Lunedì 2 settembre 2024

     

    XXII settimana T. Ordinario

     

    Avvenne il 2 settembre…

    31 a.C. – Guerra civile romana: ad Azio, al largo della costa occidentale greca, la flotta di Ottaviano sconfigge quella di Marco Antonio e Cleopatra

    1666 – Grande incendio di Londra che scoppia nella casa del panettiere di Carlo II d’Inghilterra

    1752 – Il Regno Unito adotta il calendario gregoriano, due secoli dopo la maggior parte d’Europa

    1900 – Rivolta Boxer: soldati italiani catturano l’imprendibile forte di Chan Hai Tuan in 3 assalti.

    1944 – Anna Frank e la sua famiglia vengono caricati sul treno che li porterà ad Auschwitz.

    1945 – A bordo dell’USS Missouri viene firmato l’atto di resa dell’Impero giapponese alle potenze Alleate; termina la 2.a guerra mondiale.

     

    Aforisma di S. Francesco di Sales

    “Abbi pazienza in tutte le cose, ma principalmente abbi pazienza con te stesso.”

     

    Preghiera

    Dio onnipotente, unica fonte di ogni dono perfetto, infondi nei nostri cuori l’amore per il tuo nome, accresci la nostra dedizione a te, fa’ maturare ogni germe di bene e custodiscilo con vigile cura. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    S. ALBERTO di PONTIDA

    Alberto, della nobile famiglia dei Prezzati, fu un soldato che, per una grave ferita riportata, lasciò la vita delle armi per cercare la pace di Cristo. Dopo un pellegrinaggio a Santiago di Compostela, in Spagna, si ritirò a Pontida, sua città natale, dove nella seconda metà del secolo XI, fondò un monastero che dedicò a S. Giacomo, basato sulla regola di Ugo di Cluny (morto nel 1109).

    Dopo un periodo di noviziato a Cluny, fu superiore a Pontida come successore del compagno Guido. Morì nel 1095 o 1099. Le sue reliquie con quelle di san Guido, del quale non si conosce l’anno della morte, furono conservate nella chiesa del monastero di Pontida fino al 1373, quando, dopo un incendio, furono traslate nella chiesa di Santa Maria Maggiore di Bergamo e nel 1911 tornarono a Pontida.

     

    Parola di Dio del giorno

    In quel tempo, Gesù venne a Nazareth, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore».

    Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fallo anche qui, nella tua patria!”».

    Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

     

    Riflessione Frammenti di vita

    Ogni volta che succedono drammi come quello della povera Sharon uccisa da uno sconosciuto che non riesce neppure a spiegare il perché del suo gesto («non so spiegare perché sia successo, l’ho vista e l’ho uccisa») al dolore della perdita di una persona cara, si aggiungono lo sconcerto e la rabbia per l’insensatezza di un atto così grave e assurdo.

    E se di fronte all’esplosione di questa violenza feroce e ingiustificata le reazioni sdegnate della gente sono comprensibili, vale la pena di fare uno sforzo di riflessione più profonda, anche perché abbiamo a disposizione parole eterne che da 2000 anni a questa parte non hanno mai smesso di aiutarci a capire come stanno davvero le cose. Una di queste parole la sentiremo risuonare oggi in chiesa: “Dice il Signore: Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro.

    Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza” (Marco 7,21-23).

    Qualcuno avrebbe dovuto far capire al giovane assassino che quel gesto per lui inspiegabile, è nato dal suo cuore cioè dalla parte più intima della sua anima, da quello spazio di libertà dove bene e male si incontrano e scontrano e dove si decide chi preverrà. Ma oggi si preferisce pensare che il male venga sempre dal di fuori e sia sempre colpa di qualcuno o qualcosa d’altro.     

         

    Intenzione di preghiera settimanale

    Per le vittime della violenza assassina e per i loro carnefici: perché le vittime siano accolte da Dio nella beatitudine eterna e gli uccisori si pentano e riparino al male fatto.

     

    Don’t Forget! 1000 quadri più belli…

    PAUL GAUGUIN: TA MATETE (Nous n’irons pas au marché aujourd’hui)

    1892 olio su tela, 73 x 92 cm  Kunstmuseum Basel, Basilea – Svizzera

    Il dipinto Ta Matete del pittore Paul Gauguin (1848-1903) è un capolavoro del postimpressionismo che ha sempre affascinato gli amanti dell’arte. È una delle opere più emblematiche di Gauguin ed è caratterizzato dallo stile artistico unico, dalla composizione innovativa e dai colori vivaci. Nel dipinto un gruppo di donne tahitiane siedono su una panca circondate da frutti e fiori.

    Sul fondo, alcuni tronchi d’albero azzurro-viola su macchie di verde, su cui, verso destra, si stagliano due uomini di profilo carichi di pesce. Alle loro spalle, una striscia di sabbia rosata segna il limite dell’azzurro del mare, chiuso in alto dal cielo giallo. Il colore è un altro aspetto di spicco dell’opera: i toni rossi, verdi e gialli si mescolano nella vernice per creare una sensazione di vitalità ed energia.

    Gauguin che si era trasferito a Tahiti nel 1891 alla ricerca di uno stile di vita più primitivo e autentico, vi trovò ispirazione per molte sue opere famose. “Oggi non andremo al mercato” (Ta Matete) si ritiene rappresenti una scena della vita quotidiana sull’isola ed è comunque è un capolavoro del post -impressionismo e una delle più iconiche opere di Gauguin, in gradi di ispirare artisti e amanti dell’arte in tutto il mondo.

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