XVII Settimana del tempo ordinario
nell’immagine una scultura del messicano Gustavo Aceves
Proverbio del giorno
«Nella prosperità il padre; nell’avversità la madre (India)»
Iniziamo la Giornata pregando (Preghiera di s. ignazio)
“Prendi, Signore, e accetta tutta la mia libertà, la mia memoria, il mio intelletto, e tutta la mia volontà, tutto ciò che ho e possiedo; tu mi hai dato tutte queste cose, a te, Signore, le restituisco; sono tutte tue, disponine secondo la tua volontà. Dammi il tuo amore e la tua grazia: questo solo mi basta”.
Ascoltiamo la Parola di Dio
I discepoli si accostarono a Gesù per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo. Il seme buono sono i figli del regno; la zizzania sono i figli del maligno, e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura rappresenta la fine del mondo, e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, intenda!».
BREVE COMMENTO AL VANGELO
I discepoli di Gesù non si facciano prendere dall’ansia del risultato, strappando i germogli che si confondono col grano buono. Ciò che possono fare è pazientare, operosamente, coltivando il buon grano che è in loro. Il nostro mondo superficiale rischia di vedere la zizzania sempre e solo negli altri, nei nemici: siamo sempre pronti a denunciare le inadempienze altrui, evitando di riconoscere le nostre. Preoccupiamoci oggi di lasciar crescere il buon grano della Parola in noi stessi.
Riflessione Per Il Giorno (S. Ignazio di Loyola)
Scrive S. Ignazio di Loyola: Tre sono le cause principali per cui sei desolato. 1) è perché sei lento, pigro o negligente: è colpa tua se la consolazione spirituale si allontana da te. 2) perché Dio vuole dimostrarti quello che sei e quanto avanzi senza l’incentivo delle sue consolazioni. 3) perché tu sappia per esperienza tua che non sta a te procurarti o mantenere grande devozione, amore intenso, lacrime, e qualunque altra consolazione spirituale, ma che tutto è grazia di Dio, in modo che tu non faccia il nido in casa altrui, inorgogliendoti o attribuendo a te ciò che è dono di lui (E.S., n. 322). Nella spiritualità dei gesuiti è dannoso fare esperienza senza riflettere ed è inutile riflettere senza vivere. Ignazio scrive questa regola per aiutare chi vive “la battaglia” spirituale a riflettere in profondità sul suo vissuto per non incorrere negli antichi pericoli. La regola parla di tre possibili frutti: 1) ripensare la propria vita; 2) vivere nella profondità la propria quotidianità; 3) affiancarsi alle persone che incontriamo con grande umiltà. Il rimedio alla consolazione? Fermarsi. Quando inizia a grandinare bisogna ripararsi non affrontare qualcosa più grande di noi. Non mancano persone che continuano a camminare facendosi del male chiedendosi il perché sta grandinando o rimproverandosi di non aver preso l’ombrello.
Intenzione del giorno
Preghiamo per tutti noi, perché non perdiamo la capacità di contemplare e ringraziare
Don’t Forget! 226° quadro de: “1.000 quadri più belli del mondo”
Il personaggio ritratto è sempre stato identificato in Archimede, a causa del compasso che ha in mano e delle carte con disegni geometrici, ma di recente si è proposta l’identificazione in Democrito per il sorriso che il personaggio esibisce: Democrito è infatti conosciuto come “il filosofo che ride”. Che sia Archimede o Democrito, il quadro fa comunque parte della serie dei “filosofi straccioni”. Il filosofo è ritratto a medio busto: vestito da mendicante, tiene il compasso con la mano destra mentre la sinistra regge le carte dove sono tracciati simboli geometrici. Sul dorso del libro appare la firma e la data “Jusepe de Ribera español/F 1630”. Il volto sorridente segnato da rughe profonde e le dita ossute testimoniano grande fedeltà al naturalismo caravaggesco che lo “Spagnoletto” (così era chiamato) ebbe modo di vedere a Napoli. |
Il grande filosofo non ha nulla di eroico e solenne, ma fa pensare a un povero e anziano contadino spagnolo del tempo. In questo come in altri ritratti di personaggi famosi (los filòsofos arapientos del Prado) De Ribera si discosta dalla tradizione classica per restituirci un personaggio carico di profonda umanità. Il pittore infatti porta all’estremo il chiaroscuro e i giochi di luce del Caravaggio, facendo penetrare da sinistra la luce che si riverbera sul corpo dell’anziano e rivela dettagli non gradevoli (le unghie sporche, il sorriso sdentato, il vestito pieno di strappi e rammendi…) ma con il risultato di restituirci una forte personalità, schietta e sincera.
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