mercoledì 21 ottobre ’20

     

     

     

    nell’immagine un dipinto di Daniel Garber

     

     

    XXIXa Settimana tempo Ordinario

     

    Aforisma del Giorno

    Cent’anni senza prete e la gente finirà per adorare gli animali. (Santo Curato d’Ars)

     

    Iniziamo la Giornata Pregando (Preghiera di S. Anselmo di Canterbury)

    Salve corpo di Cristo, nato da santa Vergine, carne viva, divinità integra, vero uomo. Salve vera salvezza, via, vita, redenzione del mondo, che la tua destra ci liberi da tutti i mali. Salve sangue di Cristo, bevanda santissima del cielo, onda salvifica che lava i nostri peccati. Salve sangue versato dalla ferita sul fianco di Cristo appeso alla croce, salve onda salvifica. Amen.

     

    Orsola e compagne

    Martiri Vissero nel IV sec. La loro vicenda è in gran parte leggendaria, ma ha una base storica: un’iscrizione in una chiesa di Colonia parla del martirio di Orsola e 10 vergini compagne che la leggenda ha trasformato in 10.000 per un errore di interpretazione

     

    Ascoltiamo La Parola Di Dio Lc 12,39-48

    Gesù disse ai suoi discepoli: «Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».

     

    Riflessione Per Il Giorno (Mons. Ravasi: Mattutino)

    “Quello che mi fa capire se uno è passato attraverso il fuoco dell’amore divino, non è il suo modo di parlare di Dio, è il suo modo di parlare delle cose terrene”. «Perché state a guardare il cielo?». Il monito degli angeli dell’ascensione esprime il vero volto del cristianesimo che non è una spinta a decollare dalla realtà verso cieli mitici e mistici. Il Regno dei cieli è, sì, trascendente, «celeste» appunto, eppure «è in mezzo a voi», come dirà Gesù, s’incarna in Gerusalemme, cioè nella città delle opere e dei giorni. «Cercate le cose di lassù non quelle della terra»: l’appello paolino non significa alienazione «celestiale», ma condurre un’esistenza irradiata dallo Spirito di Dio, è diventare creatura nuova e non rimanere «uomo vecchio» legato al peso delle passioni e dei vizi terreni. Bellissima è, perciò, la frase sopra proposta di Simone Weil, ebrea ma in profonda sintonia col cristianesimo. Ci può essere un modo predicatorio e retorico di parlare di Dio che forse cattura le orecchie, ma non penetra il cuore. La cartina di tornasole dell’autentica spiritualità è, invece, quando si parla e si vivono le realtà terrene irradiandole di luce, trasfigurandole in Dio. Il vero profeta è colui che, come diceva un aforisma rabbinico, fa sprizzare scintille divine dalle pietre. La verità su Dio s’intreccia con la carità, altrimenti rimane speculazione o enfasi spiritualistica. La verità religiosa è anche azione, la fede percorre le vie della storia e le illumina.

     

    Intenzione del giorno

    Preghiamo per don Giuseppe Ferrari e per tutti i missionari bergamaschi defunti

     

    …DON’T FORGET!

    14° anniversario della morte di don Giuseppe Ferrari. Nato a Zogno (Bg) il 12-05-1933 e ordinato prete il 9-06-1956, della Comunità del Paradiso fu destinato a Monterotondo Scalo (Roma). Poi l’impegno in Bolivia: parroco a La Paz e a Cochabamba, cappellano delle carceri, impegnato in università e rettore del Seminario di Cochabamba. Rientrato a Bergamo nel 2004, è parroco a Fiobbio, è morto il 21-10-2006. Stasera alle 20,30 sarà celebrata la S. Messa in sua memoria nella parrocchiale di Zogno

     

     

    I Santi della carità

    Beato Olinto Marella

    1882-1969

    Don Olinto Marella, sospeso “a divinis” per 16 lunghi anni, il 4-10-2020 è stato proclamato Beato. Nasce nel 1882 in una borgata di pescatori presso Chioggia, da famiglia benestante, perché papà è medico condotto e mamma insegnante. Studia all’Apollinare di Roma, dove ha un compagno di corso destinato a far “carriera”, il futuro papa Giovanni XXIII, che lo considererà sempre un «carissimo amico». Ordinato prete nel 1904, comincia a raccogliere i ragazzi dell’oratorio, con uno stile pastorale innovativo e controcorrente, forse troppo, tanto che da subito è in odore di modernismo che all’epoca non era un complimento in ambito ecclesiale. La goccia che fa traboccare il vaso arriva nel 1909: ha il torto di frequentare pubblicamente il teologo modernista Romolo Murri, di cui è amico e per le cui idee nutre qualche simpatia, soprattutto in materia di impegno sociale. Sospeso “a divinis” (cioè gli si vieta l’esercizio del ministero) accoglie la sanzione con umiltà, lascia la sua diocesi con non poca sofferenza e va pellegrinando in varie città italiane, dove insegna filosofia nelle scuole superiori.

    Tra gli allievi c’è Indro Montanelli che riconosce, in seguito, che «quello non era un professore come gli altri» e si domanda: «Come poteva la Chiesa non capire ciò che avevo capito io, laico e miscredente: che quello era un santo». Nessuno sa del suo passato di prete, ma tutti si accorgono della sua onestà intellettuale, della sua carità e assoluta fedeltà alla Chiesa malgrado le incomprensioni. Alla fine se ne accorge il cardinale di Bologna, che nel 1925 gli restituisce il ministero sacerdotale e lo incardina in diocesi, provvedimento di cui non dovrà mai pentirsi. Olinto, tornato “don”, si rituffa nel ministero, tornando subito a occuparsi di accoglienza degli orfani e di educazione religiosa dei bambini. Non ha perso il “vizio” di aprire le porte a chi è in difficoltà, perché dà ospitalità, salvandone la vita, a un gruppo di ebrei; rischia la fucilazione per aver nascosto in casa una trentina di militari destinati alla deportazione; salva la vita a un padre di famiglia già davanti al plotone di esecuzione, strappa una suora dalle mani delle SS. È però nell’immediato dopoguerra che la sua opera diventa più organizzata, con la creazione della prima Città dei Ragazzi bolognese; per dar da mangiare ai suoi piccoli ospiti si trasforma in mendicante in un angolo di strada, sistemato su uno sgabello a chiedere la carità, davanti ai luoghi di spettacolo e in alcuni punti strategici della città, controllato a vista dai confratelli, perché “troppo evangelico”. L’intuizione di quasi 70 anni fa si è trasformata in oltre 260.000 pasti all’anno, 200 posti letto a disposizione, 11 comunità, 16 progetti sociali, 90 dipendenti e più di 200 volontari. Nuovi poveri, drogati, etilisti, ragazze madri, trovano sostegno grazie agli spiccioli che i bolognesi donavano al prete che li aspettava all’uscita dei cinema. Si spegne ad 87 anni, il 6-9-1969 e nel 1996 il cardinal Biffi apre il processo diocesano per la causa di beatificazione.

     

     

     

     

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