XX Settimana tempo ordinario
Aforisma del giorno di G. K. Chesterton
Dicono che viaggiare sviluppa l’intelligenza. Ma ci si dimentica sempre di dire che l’intelligenza bisogna averla già prima.
Preghiera del giorno dai canti liturgici
Noi canteremo gloria a te, Padre che dai la vita, Dio d’immensa carità, Trinità infinita. Tutto il creato vive in Te, segno della tua gloria; tutta la storia ti darà onore e vittoria. La tua Parola venne a noi, annuncio del tuo dono; la tua promessa porterà salvezza e perdono. Amen.
Santo del giorno
Di famiglia plebea, Elena fu ripudiata dal marito, il tribuno Costanzo Cloro, per ordine dell’imperatore Diocleziano. Quando il figlio Costantino, sconfiggendo Massenzio, divenne padrone assoluto dell’impero, Elena ebbe il titolo più alto cui una donna potesse aspirare: «Augusta».
Fu l’inizio di un’epoca nuova per il cristianesimo: l’imperatore Costantino concesse ai cristiani libertà di culto. Un ruolo fondamentale ebbe la madre Elena che forse contribuì alla conversione finale del figlio. Elena testimoniò un grande fervore religioso, compiendo opere di bene e costruendo le celebri basiliche sui luoghi santi.
Ritrovò la tomba di Cristo scavata nella roccia e poco dopo la croce del Signore e quelle dei ladroni. A queste scoperte seguì la costruzione di molte basiliche. Morì intorno al 330. Il suo corpo riposa in un altare laterale della Basilica dell’Ara Coeli in Roma.
Parola di Dio del giorno Matteo 22,1-14
Gesù, riprese a parlare con parabole e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: “Dite agli invitati: Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”.
Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
Riflessione del giorno di Mons. Gianfranco Ravasi
Un predicatore, al termine di un’interminabile omelia, si rivolge retoricamente ai fedeli: «Fratelli miei, che altro potrei dirvi?». Una voce dal fondo della chiesa risponde prontamente: «Amen!». Essendo in tempo di vacanze alleggeriamo le nostre riflessioni con un testo dell’Abbecedario del buonumore di Giovanni Dan.
Ma vorremmo porre l’accento sul tema dell’ironia che è una spezia necessaria per insaporire la vita, così come lo è il sorriso, l’allegria, lo scherzo bonario. C’è, però, un aspetto che ci deve mettere in allarme. Ai nostri giorni non ci si sa fermare. L’eccesso ha intaccato anche la satira. E così si precipita nel dileggio, nella derisione, nello scherno, nella dissacrazione.
Il motto pungente lascia spazio a quello volgare, la nota mordace è sostituita dall’attacco pesante. La critica graffiante lascia il campo alla tracotanza grossolana. Per questo è necessario, da un lato, ritornare alla lievità dell’umorismo e, d’altro lato, riscoprire il controllo di sé, prima di precipitare nell’offesa e nella pura e semplice cattiveria.
Intenzione di preghiera per il giorno
Perché impariamo ad essere più rispettosi nel parlare sia di Dio evitando la bestemmia, sia degli altri evitando il sarcasmo.
Don’t Forget! Storia dei Martiri Cristiani
Rivoluzione Francese: i martiri del settembre 1793 a Parigi
I martiri dei massacri di settembre sono 191 tra ecclesiastici, religiosi e laici uccisi dalla folla tra il 2 e il 3 settembre 1792 in vari luoghi di Parigi dove erano stati imprigionati durante la rivoluzione francese: 21 furono massacrati nell’abbazia di Saint-Germain-des-Prés, 95 nell’Hôtel des Carmes, 72 nel seminario di Saint-Firmin e 3 nel carcere de la Force.
Tre di loro erano vescovi, 127 appartenevano dal clero secolare, 56 a ordini religiosi come i Sulpiziani, Gesuiti, Eudisti, Lazzaristi, Maurini, Dottrinari, Frati Minimi e Minori Conventuali e Cappuccini, Canonici Vittorini e Genoveffani, Lasalliani, Terziari regolari Francescani, Missionari della Società di Parigi e 5 erano laici.
I 191 martiri vanno inquadrati nella serie di sfrenate atrocità che causarono la morte di molte altri, inclusi 40 ragazzi con meno di 18 anni. Il massacro avvenne illegalmente e i pochi archivi ufficiali rimasero distrutti nell’incendio dell’Hotel de Ville a Parigi nel 1871. Le fonti d’informazione sono costituite dai pochi sacerdoti riusciti a sfuggire all’eccidio.
Promulgata la Costituzione Civile del Clero il 12 -7-1790, l’Assemblea Costituente chiese a ogni chierico di giurare fedeltà alla Costituzione: per chi avesse rifiutato fu prevista la confisca dei beni, ma dal 1792 la condanna fu mutata in pena di morte. Pochi prestarono giuramento; la maggioranza fu invece refrattaria, pensando a una mossa politica contro la Chiesa cattolica volta a creare una Chiesa nazionale gallicana, scismatica. Papa Pio VI il 10-3-1791 definì il decreto “eretico, sacrilego, contrario all’insegnamento cattolico e in contrasto con i diritti della Chiesa”.
Per tutto il 1791, fu fatta pressione sui preti refrattari; alcuni espatriarono e non pochi si trasferirono a Parigi, dove vissero nell’anonimato. L’atteggiamento anti-religioso dell’Assemblea Legislativa si rafforzò ed il 29/11 si decretò che ogni prete che non avesse prestato giuramento entro otto giorni sarebbe stato accusato di avere “mauvaises intentions vers la Patrie” cioè di essere un traditore.
Nell’aprile del 1792, tale accusa fu rivolta a quasi tutti i sacerdoti: la Francia infatti aveva dichiarato guerra a una lega capeggiata dall’imperatore austriaco, Giuseppe II, e da Federico Guglielmo II, re di Prussia, e il Papa era stato persuaso dai preti emigrati a Roma a dichiararsi favorevole alla coalizione. Bollati come nemici della Rivoluzione, molti ecclesiastici vennero così arrestati nell’agosto 1792. Domenica 2-9, Marat affermò su L’Ami du Peuple: “Cittadini, il nemico è alle porte! Non un singolo nemico deve restare a Parigi per godere della nostra disfatta!”. (segue)
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