giovedì 7 novembre ’19

     

     

    Proverbio del giorno (Etiopia)

    Quando a richiamare la capra nell’ovile sono in molti, questa finisce per restare fuori tutta la notte.

     

    Iniziamo la giornata pregando

    Ti preghiamo, Signore, per tutti i parenti, amici, conoscenti che nel corso di questi anni ci hanno lasciati. Per coloro che in vita hanno avuto fede in te, che in te hanno riposto ogni speranza, che ti hanno amato, ma anche per coloro che di te non hanno capito nulla e che ti hanno cercato in modo sbagliato e ai quali infine ti sei svelato come veramente sei: misericordia e amore senza limiti. Fa’ o Signore che veniamo un giorno tutti insieme a fare festa con te in Paradiso. Amen.

     

    VILLIBRORDO

    A trent’anni divenne prete, dopo insieme a 11 compagni si dedicò a evangelizzare Frisia (Paesi Bassi) e parte della Germania. La consacrazione episcopale, ricevuta a Roma, avvenne nel 695, nella festa di S. Clemente, così che il papa gli diede il nome di Clemente. Per parecchi anni, percorse la Frisia, la Fiandra, il Lussemburgo e le rive del Reno predicando e costruendo conventi. Dopo una vita di preghiera e impegno pastorale, morì a 81 anni.

     

    La Parola di Dio del Giorno (Luca 15,1-10)

    Si avvicinavano a Gesù i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». Allora egli disse loro questa parabola: «Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione. O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. Così, vi dico, c’è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

     

    La riflessione del giorno (Racconti dei Chassidim)

    Rabbi Davide di Lelow aveva fatto per 6 anni e altri 6 ancora la grande penitenza: digiunare da un sabato all’altro e ogni genere di mortificazioni. Ma anche così sentì che non aveva ancora raggiunto la perfezione e non sapeva che altro fare per acquistare ciò che gli mancava. Poiché aveva udito di Rabbi Elimelech, il medico delle anime, andò da lui a chiedere aiuto. La sera del sabato si presentò al lui insieme a molti altri. Questi dette la mano a tutti, solo a lui voltò le spalle e non lo guardò. Il Rabbi di Lelow ne fu sconvolto; ma pensò che il maestro l’aveva scambiato per un altro. Perciò la sera, dopo la preghiera, gli si avvicinò di nuovo e gli tese la mano; ma accadde come prima. Egli pianse tutta la notte e la mattina dopo decise di tornare a casa non appena il sabato fosse terminato. Ma quando giunse l’ora in cui Rabbi Elimelech insegnava, non poté trattenersi e si avvicinò alla finestra. Sentì il Rabbi che diceva: «Talvolta vengono da me uomini che si sono tormentati con digiuni e mortificazioni, e qualcuno compie la grande penitenza anche per 12 anni, dopo di che si ritengono degni dello Spirito Santo e vengono da me perché lo faccia scendere su di loro; il poco che ancora manca loro dovrei colmarlo io. Ma in verità tutto il loro esercizio è meno che una goccia d’acqua nel mare: infatti non sale a Dio, ma all’idolo dell’orgoglio. Questi devono tornare a Dio abbandonando il lavoro fatto fino allora e devono ricominciare a servire con cuore sincero». Quando Rabbi Davide udì queste parole lo spirito l’afferrò con tale violenza che quasi perse i sensi. Giunta la fine del sabato, trattenendo il respiro andò alla porta, l’aprì adagio adagio con timore e si fermò sulla soglia. Allora Rabbi Elimelech si alzò dalla sedia, gli corse incontro, lo abbracciò ed esclamò: «Benedetto colui che viene!» Poi lo condusse alla tavola e lo fece sedere accanto a sé. Ma suo figlio Eleazar stupito gli disse: «Padre, ma questi è l’uomo che hai mandato via 2 volte perché non potevi sopportarne la vista!» «Ma no», rispose Elimelech, «quello era tutta un’altra persona, questo è il nostro caro Rabbi Davide!».

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per tutti gli ex-allievi, collaboratori e dipendenti defunti del Patronato

     

    Don’t forget! Buone notizie – La Casa di Leo (Treviolo)

     

    La casa di Leo (vedi foto) è stata realizzata grazie all’associazione EOS che nasce nel 2010 a opera di don Andrea Pedretti (attuale parroco di Roncola S. Bernardo), dei genitori di Leo e di altri amici, con l’intento di aiutare concretamente le famiglie di bambini soggetti a lunghe e frequenti degenze ospedaliere. Questa casa porta il nome di Leonardo Morgen per tutti Leo.

    Leo nasce il 3-2-2005 a Mozzo. Fin dai primi anni dell’infanzia si trova ad affrontare importanti problemi di salute che gli rendono difficili anche le più semplici azioni quotidiane come il nutrirsi. Con la famiglia gira Italia ed Europa in cerca di cure, fino a trasferirsi a Columbus in Ohio USA. Per sei anni Leo si affida alle cure del dottor Di Lorenzo presso il Nationwide Children’s Hospital. Con la sua grande gioia di vivere ci lascia a 10 anni a causa della sua malattia rara, a oggi ancora sconosciuta. Un piccolo uomo, ma un campione di coraggio, che ha dimostrato la saggezza che pochi adulti sanno raggiungere. Ha conosciuto persone tanto differenti tra loro, vissuto esperienze anche difficili ma da tutto e tutti ha sempre saputo trarre il lato migliore. Leo ci ha insegnato la resilienza, la capacità di coniugare una tenace resistenza con la gioia e gli occhi felici di un bambino della sua età. Abbracciare un senzatetto, far accettare ed affrontare situazioni ospedaliere difficili ai suoi compagni di viaggio, comprendere chiunque portasse un disagio dentro di se’ sono solo alcuni degli insegnamenti che abbiamo appreso e da cui abbiamo iniziato ad elaborare il nostro progetto.

    Oggi sono in più di 110 volontari che supportano la Casa di Leo e i vari eventi dell’associazione Eos onlus, convinti che i genitori di questi bambini, per trovare la forza e la serenità necessarie per stare accanto ai loro figli, abbiano bisogno di sentirsi “a casa. Ecco, queste sono le notizie di cui abbiamo bisogno…perché sono fatte non solo di parole, ma di gesti concreti.

     

     

     

    nell’immagine un dipinto di Romaine Brooks

     

     

     

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