Lunedì 4 aprile 2022

     

    5a settimana di Quaresima

     

    Aforisma del giorno di Victor Hugo

    “Spesso ci sono più cose naufragate in fondo a un’anima che in fondo al mare.”

     

    Preghiera del giorno

    Gesù, il tuo pensiero mi illumini, la tua parola mi guidi, i tuoi occhi mi seguano, le tue orecchie mi ascoltino. Le tue braccia allargate sulla croce mi aprano all’amore universale, i tuoi piedi crocifissi mi spingano a donarmi senza misura di stanchezza ai fratelli. Il tuo cuore aperto sia per me fonte di grazia nel cammino e luogo di riposo nella stanchezza. Amen.

     

    Santo del giorno

    S. Isidoro di Siviglia

    Ultimo dei Padri latini, Isidoro di Siviglia (560-636) fu molto letto nel Medioevo, soprattutto per le sue «Etimologie», un’utile “somma” della scienza antica. Fu però soprattutto un vescovo zelante preoccupato della maturazione culturale e morale del clero spagnolo.

    Per questo motivo fondò un collegio ecclesiastico, prototipo dei futuri seminari, e dedicò molto spazio della sua laboriosa giornata all’istruzione dei candidati al sacerdozio. Dei suoi fratelli due furono vescovi e santi, Fulgenzio e Leandro, che fece da tutore a Isidoro, e una sorella, Fiorentina, fu religiosa e santa.

    Successe a Leandro nel governo episcopale della diocesi di Siviglia. Presiedette l’importante 4° concilio di Toledo (nel 633). Sapienza, mai disgiunta da profonda umiltà e carità, gli hanno meritato il titolo di «doctor egregius» e l’aureola di santo.

     

    Parola di Dio del Giorno Giovanni 8,12-20

    Gesù disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita». Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera».

    Gesù rispose loro: «Anche se io do testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove sono venuto e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno.

    E anche se io giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera. Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me».

    Gli dissero allora: «Dov’è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio». Gesù pronunziò queste parole nel luogo del tesoro, mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora venuta la sua ora.

     

    Riflessione del giorno

    Io sono come quelle piccole candele che si piegano al calore; non ho la rigidezza dei grossi ceri che però sono di legno: vuoti e falsi. Io sono un debole, ma sono vero. Così si confessa davanti al suo vescovo don Pacifico, il parroco protagonista di Campane a Sangiocondo, una delle opere della scrittrice romana Dolores Prato (1892-1983).

    Forse pochi sanno che le belle candele che si ergono sugli altari delle grandi chiese, come quelle più basse che sono collocate sugli altari moderni, sono un «falso»: si tratta, infatti, di oggetti di plastica e, in passato, di legno che hanno all’interno un meccanismo che spinge una piccola candela vera verso l’alto, mentre si consuma. Bella è, quindi, la metafora del parroco: egli è genuino e sincero come un cero autentico.

    Proprio per questo si piega, si consuma secondo i colpi di vento, gocciola rivelando la sua natura. «Sono debole, ma vero», dice con semplicità e pochi di noi possono ripetere questa confessione perché spesso abbiamo rivestito una corazza di protezione e indossato persino una maschera che celi i nostri limiti.

    È quell’ipocrisia che Cristo sapeva snidare; è l’orgoglio raffinato che ci avvolge il cuore e l’anima; è quell’«apparire» a tutti i costi che diventa la legge che sostituisce l’impegno per «essere». Solo chi è come don Pacifico sa alla fine vedere meglio la realtà umana. Il vescovo, ad esempio, gli dice: «Nel cinema, nelle osterie, la gente non fa che divertirsi!». E lui: «Non si diverte, si stordisce; è diverso”».

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Continuiamo a pregare per la pace in Ucraina e per le vittime di questa feroce guerra di aggressione.

     

    Don’t Forget! Raffigurazioni insolite di S. Giuseppe

    Nella tradizione artistica su S. Giuseppe è da segnalare è l’insolita presenza del santo padre putativo di Cristo in dipinti di Compianto su Cristo morto: è evidente infatti che al momento della morte di Gesù, Giuseppe non poteva essere presente, sia perché i Vangeli non ne fanno cenno, sia perché era sicuramente già morto.

    Nella sagrestia della chiesa prepositurale di S. Alessandro in Colonna a Bergamo, nel quadro opera di Lorenzo Lotto (1517 circa), S. Giuseppe è la prima figura a destra, che appoggiato al bastone, contempla in lacrime il corpo morto fra le braccia di Maria la quale, svenuta per il dolore, è a sua volta sorretta dalle pie donne.

    Anche nella splendida deposizione di Jacopo Carucci (Pontormo), un defilato S. Giuseppe dal volto colmo di tristezza (a destra) appare coinvolto in pieno nella sorte dolorosa di Gesù. Questi quadri avevano un intento devozionale e l’artista non esitava a collocare nella scena anche personaggi insoliti, ma legati alla devozione del committente o della comunità alla quale l’opera era destinata.

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