mercoledì 13 giugno ’18

    X Settimana del tempo ordinario

     

    nell’immagine il Battesimo di Gesù di Giovanni Bellini

     

    Proverbio del Giorno (proverbio Tibetano)

    Quando c’è una meta, anche il deserto diventa strada.

     

    Iniziamo la giornata pregando

    Dio onnipotente, che in S. Antonio di Padova, hai dato al tuo popolo un insigne predicatore e un patrono di poveri e sofferenti, fa’ che per sua intercessione seguiamo gli insegnamenti del Vangelo e sperimentiamo nella prova il soccorso della tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell’unità dello Spirito Santo per i secoli dei secoli. Amen

     

    Antonio da Padova

    Fernando di Buglione nasce a Lisbona. A 15 anni è novizio tra i Canonici Regolari di S. Agostino e a 24 anni è ordinato prete. Nel 1220 giungono a Coimbra i corpi di 5 frati francescani decapitati in Marocco, dove si erano recati per ordine di S. Francesco e Fernando entra fra i Minori mutando il nome in Antonio. Invitato al Capitolo generale di Assisi, ha modo di ascoltare Francesco. Per circa un anno e mezzo vive nell’eremo di Montepaolo: su mandato di Francesco, inizierà poi a predicare a Padova e in Francia. Nel 1227 diventa provinciale dell’Italia settentrionale proseguendo nella predicazione. Il 13 giugno 1231 spira a Padova.

     

    Ascoltiamo la Parola di Dio (Mt 5,17-19)

    Gesù disse ai suoi discepoli: «Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli».

     

    BREVE COMMENTO AL VANGELO

    Le norme date da Dio non fanno parte della burocrazia divina che si aggiunge a quella umana, già di per sé insostenibile. Dio offre un percorso di libertà: non di anarchia, dove la norma è sostituita dai propri desideri che fanno diventare schiavi delle passioni. Un percorso di libertà autentica che fa scoprire il progetto che Dio ha sull’umanità e su di noi.

     

    Riflessione Per Il Giorno (Detti di s. Antonio da Padova)

    La predica è efficace, ha una sua eloquenza, quando parlano le opere. Purtroppo siamo ricchi di parole e vuoti di opere e così siamo maledetti dal Signore, perché Egli maledisse il fico in cui non trovò frutti, ma solo foglie. Il grande pericolo del cristiano infatti è predicare e non praticare, credere ma non vivere in accordo con ciò che si crede. Se predichi Gesù, egli scioglie i cuori duri; se lo invochi, addolcisci le amare tentazioni; se lo pensi, ti illumina il cuore; se lo leggi, egli ti sazia la mente…La natura ha posto davanti alla nostra lingua due porte, cioè i denti e le labbra, per indicare che la parola non deve uscire se non con grande cautela…Per questo, raramente ricorri al rimprovero, e ciò solo in caso di necessità e dopo aver corretto te stesso. 

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per don Berto e tutti i missionari bergamaschi defunti

    Don’t forget…!

    13/06/2005: muore Mons. Berto Nicoli, prete diocesano fidei donum e primo missionario bergamasco in Bolivia; fu pure 3° superiore del Patronato S. Vincenzo oltre che parroco della Parrocchia di S. Croce in Malpensata. Missionario di frontiera, spostò sempre più in là i confini della presenza dei preti bergamaschi in Bolivia, aprendo sempre nuove comunità. Attualmente il suo corpo riposa nel bel Santuario di Melga (regione di Cochabamba) da lui fatto costruire e dedicato alla Madonna.

     

    219° quadro de “1.000 quadri più belli del mondo”

     

    REMBRANDT: TOBIA E ANNA COL CAPRETTO 1926 – olio su pannello – 39,5×30 cm – Amsterdam, Rijksmuseum

    Questa è l’opera più importante del periodo in cui il pittore Rembrandt H. van Rijn (1606-1669), nel 1625, aprì l’atelier personale e si dedicò a ritrarre scene di tipo religioso e storico, tutte caratterizzate da ricchezza di colori vivaci. Questa bella composizione ci mostra la scena di un interno di casa in cui campeggiano due personaggi, Tobia e la moglie. Alle pareti della povera stanza si vedono appese una treccia di aglio, una gabbia per uccelli e una cesta. Stupenda l’immagine di Tobia vecchio e cieco… 

    Seduto su una povera sedia, si intuisce che abbia conosciuto tempi migliori dalla veste un tempo sontuosa che ora è lacera e consunta, dalle calzature ridotte a brandelli, dal bastone poggiato per terra, dal cagnolino che sembra l’unico ad essergli rimasto fedele e dal fuoco crepitante che riscalda la casa più della moglie Anna con il capretto in braccio, donna concreta ed energica rimasta sola a far andare avanti la casa e costretta anche a difendersi dai sospetti del marito. Anna fissa Tobia che non ricambia lo sguardo tutto concentrato in quella fede e obbedienza assoluta alla volontà divina che sembra essere diventata per lui una maledizione. La povertà dell’ambiente è riscattata dal gioco della luce che non proviene né dal fuoco né dalla finestra dai vetri rotti: è una luce tutta interiore che non nasconde nulla, anzi riscatta ogni cosa, anche i dettagli più miseri restituendoci la bellezza interiore e la grande dignità dei personaggi. Per quanto riguarda l’uso della luce, Rembrandt soggiornò a Roma dove venne a contatto con l’arte del Caravaggio. Rembrandt riesce a penetrare nella psicologia dei personaggi che ci rivela in modo a dir poco mirabile. Si tratta di un’opera pervasa da una carica emotiva contagiosa e da un grande afflato umano e religioso: il Tobia di Rembrandt è un gigante di fede e di umanità.

     

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