XXVII Settimana tempo Ordinario
Iniziamo la Giornata Pregando (Inno liturgia delle ore)
Nel primo chiarore del giorno, vestite di luce e silenzio, le cose si destano dal buio, com’era al principio del mondo. E noi che di notte vegliamo, attenti alla fede del mondo, protesi al ritorno di Cristo, or verso la luce guardiamo. O Cristo splendore del Padre, vivissima luce divina, in Te ci vestiamo di speranza, viviamo di gioia e d’amore. Amen
Bruno (Brunone)
Nato in Germania nel 1030 e vissuto tra il suo paese, Francia e Italia, dove morì nel 1101, professore di teologia e filosofia, sceglie la strada eremitica. Trova 6 compagni e il vescovo Ugo di Grenoble li aiuta a stabilirsi in una località detta «chartusia» (chartreuse in francese). Lì si costruiscono un ambiente per la preghiera comune e 7 baracche dove ciascuno vive pregando e lavorando. Da Papa Urbano II ottiene autonomia e riconoscimento per la Grande Chartreuse. In Calabria costruirà un altro monastero nel luogo dell’attuale Serra San Bruno
Ascoltiamo la Parola di Dio (Luca 11,5-13)
Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall’interno gli risponde: Non m’importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza. Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pane, gli darà una pietra? O se gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!».
Riflessione Per Il Giorno (Racconti degli hassidim)
Rabbi Pinhas di Korez si sentì turbato nella fede in Dio e non trovò altro rimedio che andare a trovare il Baalshem, quando udì che era arrivato nella sua città. Pieno di gioia corse alla locanda dove diversi hassidim si erano raccolti intorno al Maestro, ed egli stava parlando su quel versetto della Scrittura che dice che le mani di Mosè, tese in alto nell’ora della battaglia contro Amalek, erano emuna, cioè fiducia, fede. «Avviene talvolta», diceva il Baalshem, «che si è turbati nella fede in Dio. Il rimedio è di pregare Dio di rafforzare in noi la fede. Che il vero male che Amalek arrecò a Israele fu che con il suo fortunato assalto fece raffreddare la loro fede in Dio. Perciò Mosè, con le sue mani tese al cielo, che erano come la fiducia e la fede stesse, insegnò loro a pregare Dio che li rafforzasse nella fede, e questo solo è ciò che importa nell’ora della battaglia contro il potere del male.» Rabbi Pinhas l’udì, e il suo udire stesso fu preghiera e già nella preghiera sentì la sua fede farsi forte.
Intenzione del giorno
Preghiamo per le persone in coma e in stato vegetativo e per i loro familiari
…Don’t forget! …
Giornata per RICERCA SUL COMA E PER FAVORIRE I RISVEGLI.
143° quadro della serie: i 1.000 quadri più belli del mondo
L’opera è una delle più antiche testimonianze della collaborazione tra Michelangelo e Sebastiano del Piombo ed era destinata alla chiesa di S. Francesco di Viterbo. Commissionata dal chierico Giovanni Botonti, importante e ricco personaggio introdotto alla corte papale, il quadro fruttò all’artista grande e meritata notorietà. Dietro alla grandiosa composizione c’è probabilmente la mano di Michelangelo, ma al pittore veneziano va il merito di aver creato il cupo scenario notturno costruito sull’accordo cromatico dei toni caldi e bruni, degno della migliore tradizione veneta (Sebastiano Luciani, detto in tarda età Sebastiano del Piombo era appunto nato nel 1485 a Venezia dove conosce la pittura di Giorgione e Tiziano. Il nostro morirà a Roma nel 1547.
La rappresentazione del dolore di Maria davanti al corpo del figlio raggiunge qui una interpretazione assai originale. La figura di Maria è davvero monumentale e pare rivolgere lo sguardo alla luna: più che afflitta, Maria sembra una madre eroicamente cosciente del progetto divino. Il quadro è composto con semplicità dalla linea retta del corpo morto di Cristo e dal triangolo che ha il vertice nel capo dalla Madonna seduta: in pratica rappresenta il contrappunto tra la linea orizzontale che rappresenta la morte, e quella verticale, che è metafora della vita eterna. Nel quadro colpisce l’effetto notte la scena è infatti ambientata al chiaro di luna: si avverte che Sebastiano ha fatto tesoro della lezione della pittura tonale veneta. |
In seguito, questo effetto notte sarà utilizzato in maniera molto scenografica da tantissimi pittori, soprattutto nordici. In questo caso, oltre la sensazione atmosferica, il tonalismo consente al pittore di staccare con grande efficacia il primo piano dai piani di sfondo, dando notevole profondità al quadro, pur in assenza di prospettiva lineare. Bellissimo il corpo di Gesù, chiara derivazione dai modelli michelangioleschi, come la figura di Maria dal volto quasi mascolino, ma la cui intensa espressione drammatica fa pensare ancora una volta alla pittura veneta di Lorenzo Lotto. La reputazione che Sebastiano raggiunge con quest’opera lo colloca al rango dei grandi protagonisti del primo cinquecento romano.
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