Giovedì 25 maggio 2023

     

    VII Settimana di Pasqua 

     

    Aforisma di Jerome David Salinger (1919-2010)

    “Si riconosce un uomo stolto dal fatto che è pronto a morire per una causa. Si riconosce un uomo saggio dal fatto che è pronto a vivere umilmente per una causa.”

     

    Preghiera del giorno

    Il tuo Spirito, o Signore, infonda con potenza i suoi doni, crei in noi un cuore a te gradito e ci renda conformi alla tua volontà. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    S. BEDA IL VENERABILE

    Fu seguace di S. Benedetto Biscop e di S. Ceolfrido, dedicandosi solo alla preghiera, allo studio e all’insegnamento del monastero di Jarrow. Fu anche amanuense e il Codex Amiatinus, uno dei più preziosi e antichi codici della Volgata, conservato nella biblioteca Laurenziana di Firenze, sarebbe stato eseguito sotto la sua guida.

    Della sua produzione restano opere esegetiche, ascetiche, storiche e scientifiche. Tra queste l’Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum, un monumento letterario universalmente riconosciuto da cui emerge la Romanità (universalità) della Chiesa.

    Studioso di tempra eccezionale e gran lavoratore, ha lasciato nei suoi scritti l’impronta del suo spirito umile sincero, del suo discernimento sicuro e della sua saggezza. Oggi si ricordano anche S. Maria Maddalena de’ Pazzi mistica + 25-5-1607 e S. Gregorio VII papa + il 25-5-1085.

     

    Parola di Dio del giorno Giovanni 17,20-26

    Gesù, alzati gli occhi al cielo, pregò dicendo: «Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.

    E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.

    Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».

     

    Riflessione detti e fatti dei Padri del nuovo deserto

    Abba Marco usciva dal suo silenzio solo per generarlo negli altri. Molti infatti venivano dal mondo, perché attirati dalla sua santità. Egli ne godeva e desiderava che questa traboccasse affinché essi potessero riceverla. Per aiutarli spesso chiedeva loro: “Tu, hai la vita interiore?”.

    Un distinto signore un giorno lo guardò stralunato dicendo: “Abba, non ho mai saputo che esista una vita interiore né so cosa sia”. Allora l’abba continuò: “Se non hai la vita interiore sei come una mela mangiata dalle vespe: pare bella, ma c’è solo la scorza”. Quel tale gli chiese di nuovo: “Cos’è la vita interiore?”. Gli rispose: “La vita esteriore è fatta di relazioni con gli uomini: li ascolti, rispondi e rivolgi loro il sorriso o la parola.

    Ma tu hai una vita interiore quando dentro di te hai una relazione continua con Gesù, parli con lui, lo ascolti e gli rispondi, reagisci a lui, al suo amore. Allora ti senti vivo anche quando sei solo, e quando ti circonda la folla non ne sei condizionato.

    Non sperimenterai la solitudine e nemmeno i cambi di umore, perché Gesù si muoverà in te, agirà e reagirà sempre con lo stesso amore. In te ci sarà una vita che non si ammala e non muore”. Quello stupito gli rispose: “Allora prega per me, abba”.

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Perché impariamo a coltivare in noi la vita interiore che nasce dal contatto quotidiano con Gesù e dal vivere alla sua presenza.

     

    Don’t Forget! Santi della Carità

    S. Giuseppe Marello 1844 1895

    Giuseppe Marello, nato a Torino il 26-12-1844, trascorse la fanciullezza a S. Martino Alfieri, nelle vicinanze di Asti.  La devozione s Maria Santissima fu determinante nella scelta e nella fedeltà alla vocazione. Entrato nel seminario di Asti, fu ordinato sacerdote il 19-9-1868, e visse il ministero nella Diocesi di Asti, prima come segretario del Vescovo, poi attendendo alle attività della Curia.

    Si dedicò alle confessioni, alla direzione spirituale, alla catechesi e si impegnò nella formazione morale e religiosa dei giovani; per i giovani operai organizzò corsi di catechismo serale. Si dimostrò sensibile con gli anziani e si fece carico di una Casa di riposo, che non aveva mezzi per assistere i ricoverati.  Si adoperò nell’impegnare il laicato nelle iniziative cattoliche per sostenere la persona e l’azione del Papa in momenti difficili per la Chiesa. Intanto nutriva in sé il desiderio di dedicarsi totalmente al Signore in una trappa.

    Il suo Vescovo, Mons. Savio, lo dissuase, dicendogli che il Signore richiedeva altro da lui. Egli allora progettò una nuova Istituzione, che facesse rivivere nella città di Asti la vita religiosa maschile, soffocata dalle leggi eversive del tempo. Il 14 marzo 1878 fondò la Congregazione degli Oblati di San Giuseppe. Ai suoi Oblati, Sacerdoti e Fratelli, affidò in modo particolare la diffusione del culto a S. Giuseppe, la formazione della gioventù e l’aiuto ministeriale alle Chiese locali.

    Durante il Concilio Vaticano I il Cardinale Gioacchino Pecci ebbe modo di apprezzare le doti e le virtù del giovane Don Giuseppe Marello, che accompagnava il suo Vescovo come segretario. Eletto Papa col nome di Leone XIII, lo nominò Vescovo di Acqui.  Preso possesso della Diocesi, Giuseppe Marello volle rendersi presente in tutte le Parrocchie attraverso le visite pastorali. Si fece prossimo a tutti, adoperandosi per creare l’unione degli animi tra il clero e i fedeli.  

    La sua azione pastorale mirò a far crescere l’istruzione religiosa attraverso l’insegnamento del catechismo, l’educazione cristiana della gioventù, le missioni, la testimonianza cristiana.  Morì il 30 maggio 1895 a Savona dove si era recato, nonostante le precarie condizioni di salute, per prendere parte alle manifestazioni del terzo centenario della morte di San Filippo Neri.

     

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