Lunedì 27 maggio 2024

     

    VIII settimana T. Ordinario (A. pari)

     

    Avvenne il 27 maggio…

    1644 – I Manciù vincono contro la dinastia Shun e diventano i nuovi imperatori cinesi fondando la dinastia Qing che rimarrà al potere fino al 1912

    1703 – Lo zar Pietro I di Russia fonda la città di San Pietroburgo

    1860 – Insurrezione di Palermo che porta alla conquista della città da parte dei Mille di Garibaldi

    1964 – Nascono le FARC, il gruppo di guerriglia più potente della Colombia e inizia il conflitto armato colombiano che 70 anni dopo è stato rilanciato da un gruppo FARC legato al narcotraffico

    1993 – Attentato dinamitardo di origine mafiosa in via dei Georgofili a Firenze

     

    Aforisma dal libro del Qoeleth

    L’acqua spegne il fuoco che divampa, così l’elemosina espia i peccati.

     

    Preghiera

    Concedi, o Signore, che il corso degli eventi nel mondo si svolga secondo la tua volontà di pace e la Chiesa si dedichi con gioiosa fiducia al tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli. Amen

     

    Santo del giorno

    Nato il 13-11-534 a Roma e morto il 26-5-604 a Canterbury, in Inghilterra, Agostino era abate benedettino a Roma, quando fu invitato da Gregorio Magno a portare il evangelizzare in Inghilterra, ricaduta nell’idolatria sotto i Sassoni.

    Qui fu ricevuto da Etelberto, re di Kent che aveva sposato la cattolica Berta, di origine franca. Etelberto si convertì, aiutò Agostino e gli permise di predicare in piena libertà. Nel Natale successivo al suo arrivo in Inghilterra, più di 10.000 Sassoni ricevettero il battesimo.

    Il Papa inviò alti missionari e nominò arcivescovo e primate d’Inghilterra Agostino, che cercò di riunire la Chiesa bretone a quella sassone senza riuscirci perché troppo forte era il rancore dei bretoni contro gli invasori sassoni. Suo merito però è stato quello di aver convertito quasi tutto il regno di Kent.

     

    Parola di Dio del giorno Mc 10,17-27

    Mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».

    Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!».

    I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».

     

    Riflessione frammenti di vita

    Nel libro di André Schwarz-Bart “L’ultimo dei giusti” si parla della leggenda ebraica secondo cui il mondo riposerebbe “su 36 Giusti (i Lamed-waw) in nulla distinti dai comuni mortali; spesso non sanno d’esserlo neanche loro. Ma se uno ne mancasse, il dolore degli uomini avvelenerebbe anche l’anima dei neonati, e l’umanità soffocherebbe in un grido.

    Perché i Lamed-waw sono il cuore del mondo e in essi si versano tutti i nostri dolori come in un ricettacolo“. Ho pensato di averne incontrato uno quando di recente ho parlato con un nonno 87enne che mi ha raccontato la sua storia.

    Alla sua età egli porta sulle spalle il peso della moglie malata, del figlio andato via di testa dopo che la compagna da cui aveva avuto due figli, fu uccisa non si sa da chi; dei due piccoli presi in carico dai nonni e di un terzo nipote nato dalla fugace relazione del figlio con una straniera, che riapparve anni dopo solo per lasciare al padre (cioè ai nonni) il bimbo.

    Dei tre nipoti due sono psichiatrici e lui chiedeva aiuto per il più giovane che non sapeva più come gestire. Il nonno si sforzava di nascondere il suo dolore, ma lo tradivano le grosse lacrime che gli occhi non potevano trattenere. Non so cosa si potrà fare per lui, ma ciò che questo 87enne fa per la sua famiglia ci permette di credere che il mondo poggia su solide fondamenta.    

         

    Intenzione di preghiera

    Per la Caritas diocesana e per i centri di ascolto parrocchiali affinché siano sostenuti dalla preghiera di tutta la comunità oltre che dal suo impegno afavore dei poveri.

     

    Don’t Forget! Grandi figure del clero bergamasco

    don Pietro Buffoni 1900 – 1976

    La storia della chiesa si basa su intuizioni apparentemente poco significative come avvenne con don Pietro Buffoni (1900-1976) il quale fu definito, in occasione dell’omelia funebre, da mons. Clemente Gaddi un “prete da nulla” per il suo portamento, per il suo abito, ma si trattava invece di un sacerdote molto volitivo. Nato a Presezzo (Bergamo) nel 1900, il giovane Pietro desiderava entrare fra i Cappuccini, ma fu dimesso dai frati per ragioni di salute e per la personalità, inquieta e interiormente travagliata. Fu però accolto nel seminario di Bergamo, dove, nel 1920 cominciò a frequentare i corsi ginnasiali. Nel novembre 1933, diede inizio, nell’oratorio di Botta di Sedrina, la parrocchia di prima destinazione, all’esperienza degli Esercizi spirituali.

    In questa piccola realtà, don Pietro strutturò l’attività degli Esercizi, trasformandoli in Ritiri minimi, della durata di un giorno e destinati agli operai, che, nel dopoguerra, si stavano allontanando dalla chiesa e dalla pratica religiosa. L’oratorio della Botta si ampliò e furono aggiunte altre sedi a Villongo, Martinengo e Colzate. Don Pietro in questo periodo mantenne contatti diretti ed epistolari con S. Giovanni Calabria, conosciuto tramite la sorella suora a Verona, con il suo successore don Luigi Pedrollo e con alcuni confratelli, tra i quali i don Abele Agostinelli, che lo ospitò, nei primi mesi del suo ministero dopo l’ordinazione (1928) a Bruntino e gli fu direttore spirituale.

    Fu però il suo confratello di ordinazione, allora assistente di AC, don Antonio Seghezzi, (1906-1945) a segnalarlo al Vescovo di Bergamo mons. Adriano Bernareggi, perché lo nominasse direttore dell’Opera Esercizi per il ramo maschile di AC. Inizialmente restio, il Vescovo riconobbe l’Opera Diocesana nel 1948. Don Buffoni continuò a pensare in grande: un gruppo di giovani collaboratrici che lo avevano seguito sin dagli inizi ed erano aumentate in seguito, ebbero il riconoscimento canonico come Oblate dal vescovo Giuseppe Piazzi (1963). Nel frattempo, don Buffoni insieme ad alcuni preti nominati dal vescovo, aveva mantenuto legami con giovani e adulti per organizzare un manipolo di laici.

    I suoi ultimi anni sino alla morte nel 1976 furono segnati dalla malattia e don Pietro in questo periodo annotò i suoi pensieri, i progetti in scritti e in Diari. La casa della Botta nel frattempo era diventata de facto una casa di spiritualità per tutte le categorie di persone, raggiungendo una partecipazione numerica elevata. Con l’andar del tempo, nella casa di Botta di Sedrina, oltre ai ritiri che han fatto nascere vocazioni maschili e femminili, si sono tenute adorazioni mensili, scuola di preghiera per giovani e adulti, incontri vicariali e diocesani, cura di persone ammalate o anziane. L’opera si è trasferita nella sede di Zogno l’11 agosto 2014.

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