XX settimana del tempo ordinario
nella fotografia un dettaglio di un quadro di Gustav Klimt
Proverbio del giorno
Il carbone se ne ride della cenere; ma non sa che l’attende la stessa sorte. (Tanzania)
Iniziamo la giornata pregando
O Padre, fonte di sapienza, che nell’umile testimonianza dell’apostolo Bartolomeo hai posto il fondamento della nostra fede, dona a tutti gli uomini la luce del tuo Spirito, perché riconoscendo in Gesù di Nazareth il Figlio del Dio vivente, diventino pietre vive per l’edificazione della tua Chiesa. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio…”.
Bartolomeo Apostolo: Nato a Cana di Galilea, fu condotto da Filippo a Cristo Gesù presso il Giordano e il Signore lo chiamò poi a seguirlo, aggregandolo ai Dodici; è identificato con Natanaele (Bartolomeo significa figlio di Tolomeo). L’apostolo avrebbe predicato in India e in Armenia dove avrebbe subito un crudele martirio: scorticato e crocifisso. I suoi resti mortali si trovano nella basilica di S. Bartolomeo, nell’isola Tiberina a Roma. Nel 1238 il cranio dell’apostolo fu portato a Francoforte sul Meno, nel duomo. S. Bartolomeo è considerato il protettore di macellai, conciatori e rilegatori.
La Parola di Dio del giorno Mt 16,31-20
Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazareth». Natanaèle esclamò: «Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico». Gli replicò Natanaèle: «Rabbi, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!». E: «In verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell’uomo».
Riflessione Per Il Giorno (don Luigi M. Epicoco)
Credo che a tutti noi sia balenata qualche volta nella testa la stessa espressione di sconforto dei discepoli nel Vangelo: “Allora, chi può essere salvato?” (cfr Mt 19, 23-30). E’ una constatazione che nasce dalla distanza che percepiamo tra le cose che Gesù chiede e le nostre mediocri capacità che il più delle volte sono pure ad intermittenza. Questo sconforto lo proviamo perché pensiamo di dover far noi tutto. In realtà Egli non ci domanda di eseguire delle cose, ma di viverle insieme con Lui. Esattamente come un uomo che non sa nuotare e che, se invece di agitarsi e battere in maniera scoordinata mani e piedi si calmasse un po’, si accorgerebbe che da fermo, da calmo, esiste una forza nell’acqua stessa che lo spinge in superficie e lo fa stare a galla. In una maniera tutta speciale questo è l’aiuto di Dio: mentre ci domanda di “imparare a nuotare” ci dona anche questa “forza misteriosa” che ci spinge e ci aiuta a stare a galla. “Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile”. Aveva ragione allora chi una volta disse: “Dio non ci chiede le cose perché ne siamo capaci, ma perché Lui rende sempre capaci coloro a cui domanda le cose”.
Intenzione del giorno
Preghiamo per il Papa Francesco e per il suo difficile ministero nella Chiesa e nel mondo
Don’t forget!
187° QUADRO DELLA SERIE: I 1000 QUADRI PIÙ BELLI DEL MONDO
GIOVANNI ANTONIO BAZZI detto il SODOMA: SVENIMENTO MISTICO DI S. CATERINA
Affresco (dettaglio) Siena, Basilica di San Domenico, Cappella di Santa Caterina
- Antonio Bazzi, nato a Vercelli nel 1477 da modesta famiglia, ancora giovanissimo, ricevette la prima educazione artistica nell’ambito della tradizione piemontese-lombarda e trasse giovamento dalla pittura di Leonardo da Vinci. Ma trascorse la maggior parte della sua vita artistica a Siena dove aprì una sua bottega: la tradizione tramanda che il curioso soprannome Sodoma gli deriverebbe dal fatto che incitava al lavoro i suoi pigri discepoli ripetendo, in piemontese, «So’ doma», che sta per «Su, andiamo, sveglia!». Lavorò a Roma in Vaticano e tornato a Siena fu incaricato della decorazione pittorica di S. Domenico dove nel 1526 realizzò una serie di bellissimi affreschi nella Cappella di S. Caterina, di grande importanza per la pittura cinquecentesca senese. Tra di essi, l’affresco più celebre è certamente quello con l’«Estasi di Santa Caterina da Siena», assai notevole per armonia compositiva. La santa nell’abito tipico dell’ordine domenicano, è svenuta: gli occhi chiusi, il viso pallido, le stigmate alle mani, l’abbandono del corpo sorretto dalle consorelle…tutto allude a una delle sue famose esperienze mistiche. Infatti, dopo essere stata accolta dalle Suore Mantellate, frequenti furono le sue estasi presso la chiesa del convento: qui si ritirava in preghiera e aveva colloqui familiari con Gesù Cristo, suo Sposo. In quegli istanti si appoggiava al pilastro che il pittore ritrae sullo sfondo. Il pittore riesce a comunicare l’intensità dell’esperienza spirituale della giovane santa (morì a soli 33 anni) col minimo dei colori tutti giocati sui toni del bianco e del grigio e col massimo dei risultati come è tipico dei grandi artisti. Bellissimo il gioco delle teste e delle braccia che dialogano fra loro senza il bisogno di ricorrere a troppi artifici e in assoluta semplicità compositiva. Il “Sodoma” morì a Siena il 15 febbraio 1549.
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