lunedì 15 giugno ’20

     

     

    nell’immagine un dipinto di Mario Giudici

     

    XI Settimana del Tempo Ordinario

     

    Proverbio del giorno

    «L’uomo nobile deve essere tardo nel parlare e rapido nell’agire (Giappone)»

     

    Iniziamo la giornata pregando (Inno di Bose)

    Dio di grazia, riconduci l’umanità dalla via della morte alla via della vita, dalla distruzione alla costruzione di un mondo nuovo di giustizia e pace. Fa’ che le nazioni desistano dalla lotta e si uniscano non per combattersi a vicenda ma per combattere povertà, ignoranza, malattia e ingiustizia. Riconduci l’umanità dalla via della morte alla via della vita, alla costruzione di un mondo nuovo. Amen

     

    LUIGI MARIA PALAZZOLO.

    SACERDOTE (1827-1886), fondatore dei Fratelli della Sacra Famiglia e delle Piccole sorelle dei Poveri, le «suore Poverelle». Di queste ultime molto si è parlato mentre in Africa infuriava l’epidemia di Ebola: accanto al letto dei contagiosissimi malati – alla fine vittime esse stesse del virus – c’erano loro, le figlie del Palazzolo. Il carisma del fondatore è infatti legato all’assistenza a malati, bisognosi e anziani. Palazzolo è stato beatificato nel 1963.

     

    Ascoltiamo la parola di dio

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti uno schiaffo sulla guancia destra, tu porgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».».

     

    Riflessione Per Il Giorno (Madre Teresa di Calcutta)

    Non dimenticherò mai il giorno in cui, camminando per una strada di Londra, vidi un uomo seduto, che sembrava terribilmente solo.  Andai verso di lui, gli presi la mano e la strinsi.  Lui allora esclamò: “Dopo tanto tempo, sento finalmente il calore di una mano umana”.  Il suo viso s’illuminò.  Sentiva che c’era qualcuno che teneva a lui.  Capii che un’azione così piccola poteva dare tanta gioia. Se avrete occhi per vedere, troverete Calcutta in tutto il mondo. Le strade di Calcutta conducono alla porta di ogni uomo.  So che magari vorreste fare un viaggio a Calcutta, ma è più facile amare le persone lontane.  Non è sempre facile amare le persone che ci vivono accanto.  C’è molta sofferenza nel mondo: fisica, materiale, mentale.  La sofferenza di alcuni è da imputare all’avidità di altri.  La sofferenza materiale e fisica è quella dovuta alla fame, alla mancanza di una casa, alle malattie.  Ma la sofferenza più grande è causata dall’essere soli, dal non sentirsi amati, dal non avere nessuno.  Con il tempo ho capito che l’essere emarginati è la malattia peggiore di cui un essere umano possa soffrire. 

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per l’Istituto Palazzolo e per le sue suore che lavorano per i più poveri e bisognosi

     

    Don’t Forget! 100 immagini che hanno cambiato il mondo

     

    EDMUND HILLARY

    E

    TENZING NORGAY

    A 8848 METRI SULLA CIMA DEL MONTE EVEREST

     

    Il 29 maggio 1953 il neozelandese Edmund Hillary e il nepalese Tenzing Norgay divennero i primi esploratori a raggiungere la vetta del monte Everest. I due facevano parte di una spedizione britannica e guadagnarono insieme il tetto del mondo dopo aver trascorso una notte burrascosa in balia degli elementi a 8.500 metri. La notizia fu data al mondo il 2 giugno, giorno dell’incoronazione della regina Elisabetta II e gli inglesi salutarono l’evento come un buon auspicio per il futuro del Paese. Hillary, ormai famoso, prese poi parte a numerose spedizioni in Himalaya tra il 1956 ed il 1965, anno in cui collaborò anche alla costruzione del piccolo scalo aeroportuale di Lukla intitolato alla sua memoria. Dalla storica scalata di Hillary e Nogay molte spedizioni si sono fatte strada sull’Everest. Memorabile quella dell’italiano Reinhold Messner protagonista di un’impresa considerata impossibile: salire in vetta senza ossigeno. Nonostante i successi elencati molti e tragici sono stati i tentativi falliti di scalare il gigante del mondo: la stagione che presenta le condizioni climatiche adatte per l’ascesa dura poche settimane e il percorso è pieno di insidie…quasi 300 persone hanno perduto la vita su questo monte.

     

    IL RICORDO E IL GRAZIE A…

     

    8)

     

    Mons. TARCISIO FERRARI

    Nato il 17-9-1935 a Dorga

    Morto il 06-3-2020 a Piario (ospedale)

     

     

     

    Per 33 anni è stato parroco di Pignolo, borgo che unisce Bergamo bassa a Città alta, e grazie al suo ministero si sono incrociate infinite vite e storie. Il 6 marzo, agli inizi della pandemia che si è portata via in terra orobica 25 preti, oltre a suore e religiosi, si è spento all’Ospedale di Piario monsignor Tarcisio Ferrari, 84 anni, per tutti semplicemente «don Tarcisio», che merita di essere ricordato anche oltre la sua diocesi di origine. Il coronavirus s’è portato via infatti un sacerdote amato e impegnato per lunghissimi decenni nella vita delle comunità orobiche. Era nato il 17 settembre 1935 a Dorga, frazione di Castione. Dopo l’ordinazione sacerdotale (16 giugno 1962) era diventato coadiutore parrocchiale e direttore dell’oratorio di Bonate Sotto. Soltanto un anno dopo la prima svolta nella sua vita sacerdotale, quando il nuovo vescovo Clemente Gaddi, con decisione personale, lo scelse come segretario, incarico che ricoprì per i 14 anni dell’episcopato nella nostra diocesi, accompagnandolo nelle parrocchie e nel segnare udienze e appuntamenti. Terminata l’esperienza, monsignor Ferrari inizia la “missione” a Pignolo, conclusa nel 2010. «Come ricordi indelebili dei tanti anni passati in Pignolo — ricordava con commozione — porto nel cuore la gioia dell’ordinazione di cinque sacerdoti novelli e l’aver aiutato tanti poveri e bisognosi. Poi la generosità delle persone, l’aver conosciuto tante famiglie e vissuto tanti eventi e celebrazioni in questa stupenda parrocchia». Fa ritorno a Dorga come collaboratore parrocchiale e lì, all’ombra della Presolana, ha celebrato Messa sino al 23 febbraio, prima di essere sopraffatto dall’avanzare fulmineo dell’epidemia. «Una vita spesa nell’annuncio di vita e resurrezione. Amato, portato al dialogo, disponibile con tutti», sono le parole con cui don Stefano Pellegrini, parroco di Dorga, ha ricordato Mons. Ferrari nel funerale celebrato l’8 marzo in forma ristretta come da disposizioni. Don Tarciso era un prete del Concilio, prete di una Chiesa aperta e che sa dialogare senza paura con il mondo. Un prete obbediente alla Chiesa ma nello stesso tempo schietto nel parlare. Era un uomo di cultura, amante dell’arte e un uomo di carità, un prete vicino, in senso letterale, ai poveri. Mancherà a tutti.

     

     

     

     

     

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