L’incaricato dei canti nelle Messe dei giorni feriali al Patronato è un africano dalla voce tenorile, ben intonato e fedele al compito assegnatogli: di solito canta in inglese, ma ha arricchito il repertorio con vari canti in italiano e qualcosa in altre lingue.
La sua voce sovrasta tutte le altre, ma gli altri africani hanno imparato a lasciarsi guidare da lui con risultati tutto sommato gradevoli.
Di recente però un italiano, per non essere da meno o forse perché trascinato dall’entusiasmo, non appena l’africano attaccava, entrava in competizione con lui cantando a squarciagola.
Il problema è che l’italiano è stonato come una campana e urla dal fondo della chiesa mentre l’altro, intonatissimo, si posiziona presso l’altare: in questo modo i due producevano un effetto stereo tremendo, obbligando gli altri fedeli a rimanere zitti o quasi…
Bisognava intervenire, ma tutto si è risolto con una mossa intelligente dell’africano: rendendosi conto che il suo “competitor” non sa una parola d’inglese, ha deciso di non cantare, ma di recitare il “Santo e l’Agnello di Dio”; ha eliminato gli altri canti in italiano e ha pescato nel repertorio inglese i brani più rari. Si è cimentato persino con qualcosa in latino.
L’altro, sconfitto senza combattere, si fa vedere molto di meno e, quando c’è, tace del tutto.
– don Davide –
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