mercoledì 11 agosto ’21

     

    19.a Settimana Tempo Ordinario

     

    Proverbio

    La maggior parte degli uomini disprezza ciò che ha e desidera ciò che non ha.

     

    Preghiera di S. Serapione

    Ti preghiamo o Dio, per gli ammalati; concedi loro la salute, la guarigione dai loro mali; concedi loro una salute perfetta del corpo e dell’anima. Tu sei il Salvatore ed il Benefattore; tu sei il Signore e il Re di tutti. Ti abbiamo rivolto la nostra preghiera per tutti, per mezzo del tuo Unico, Gesù Cristo; per lui ti siano rese gloria e potenza nello Spirito Santo, ora ed in tutti i secoli. Amen

     

    SANTA CHIARA VERGINE

    Chiara, nata nel 1194 dalla nobile e ricca famiglia Offreducci, ha solo 12 anni quando Francesco d’Assisi si spoglia di tutto per seguire Cristo. Conquistata dal suo esempio, Chiara sette anni dopo fugge da casa per raggiungerlo alla Porziuncola. Il santo le taglia i capelli e le fa indossare il saio francescano, per poi condurla al monastero benedettino di S.Paolo, a Bastia Umbra, dove il padre tenta invano di persuaderla a ritornare a casa. Si rifugia allora nella Chiesa di San Damiano, in cui fonda l’Ordine femminile delle «povere recluse» (chiamate in seguito Clarisse) di cui è nominata badessa e dove Francesco detta una prima Regola. Chiara scrive la Regola definitiva chiedendo ed ottenendo da Gregorio IX il «privilegio della povertà». Per aver contemplato, in una Notte di Natale, sulle pareti della sua cella il presepe e i riti delle funzioni solenni che si svolgevano a Santa Maria degli Angeli, è scelta da Pio XII quale protettrice della televisione. Erede dello spirito francescano, si distingue per il culto al SS. Sacramento che salva il convento dai Saraceni nel 1243.

     

    Parola di Dio del giorno – Matteo 18,15-20

    Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

     

    Riflessione breve Da: Le nuove lettere di Berlicche

    Temete Dio e dategli gloria, perché è giunta l’ora del suo giudizio. Apocalisse 14, 7

    Un padre può essere amorevole e allo stesso tempo temibile. Se non ti punisce quando fai qualcosa di malvagio non tiene a te; ti sta incoraggiando a compiere il male. Se un padre non incute timore non sarà in grado di difenderti quando le cose diventeranno davvero difficili, quando il pericolo vero sarà imminente. Se si può ridere della sua ira, se non giudica e quindi non agisce in base ad un criterio di verità, se è indifferente a quanto ti succede, allora, perché dovrebbe scomodarsi per te? Anche se si scomodasse, che potrebbe fare? La condizione per non avere paura è essere dalla parte di chi incute timore. Se non si ha timore di Dio, si ha timore di tutto il resto. Se si teme Dio, forse saremo spaventati lo stesso, ma non cederemo di fronte alle nostre paure. Non è coraggio; è affidarsi.

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Perché le vacanze favoriscano relazioni nel segno della gratuità e della riconciliazione.

     

    Intenzione di preghiera per il giorno

    Perché le vacanze favoriscano relazioni nel segno della gratuità e della riconciliazione.

     

    Don’t Forget!

    Persecuzioni Anticristiane

    Lo sterminio dei Cristiani Georgiani

     

    Lo scià islamico JALALUDDIN MANGUBIRDI (che regnò dal 1220 al 1231) aveva ereditato dal padre un impero che corrisponde ai territori occupati dagli attuali stati di Iran, Turkmenistan, parte di Afghanistan, Uzbekistan, Kirghizistan e Tagikistan, dalla superficie di 4,9 milioni di km². Il 31-8-1225 a Tbilisi (attuale capitale della Georgia) Jalaluddin, le cui truppe avevano appena sbaragliato presso Garni l’esercito gruziano (allora l’attuale Georgia era detta Gruzia) e catturato il comandante principe Shalva, ordinò che le antiche icone razziate dalla cattedrale e alle altre chiese della città fossero disposte lungo il ponte sul fiume Kura. Nell’assalto dei suoi cavalieri la città di Tbilisi era stata infatti non solo espugnata, ma messa a ferro e fuoco: “non furono lasciate in pace nemmeno le ossa dei morti e un sacrificio disumano fu offerto con i corpi dei ministri dell’altare e di tutto il clero ecclesiastico…” (da una cronaca del XIV secolo).

    A sinistra:

    statua di JALALUDDIN MANGUBIRDI

     

    A destra:

    la mappa dell’impero di JALALUDDIN nel XIII sec.

     

    Sopra:

    i tre stati caucasici oggi:

    GEORGIA – ARMENIA

    AZERBAIGIAN

    Collocate le icone lungo il ponte, Jalaluddin diede l’ordine di far passare uno a uno i Gruziani con l’ordine di sputare sulle immagini sacre abiurando al cristianesimo e ottenendo in cambio di aver salva la vita: i primi esitarono, finché un anziano si mosse e si inchinò davanti a un’icona della Vergine col Bambino…ma fu decapitato all’istante e gettato nel fiume. Gli altri lo imitarono con coraggio: l’eccidio durò fino a sera e solo pochi decisero di abiurare. Furono massacrati così tanti uomini che “si poteva attraversare il fiume senza bagnarsi nell’acqua”. Il massacro è riconosciuto anche da fonti musulmane: “Quell’anno –scrive il cronista Ibn Kathir- il re Jalaluddin bin Khawarizm Shah si scontrò con i Karaj infliggendo la peggior sconfitta. Poi salì al maggiore dei loro baluardi, Tiflis (Tbilisi) e lo prese con forza. Vi uccise tutti gli infedeli, ridusse in schiavitù la loro progenie e non arrecò alcun danno ai musulmani che vi risiedevano”. Il comandante Shalva ebbe un trattamento di favore da parte dello scià che, ammirato per il suo valore militare, ne fece curare le ferite; ma nel 1227 Jalaluddin pretese che il principe si convertisse all’Islam in cambio della sua nomina a governatore dell’Adrabagadan (oggi Azerbaigian), offerta che Shalva rifiutò, il che gli provocò la morte di spada, dopo aver avuto il corpo fracassato dalle percosse. Lo sterminio di 10.000 georgiani non fu l’unica sopraffazione di Jalaluddin le cui prepotenze durarono sette anni fino alla sua sconfitta da parte di una coalizione di rivali e alla sua uccisione per mano di un rivale curdo.

     

     

    ti ricordo sempre mamma 1/8/81

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