XXII Settimana del tempo ordinario
nell’immagine un dipinto di Grant Wood
Proverbio del giorno
Chi non conosce il sentiero è meglio che chieda. (Sudan)
Iniziamo la Giornata Pregando (preghiera colletta)
Signore Gesù, Figlio del Dio vivo, che per volontà del Padre e per opera dello Spirito Santo morendo hai dato la vita al mondo, liberami da ogni colpa e da ogni male, fa’ che sia sempre fedele alla tua legge e non sia mai separato da te. Amen.
DONAZIANO, PRESIDIO, MANSUETO, GERMANO E FOSCOLO
vescovi in Africa, che, durante la persecuzione dei Vandali, furono percossi per aver confessato la verità cattolica e mandati in esilio. Con loro si commemora anche Lieto, vescovo di Nefta nell’odierna Tunisia, uomo coraggioso e di grande cultura, che dopo un lungo periodo di prigionia morì arso sul rogo
Ascoltiamo la Parola di Dio (Luca 4,38-44)
Gesù vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
BREVE COMMENTO AL VANGELO
Luca utilizza la metafora della pesca per dirci una cosa semplice: quando Gesù chiama, trasforma quello che facciamo, e questa trasformazione richiede un abbandono di ciò che eravamo e una novità di vita, di forma di vita, nel futuro che si apre davanti a noi.
Riflessione Per Il Giorno (Da “Il caffè di Gramellini”)
L’urlo di Ciccarelli Ivano contro «sta rottura de…dei fascisti» è risuonato da Rocca di Papa, dove davanti al centro di accoglienza che ospita i reduci della «Diciotti» si fronteggiano rossi e neri: «Sti poracci, oltre a tutta la navigata, la sosta e dieci ore de pullman, quando arrivano qua se devono pure godé sta rottura de…dei fascisti». Tanto è bastato perché sul web Ivano diventasse l’idolo di quella porzione d’Italia smarrita che il 4 marzo ha votato Di Maio, o nessuno, proprio per mancanza di Ivani. Ivano incarna una sinistra «vintage»: barba da assemblea, maglietta sformata, eloquio rude e cuore tenero. È figlio di un operaio e di una contadina dei Castelli Romani che gli hanno insegnato il rispetto per i più deboli. Il contrasto con i liderini democratici di ultima generazione – camicia immacolata, cravattina scura, smania di riconoscimento sociale e linguaggio raffreddato dal politicamente corretto – non potrebbe essere più schiacciante. I politici di destra parlano come i loro elettori, quelli di sinistra non parlano più come Ivano né a Ivano. Parlano invano.
Intenzione del giorno
Preghiamo per i catechisti e gli educatori: Dio conceda loro il dono di pronunciare con chiarezza le parole di Cristo accompagnando a lui quanti sono loro affidati.
Don’t forget!
Il Personaggio della settimana
MADRE TERESA DI CALCUTTA (1910-1997) |
Nata a Skopje, Macedonia, il 27-8-1910, Anjeze Bojaxhiu, chiamata in famiglia “Gonxhe” (bocciolo fiorito) sui 12 anni avverte la vocazione religiosa. La sua è una famiglia profondamente cristiana, ma inizialmente la madre è contraria, poi le darà via libera. Intanto la ragazza partecipa alla vita parrocchiale come catechista e membro attivo della Congregazione di Maria e della Gioventù Cattolica. Il 14 agosto 1928 fa domanda a Dublino per entrare tra le Suore di Loreto, che avevano missioni in India e delle quali la ragazza aveva sentito parlare dai padri Gesuiti. Accettata, viene mandata in India a Darjeeling dove entra come postulante; il 23-5-1929 alla presenza dell’arcivescovo di Calcutta, comincia il noviziato assumendo il nuovo nome di suor Maria Teresa del Bambino Gesù. La destinano all’insegnamento e le fanno proseguire gli studi all’università. Dopo la professione perpetua (1937), nell’aprile 1942 ai classici tre voti ne aggiunge un quarto, che la legherà per sempre sotto il vincolo di peccato mortale: quello di «dare a Dio qualunque cosa che Egli possa chiedermi e di non rifiutarGli nulla». Nel frattempo viene nominata direttrice del St. Mary College, dove insegna. La domenica, non essendoci scuola, visita i bassifondi di Calcutta e conosce la miseria di gran parte di quelle popolazioni. Nel 1946 una misteriosa “Voce” la reclama fuori dall’Istituto per dedicarsi completamente ai poveri. Si confida con la Madre Superiora, con la maestra delle novizie e con alcune consorelle, suscitando un allarme generale. Ma sulla scelta sarà irremovibile. Il 21-12-1948, vestendo il tipico “sari”, si inoltra per la prima volta nei “buchi” di Calcutta. Il resto – assistenza ai moribondi e ai lebbrosi – è noto a milioni di fedeli. Arrivano i riconoscimenti più prestigiosi, tra cui nel 1971 il Premio della Pace Giovanni XXIII, e nel 1981 il Nobel per la Pace. Muore il 5 settembre 1997. È beatificata il 19 ottobre 2003, infine canonizzata da papa Francesco il 4 settembre 2016.
Madre Teresa resterà come l’incarnazione più convincente, nella nostra epoca, del genio della carità evangelica; tutti l’hanno capita, i cristiani delle varie confessioni, i laici di ogni paese, gli indù come i musulmani. Quando, a metà degli anni Settanta, apriva a S. Gregorio al Celio la prima casa romana delle sue suore, scelse per loro il pollaio dei monaci camaldolesi, una costruzione bassa, in mattoni bucati e lamiere, col pavimento in cemento. «Le mie sorelle sono povere e abituate a tutto, vengono dall’India. Il pollaio sarà più che sufficiente», tagliava corto con chi trovava la cosa un po’ scomoda. Povere. Come era povera lei, che aveva scelto di condividere in tutto e per tutto la condizione dei più poveri, dei diseredati, di chi dalla vita non aveva avuto altro che miseria, smacchi e sofferenza. Pier Paolo Pasolini, dopo averla incontrata a Calcutta nel 1961, scrisse: «Dove guarda, vede». Forse è il giudizio più azzeccato su questa straordinaria donna e santa.
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