Fa parte delle preghiere che tutti conoscono, ma è di sicuro quella che si presta alle più stravaganti storpiature, non solo da parte dei bambini, ma anche degli adulti. E’ “O Gesù d’amore acceso…” che di solito si recita nella confessione. Si comincia con “acceso” che si trasforma di volta in volta in arreso, atteso, inteso ecc. non importa che la parola non abbia un senso, l’importante è che faccia rima con offeso. Subito dopo il paradosso “non mi avessi mai offeso” cioè non avessi (tu Gesù) offeso me, dove è il penitente ad esprimere il suo rammarico di essere stato offeso da Dio! “O mio caro ed amato buon Gesù” fila via liscio, ma “la grazia” di Gesù a cui si chiede aiuto diventa di tutto e di più: gloria, gioia, delizia, fede, chiesa…e ci può stare; ma se si trasforma in “traccia, braccia, o grassa…” è chiaro che o la memoria fa cilecca o il penitente non ha la minima idea di quel che sta recitando. Di solito chi ha usato il “mi” nella prima parte della preghiera, lo ripete anche nella seconda: “non mi voglio offendere mai più” e su questo si può anche sorvolare; un po’ meno sul “perché mi amo sopra ogni cosa”. La conclusione “Gesù mio, misericordia, perdonami” è un optional. Nei bimbi tali storpiature sono commoventi; negli adulti divertenti, ma per tutti l’importante è che sia seria la confessione.
– don Davide –
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