nostre comunità cittadine e rurali ogni qualvolta ha nascosto o aiutato un ebreo a fuggire, oppure ha ospitato un prigioniero scappato dal campo della Grumellina o ha fornito a una formazione partigiana alimenti, vestiario, anche solo una semplice informazione.

    Resistente è stato il Patronato S. Vincenzo anzitutto nella persona di don Bepo, ma anche di tanti suoi collaboratori preti (don Seghezzi e don Capelli in primis e non solo) e laici che hanno nascosto e salvato centinaia di persone e hanno raccolto alimenti e aiuti per i partigiani che resistevano sulle nostre montagna.

    Consigliamo a questo proposito la lettura del libro di Barbara Curtarelli: “Ho fatto il prete. Il clero di Bergamo durante l’occupazione tedesca (settembre 1943-aprile 1945)” pubblicato dal Centro Studi Valle Imagna che documenta in modo preciso e puntuale la partecipazione della chiesa e della popolazione bergamasca alla resistenza contro la dominazione nazi-fascista.

    Insomma c’è stata anche una Resistenza diffusa, nascosta, silenziosa, quotidiana, che nasceva e si sviluppava nelle famiglie, nelle parrocchie, nelle scuole, nei campi e nelle fabbriche, attraverso la formulazione di libere espressioni di pensiero – pur sottaciute e guardinghe per paura della repressione – sulle quali si è innestata la base popolare del movimento partigiano.

     

    Intenzione di preghiera

    Per coloro che hanno combattuto per garantirci libertà, giustizia e democrazia: perché il loro sacrificio non sia dimenticato e l’impegno a mantenere vivi i valori si rinnovi ogni anno e non solo il 25 aprile.

     

    Don’t Forget! BARBARA CURTARELLI

    “…chi vive in continua comunione col popolo non può estraniarsi nei moment di maggiore pericolo e proprio quando sono in gioco i presupposti di ogni possibile vita civile : il pane e la libertà.
    La resistenza quindi contro l’ingiusta e inumana esperienza fascista trovò all’opposizione più ostinata tutta la parte più sana del popolo e il clero che vive continuamente in mezzo al popolo…” Con queste parole don Agostino Vismara ricordò la Resistenza e l’apporto del clero a un anno dalla Liberazione, nel 1946.

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