Lunedì 10 giugno 2024

     

    X Settimana T. Ordinario anno B

     

    Avvenne il 10 – 6 ….

    1918 – Premuda: i MAS di L. Rizzo e G. Aronzo affondano la corazzata austro-ungarica Szent István.

    1924 – Giacomo Matteotti viene assassinato dai fascisti.

    1934 – La Nazionale italiana di calcio batte la Cecoslovacchia 2-1 e conquista il 1° titolo mondiale

    1940 – L’Italia entra in guerra a fianco della Germania nazista.

    1981 – Vermicino: il piccolo Alfredo Rampi cade in un pozzo artesiano in cui morirà dopo esservi rimasto intrappolato per giorni; la vicenda ebbe ampia copertura sui mass media nazionali

    1990 – Nelson Mandela viene liberato dalla prigionia.

     

    Aforisma di Jean Guitton

    Accetta i tuoi limiti da ogni parte: il limite dà la forma che è la condizione della plenitudine.

     

    Preghiera

    O Dio, sorgente di ogni bene, ispiraci propositi giusti e santi e donaci il tuo aiuto, perché possiamo attuarli nella nostra vita. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen.

     

    Santo del giorno

    Edward Giovanni Maria Poppe nacque a Temsche in Belgio il 18-12-1890. A 22 anni nel 1912 entro nel seminario filosofico Leone XIII di Lovanio, ma a causa della 1.a guerra mondiale fu richiamato alle armi. Nel 1915 fu trasferito a Gand e nel 1916 fu ordinato sacerdote. Formò molti giovani al catechismo e alla devozione eucaristica.

    Istituì la «Lega della Comunione frequente» tra i fanciulli e le operaie per i quali pubblicò un settimanale del titolo «Zonneland» (Paese del Sole). Costretto a vivere su una poltrona per motivi di salute, scrisse le opere più note: «Direzione spirituale dei fanciulli» (1920), «Salviamo gli operai» (1923), «Apostolato eucaristico» (1923). Morì il 10-6-1924 a 34 anni nel convento di Moerzeke-lez-Termonde. Fu beatificato da Giovanni Paolo II il 3-10-1999. 

     

    Parola di Dio del giorno Matteo 5,1-11

    In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati. Beati i miti, perché avranno in eredità la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.

    Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per la giustizia,

    perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi».

     

    Riflessione Frammenti di vita

    “Posso confessarmi?” mi chiede un giovane. “Certo” rispondo. La cosa va per le lunghe, ma non c’è fretta: lo lascio parlare e mi limito a rispondere alle domande e alla fine il giovane sembra contento. “Mi sono trovato bene e tornerò ancora” mi fa. E io a lui “ben prima di quanto t’immagini” rispondo. Sorride e va nel banco per una preghiera.

    Senza farmi vedere esco di chiesa e l’aspetto. Quando esce a sua volta, gli dico: “Credo che tu abbia dimenticato una cosa”. Mi guarda perplesso: “Non t’ho dato l’assoluzione” gli spiego. E lui: “È vero, ma ero così contento che non ci ho fatto caso”. Allora gli faccio notare: “Da me hai avuto solo un po’ di sollievo e di consolazione, ma non basta: tu sei venuto perché avevi bisogno dell’assoluzione cioè del perdono che solo Dio può dare.

    Entriamo insieme a chiederglielo”. Ho fatto questo ricordando un mio amico prete che, confessatosi da P. Pio e non avendo ricevuto l’assoluzione, non se n’era accorto per l’emozione di aver parlato con un santo. Salito in macchina, tentò più volte di accendere il motore, ma invano.

    Colto dal dubbio, bussò al convento e fu proprio P. Pio ad aprirgli e a dirgli: “Volevo ben vedere che te ne andassi senza assoluzione. Non te l’ho data perché tu sei venuto per incontrare me e non Dio”. Quando risalì in auto per tornare a casa, appena girò la chiave, il motore si accese.      

     

    Intenzione di preghiera

    Preghiamo per chi soffre per la verità e la giustizia e confida nell’adempimento delle promesse divine.

