Ogni volta che succedono drammi come quello della povera Sharon uccisa da uno sconosciuto che non riesce neppure a spiegare il perché del suo gesto («non so spiegare perché sia successo, l’ho vista e l’ho uccisa») al dolore della perdita di una persona cara, si aggiungono lo sconcerto e la rabbia per l’insensatezza di un atto così grave e assurdo.
E se di fronte all’esplosione di questa violenza feroce e ingiustificata le reazioni sdegnate della gente sono comprensibili, vale la pena di fare uno sforzo di riflessione più profonda, anche perché abbiamo a disposizione parole eterne che da 2000 anni a questa parte non hanno mai smesso di aiutarci a capire come stanno davvero le cose.
Una di queste parole la sentiremo risuonare oggi in chiesa: «Dice il Signore: Non c’è nulla fuori dell’uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro. Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza» (Marco 7,21-23).
Qualcuno avrebbe dovuto far capire al giovane assassino che quel gesto per lui inspiegabile, è nato dal suo cuore cioè dalla parte più intima della sua anima, da quello spazio di libertà dove bene e male si incontrano e scontrano e dove si decide chi preverrà. Ma oggi si preferisce pensare che il male venga sempre dal di fuori e sia sempre colpa di qualcuno o qualcosa d’altro.
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