Martedì 5 dicembre 2023

     

    1a Domenica di Avvento anno b

     

    Avvenne il 5-12-…

    1456 – Il terremoto (magnitudo 7,1) sconvolge la Campania con epicentro in Irpinia. Oltre 30.000 le vittime; è uno dei terremoti più volenti tra quelli che hanno colpito l’Italia nel II millennio.

    1492 – Cristoforo Colombo è il primo europeo a mettere piede sull’isola di Hispaniola

    1746 – A Genova il Balilla avvia la rivolta che 5 giorni dopo porterà alla cacciata degli austriaci

    1931 – Lazar’ M. Kaganovič ordina la distruzione della Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca

    2022 – Negli USA, in un laboratorio in California, si ottiene la prima fusione nucleare della storia.

     

    Aforismi d’africa

    Il dolore è come un tesoro, lo si mostra soltanto agli amici.

     

    Preghiera del giorno salmo 71

    O Dio, affida al re il tuo diritto, al figlio di re la tua giustizia; egli giudichi il tuo popolo secondo giustizia e i tuoi poveri secondo il diritto. Nei suoi giorni fiorisca il giusto e abbondi la pace, finché non si spenga la luna. E domini da mare a mare, dal fiume sino ai confini della terra.

    Perché egli libererà il misero che invoca e il povero che non trova aiuto. Abbia pietà del debole e del misero e salvi la vita dei miseri. Il suo nome duri in eterno, davanti al sole germogli il suo nome. In lui siano benedette tutte le stirpi della terra e tutte le genti lo dicano beato. Amen

     

    Santo del giorno

    Nato nel 1856 a Lu Monferrato nell’Alessandrino, Filippo Rinaldi a 21 anni conobbe don Bosco. Divenuto prete nel 1882 e maestro dei novizi, fu inviato in Spagna dove divenne Ispettore e contribuì allo sviluppo dei Salesiani in loco.

    Da vicario generale della congregazione, diede impulso ai cooperatori, alla pastorale vocazionale, istituì le federazioni mondiali degli ex allievi e allieve, fu attento al mondo del lavoro. Sostenne le Figlie di Maria Ausiliatrice e intuì il ruolo delle «Zelatrici», future «Volontarie di don Bosco».

    Nel 1921 fu eletto terzo successore di don Bosco. Morì nel 1931 a Torino. È stato beatificato da Giovanni Paolo II il 29 aprile 1990 in Piazza San Pietro a Roma. Le sue spoglie riposano nella cripta della Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino.

     

    Parola di Dio del giorno Lc 10,21-24

    In quella stessa ora Gesù esultò di gioia nello Spirito Santo e disse: «Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli.

    Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo». E, rivolto ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete.

    Io vi dico che molti profeti e re hanno voluto vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono».

     

    Riflessione detti e fatti dei padri del deserto

    Un anziano aveva passato 50 anni senza mangiare pane e senza bere spesso acqua; diceva: «Ho vinto l’impurità, l’avarizia e la vanagloria». Quando venne a sapere questi discorsi, l’abate Abraham andò da lui e gli disse: «Hai detto queste parole?».

    Assentendo l’anziano, l’abate Abraham soggiunse: «Se entri nella tua cella e trovi una donna distesa sulla tua stuoia, puoi non pensare che ella è una donna?». «No», rispose l’altro, «ma lotto contro il mio pensiero per non toccarla». «Tu non hai dunque vinto l’impurità, questa passione vive ancora in te, è solo incatenata.

    D’altra parte, se cammini sulla strada e vedi pietre e cocci di bottiglia e in mezzo a essi dell’oro, puoi scambiarlo per pietre?». «No», rispose, «ma resisto alla tentazione di raccoglierlo». «Dunque la tua passione vive ancora, ma è incatenata», disse l’abate Abraham che aggiunse: «Se due fratelli, di cui sai che l’uno ti ama e parla bene di te e l’altro ti odia e ti calunnia, ti vengono a trovare, li ricevi allo stesso modo?».

    «No», rispose «ma mi faccio violenza per far del bene sia a colui che mi odia come a colui che mi ama». L’abate Abraham gli disse: «Le passioni restano vive, esse sono solo incatenate dai santi».

     

    Intenzione di preghiera

    Perché in questo tempo di Avvento pratichiamo la vigilanza a cui ci esorta Gesù nel Vangelo, per non lasciarci sorprendere dal male e per imparare a vedere il bene.

     

    Don’t forget! 1000 quadri più belli…

    IMPRESSIONISTI

    AUGUSTE RENOIR: BAL AU MOULIN DE LA GALETTE 1876

    olio su tela – 131 x 175 cm Museo d’Orsay, Parigi

    Pierre-Auguste Renoir nacque nel 1841 e morì nel 1919. La sua famiglia era di condizioni modeste ma riuscì a frequentare la scuola di Belle Arti di Parigi dove conobbe Monet, Sisley e Bazille e partecipò, con loro alle prime mostre che fondarono l’Impressionismo. Poi decise di viaggiare in Italia e in Algeria. Negli ultimi anni si stabilì in Costa Azzurra dove dipinse Le bagnanti, la sua ultima opera. Quello che presentiamo è un suo capolavoro oltre che un quadro simbolo del movimento impressionista. 

    L’opera ha per soggetto un ballo nel giardino del Moulin de la Galette, il noto locale di Montmartre molto amato dalla gioventù parigina, che comprendeva ristorante, bar, sala e spazio all’aperto. Era stato ricavato dalla ristrutturazione di due vecchi mulini a vento e il suo nome faceva riferimento alle galettes offerte come consumazione e comprese nel prezzo d’ingresso. L’artista frequentò il locale per 6 mesi per realizzare il quadro: di pomeriggio, aiutato dagli amici, portava giù la grande tela dal suo appartamento e la collocava ai margini dello spazio aperto chiedendo a modelli e modelle di posare per lui.

    Così poco a poco, il dipinto prese forma e fu poi completato nello studio. La composizione -apparentemente disorganica- è invece studiata con cura: si svolge, infatti, dal primo piano verso lo sfondo, lungo la diagonale ascendente del quadro. Manca però l’impianto prospettico ed è l’alternarsi di zone di luce e ombra a suggerire la profondità della scena. La sovrapposizione delle figure rende viva l’impressione della gente che si accalca nella piazzetta; i gruppi si avvicendano dal primo piano sin sullo sfondo, dove si riducono a piccole macchie indistinte, e guidano lo sguardo dell’osservatore in lontananza.

    L’opera sconcertò il pubblico per l’assenza quasi totale del disegno, la tecnica pittorica adottata e il trattamento rivoluzionario degli effetti di luce. Anche le forme sono ottenute solo attraverso il colore. Tutto questo era molto lontano dai gusti del pubblico che nei quadri cercava la chiarezza d’immagine, la definizione di contorni, una verosimiglianza dei chiaroscuri, la naturalezza degli incarnati e la cura dei particolari. Tutti elementi assenti nel capolavoro di Renoir. Anche il taglio “fotografico” è innovativo. Ma il pittore riesce a trasferire nel quadro la sua intenzione: catturare e comunicare la “joie de vivre” della Parigi de “la belle époque”. 

     

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