     

    Don’t Forget! Figure del clero bergamasco

    Don Antonio Berta

    Fondatore Ciudad de Los Niños Bolivia

    1927-2007

    Nato a Sovere il 27-02-1927 da Francesco ed Elisabetta Lanfranchi era primo di 5 figli: Rocco, Angela, Giuseppe, Luigi, Angelo. In famiglia respirava la fede e la carità: “ciò che impariamo sulle ginocchia della mamma nessuno mai lo potrà cancellare. Mia madre da piccolo mi mandava a portare un po’ di cibo a una vedova con sette figli che viveva vicino a casa mia”. Fu ordinato prete da Mons. Bernareggi il 03-06-1950 con altri 20 giovani di cui 3 del Patronato: lui, don Valle Giacomo e don Erba Pietro.

    Al PSV assunse la vicedirezione dei “mezzanelli” i minorenni delle professionali, ma è presente dovunque si richieda la sua collaborazione: da Sanremo, alla Presolana per collocarvi la croce l’11-09-1955; dalla Messa sull’Avaro del 15-8, alle celebrazioni per don Bosco a gennaio. Nella realtà del Patronato di don Bepo lui dava il meglio di sé e univa alla formazione umana e spirituale, anche quella sportiva e d’animazione: mitica la coppa di maggio, torneo di calcio fra le diverse sezioni della casa centrale.

    Don Berta fu anche il direttore della casa del Giovane al Polaresco, finché poté finalmente coronare il sogno coltivato a lungo: il 31-07-1966 partì per la Bolivia dove a La Paz si fece carico della Ciudad de los Niños l’orfanotrofio governativo che contava 200 bimbi e che lui porterà a 300. Ma quella realtà gli andava stretta per i vincoli e limitazioni della burocrazia locale. Così agli inizi del 1969 don Berta e don Berto Nicoli si misero alla ricerca di un luogo per la loro Ciudad e lo trovarono a Cochabamba dove in un incontro casuale, il Vicario Generale dell’Arcidiocesi illustrò la possibilità di ottenere terreno e aiuti concreti per l’opera.

    Il 17-02-1969 don Berta scrisse a don Bepo: “Sono tornato da Cochabamba dove per interessamento di un parroco locale un gruppo di contadini ci ha offerto 45 ettari di terreno (450.000 m2) nella posizione più panoramica della città”. Due mesi dopo don Bepo arrivò in Bolivia per stipulare il contratto.

    Nel 1970 iniziarono i lavori e il 19-12-1971 vi entrarono i primi 50 ragazzi raccolti dalla strada. L’avventura della Ciudad de los Niños aveva inizio. Da allora andò tutto in crescendo: nel 1974 si aggiunsero altre 3 case e 1 per le bambine. Poi è la volta della scuola e dei “talleres” laboratori per l’istituto tecnico; nel 1980 P. Antonio comprò una “finca” (=fattoria) a 50 Km dalla città e vi aprì una scuola agraria per i giovani dei villaggi vicini: arriverà don Giuseppe Capelli a farsi carico dell’assistenza spirituale e pastorale alla popolazione.

    Nel 1977 era stata offerta a P. Berta una casa nella zona di Villa Tunari, nel Chapare, zona difficile in mano ai narcotrafficanti: la trasformò in una “filiale” della Ciudad cittadina per 30 bimbi. Don Berta affiancò a sé e affidò la sua opera ai coniugi Luciano e Terry Invernizzi di Stezzano, che diventeranno i suoi più validi e fidati collaboratori. Gli anni passano e la salute declina: il “Papi” com’è chiamato dai suoi ragazzi respira a fatica, ma la barba da patriarca e il grande cuore lo rendono sempre più una figura carismatica.

    Fino alla morte che lo coglie nella sua Ciudad il 22 maggio 2007. Trionfali i funerali che ricordarono quelli di don Bepo. Ora suoi resti riposano all’ombra di un grande albero davanti alla Chiesa e sono meta di un ininterrotto pellegrinaggio di ex alunni e amici.

     

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