mercoledì 21 agosto ’19

    XX Settimana del tempo ordinario

     

    Proverbio del giorno

    Non si può tagliare l’acqua con la spada. (Laos)

    Iniziamo la giornata pregando

    Signore, noi ci impegniamo a essere costruttori di pace, non ci presteremo a essere strumenti di violenza e distruzione; difenderemo la pace, pagando di persona se necessario. Signore fa’ di noi operatori di pace e di giustizia. Amen

    Pio X. Giuseppe Sarto, vescovo di Mantova (1884) e patriarca di Venezia (1893), sale al papato col nome di Pio X. Come Papa afferma che la partecipazione ai SS. Misteri è la fonte prima e indispensabile alla vita cristiana; difende l’integrità della dottrina della fede, promuove la comunione eucaristica dei fanciulli, avvia la riforma della legislazione ecclesiastica, si occupa della Questione romana e dell’Azione Cattolica, cura la formazione dei sacerdoti, fa elaborare un nuovo catechismo, favorisce il movimento biblico, promuove la riforma liturgica e il canto sacro

     

    Ascoltiamo la Parola di Dio Matteo 20,1-16a.

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero un denaro per ciascuno. Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi».

     

    Riflessione per il giorno (la sapienza dei padri del deserto)

    Padre Poemen disse: “Un uomo che insegna, e non fa ciò che insegna, assomiglia a una sorgente; abbevera e lava tutti, ma non può purificare se stessa”. Vero maestro non è colui che insegna, ma colui che per primo mette in pratica le sue teorie e vive quanto crede. Il maestro è in ogni caso una sorgente che lava e dà da bere a molti, ma se non mette in pratica quanto afferma, non riesce a purificare se stesso. In questo sta una grande tragedia personale: quella di essere di aiuto agli altri senza sapere aiutare se stessi. Ed è su questa tragica condizione su cui i padri invitano a riflettere, onde superarla.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per i bambini del catechismo, per i catechisti e i genitori

     

    Don’t forget!

     

    I Santi della Carità

    S Damiano De Veuster Sacerdote

    L’apostolo dei lebbrosi (Belgio 1840 – Molokai 1889)

     

    A sinistra: P. Damiano con i suoi giovani lebbrosi. A destra ritratto di P. Damiano.

    Degli otto figli de coniugi fiamminghi De Veuster due saranno suore e due preti dei “SS. Cuori di Gesù e Maria”. Giuseppe, il penultimo, nato nel 1840, è destinato ad aiutare il padre, ma a 19 anni entra anche lui nell’Istituto prendendo il nome di fratel Damiano; con lui c’è il fratello Pamphile che ordinato prete nel 1863, non va in missione perché malato. Damiano ottiene di partire al suo posto, anche se non è ancora stato ordinato prete.  Destinazione della missione sono le Isole Sandwich che più tardi si chiameranno Isole Hawaii.  Damiano le raggiunge dopo 138 giorni di navigazione, da Brema a Honolulu. Completa gli studi, diventa sacerdote nel 1864 e lavora nell’isola principale, Hawaii. Istruisce la gente nella fede e insegna ad allevare montoni e maiali, come pure a coltivare la terra. Il divario culturale crea ostacoli duri, la solitudine gli pare insopportabile. Ma è solo un collaudo. Nel 1873 il suo vescovo cerca preti volontari per l’isola lazzaretto di Molokai, dove il governo confina tutti i malati di lebbra, togliendoli alle famiglie: si offrono in quattro, per turni di 34 settimane, e tra loro c’è padre Damiano, che va per primo a Molokai e vi resterà per sempre. Ci deve restare, perché il governo teme il contagio e gli proibisce di lasciare l’isola con i suoi 7800 malati ad alta mortalità: 183 decessi nei primi otto mesi. Ma “tanti ne seppelliamo, altrettanti ne manda il governo”. Ora fuma la pipa per difesa contro l’insopportabile odore di carne in disfacimento, che a volte lo fa svenire in chiesa. A Molokai è prete, medico e padre: cura le anime, lava le piaghe, distribuisce medicine, stimola il senso di dignità dei malati, che si organizzano, lavorano la terra, creano orfanotrofi: opera loro, orgoglio loro. Nel 1885, ecco la tragica scoperta: anche lui è stato contagiato dalla lebbra. Ed è solo, aspettando a lungo un altro prete per confessarsi, fino all’arrivo del padre belga Conrardy, pochi mesi prima della morte. Sopporta incomprensioni, ma è capace di dire: “Sono tranquillo e rassegnato, e anche più felice in questo mio mondo”. Fino all’ultimo aiuta gli studi sulla lebbra, sperimentando su di sé nuovi farmaci.  Muore dopo un mese di letto e mille malati di lebbra lo seppelliscono ai piedi di un albero. Nel 1936 il corpo verrà riportato in Belgio, a Lovanio. Giovanni Paolo II lo ha beatificato a Bruxelles nel 1995, continuando l’iter iniziato da Paolo VI nel 1967 su richiesta di 33 mila lebbrosi e concluso da Benedetto XVI che lo ha canonizzato in Piazza San Pietro l’11 ottobre 2009.

     

    i borghi d’Italia – Giglio

     

     

     

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