Lunedì 10 ottobre 2022

     

    XXVIII Settimana tempo ordinario

     

    Aforisma del giorno di don Bosco

    Guai a chi lavora aspettando le lodi del mondo: il mondo è un cattivo pagatore e paga sempre con l’ingratitudine.

     

    Preghiera del giorno di S. Tommaso d’Aquino

    Dio onnipotente, che conosci tutte le cose, che non hai principio né fine, che delle virtù sei il donatore, conservatore e rimuneratore, degnati di confermarmi col fondamento della fede; difendermi con lo scudo della speranza; decorarmi con la veste della carità. Non sorga in me il desiderio di incominciare un’opera anzitempo né, una volta intrapresa, l’abbandoni prima di averla condotta a termine. Amen.

     

    Santo del giorno

    Daniele Comboni (1831-1881) fin da giovane scelse di diventare missionario in Africa, dove sbarcò nel 1854, tre anni dopo essere stato ordinato prete. Il primo viaggio finisce con un fallimento: inesperienza, clima e ostilità degli schiavisti lo costringono a tornare a Roma, ma lui progetta un piano di evangelizzazione dell’Africa e mette in atto un’opera di sensibilizzazione a Roma e in Europa e fonda istituti maschili e femminili (i comboniani). Torna in Africa nel 1868 e può dare avvio al suo piano.

    Con i sacerdoti e le suore che l’hanno seguito, si dedica all’educazione della gente di colore e lotta contro la tratta degli schiavi. Spirito aperto, Comboni comprende presto l’importanza della stampa e fonda la rivista Nigrizia attiva ancora oggi. Negli anni 1877-78 vive una siccità e carestia senza precedenti e la morte lo coglie nel 1881. Nel 2003 è canonizzato e Papa Giovanni Paolo II lo definisce «evangelizzatore e protettore del Continente Nero».

     

    Parola di Dio del giorno luca

    Mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione.

    Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone.

    Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona».».

     

    Riflessione del giorno di don Tonino Bello

    Vivere è abbandonarsi, come un gabbiano, all’ebbrezza del vento. Vivere è assaporare l’avventura della libertà. Vivere è stendere l’ala, l’unica ala, con la fiducia di chi sa di avere nel volo un partner grande come Te!

    Ma non basta saper volare con Te, Signore tu mi hai dato il compito di abbracciare anche il mio fratello e di aiutarlo a volare. Ognuno di noi è un angelo con una sola ala. Non possiamo volare se non abbracciati all’altro.

    Ricordate: anche quando ci saranno tempeste nella vita, quando sarete delusi, quando un amico o la ragazza che avete incontrato vi abbandonerà, quando una tempesta di scetticismo si abbatterà sul vostro operato, ricordatevi che tutti possono lasciare la vostra mano, ma Lui no.

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Preghiamo perché la pace sia fortemente voluta non solo da tutti i popoli, ma anche dai loro capi.

     

    Don’t Forget! Personaggi illustri

    Don Serafino Balestra 1831-1886

    Dalla famiglia Balestra a Bioggio (Canton Ticino, Svizzera) il 10-6-1831 nasce Serafino. La famiglia è di origini modeste, cosicché Serafino si divide tra la scuola primaria e l’aiuto al padre, di professione sarto. Tuttavia, ha una particolare predilezione per lo studio e, con sacrificio dei genitori, frequenta il Collegio dei Padri Somaschi di S. Antonio in Lugano, trasferendosi poi al Seminario di Como per seguire la sua vocazione religiosa.

    Nel 1856 viene ordinato sacerdote ed è incaricato di insegnare nel seminario e nel liceo diocesano di Como e diventa canonico della cattedrale. Prima di dedicarsi totalmente alla causa dei sordomuti, nel 1863-1865 ha il compito di restaurare la Basilica romanica di S. Abbondio. Svolge anche altri incarichi nell’ambito del restauro e si cimenta, con successo, come epigrafista.

    Nel 1866, in considerazione dei meriti acquisiti nel campo del restauro dei monumenti antichi, il Re d’Italia Vittorio Emanuele II, lo insignisce del titolo di cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. Dal 1871 è membro della commissione archeologica per la provincia di Como e fa parte della redazione della Rivista Archeologica. Ma dove don Serafino Balestra si distingue in modo particolare è nell’educazione dei sordomuti, di cui inizia ad occuparsi a Como nel 1865; a questo scopo intraprende nuovi studi e molti viaggi in Italia e all’estero.

    A quell’epoca si usava la terapia mimica che consiste nel comunicare tramite segni convenzionali corrispondenti a lettere dell’alfabeto, a sillabe, a parole. Insoddisfatto, nel 1867 Balestra si reca presso l’Istituto dei sordomuti di Zurigo per apprendere la tecnica fonetica “basata sulla stimolazione, per mezzo del respiro, degli organi della voce rimasti atrofizzati: le corde vocali vengono così eccitate, riescono a emettere deboli suoni, poi sillabe, quindi parole articolate e infine frasi”, spiega Giovanni Maria Staffieri.

    Balestra conclude che quest’ultima è la miglior terapia. La terapia fonetica di Balestra non ottiene però il consenso da parte di tutti: i sostenitori del vecchio metodo mimico-gestuale vi si oppongono. Ciò nonostante è la terapia fonetica a riscuotere, in poco tempo, maggiori consensi. Opera in Francia dal 1874 al 1880 e per i suoi meriti, nel 1882 gli viene conferita la Legion d’onore della Repubblica raramente attribuita preti se non per meriti straordinari; in questo periodo soggiorna frequentemente anche in Inghilterra.

    Nel 1885 è chiamato a dirigere un istituto per sordomuti a Buenos Aires, dove mentre svolge la sua opera infaticabilmente, lo coglie la morte nel 1886. Sorretto da un ottimismo profondo, convinto che la missione del cristiano sia di testimoniare e trasmettere la fede e dimostrare concretamente l’amore ai più deboli, Balestra ha consentito ai troppi che, fino a quel momento erano ingiustamente rinchiusi nei manicomi perché ritenuti incapaci di esprimersi e quindi giudicati mentalmente disabili, di migliorare la loro condizione e di costruirsi la loro vita.

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